Sono state migliaia le vittime innocenti del fanatismo anti-cattolico nella Spagna degli anni Trenta. Soltanto di religiosi ne sono stati uccisi più di 7.000. I testimoni hanno parlato del trattamento nel carcere: mancanza assoluta d’igiene, fame, ammassati nelle docce d’un collegio trasformato in carcere, a volte dovevano dormire in piedi, torture, mutilazioni…
Offrivano loro la libertà se avessero rinnegato la fede e abbandonato la vita religiosa. Ma, tra tanti migliaia di martiri, si è registrata nemmeno una apostasia!
Tra questi i nostri 23 martiri oblati. I miliziani dicevano tra loro: “Se non possiamo convincere questi giovani, con gli adulti sarà inutile”. E uno di loro, con ammirazione: “Mi fanno invidia. Avrei quasi voglia di essere come loro…”.
Il messaggio palese della loro testimonianza: la fedeltà a Cristo, la consacrazione, il voto di perseveranza vissuto fino all’oblazione suprema: il martirio.
Questa è anche la spinta missionaria che ci lasciano come testamento: evangelizzare, proclamare cosa è, cosa dovrebbe essere, Gesù Cristo per ognuno di noi.
Oggi li abbiamo ricordati alla casa generalizia con una grande celebrazione eucaristica in loro onore. Al termine il superiore generale ha collocato la loro icona nella cappella dei martiri, accanto a p. Giuseppe Cebula.
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