venerdì 7 febbraio 2025

Sede della Sapienza e madre di casa / 1


Nel 1666, quando la peste imperversava in Lussemburgo, i credenti si recarono a implorare una statua di legno della Vergine Maria, dotata di poteri miracolosi, affinché guarisse i malati. Dal XVII secolo, il pellegrinaggio dell'Ottava o "Oktav" continua a essere seguito con grande entusiasmo. Nato come evento puramente religioso, si è evoluto in un tradizionale luogo di incontro, che riunisce pellegrini e visitatori, curiosi di storia e folklore. Quest'anno, nel 2025, l'Ottava celebra il suo 400° anniversario. Per l'occasione, si sta organizzando un giubileo in Lussemburgo, come avviene ogni 100 anni per l'Ottava.

Mi hanno chiamato a dare il mio piccolo contributo per la preparazione di questo grande evento, e mi hanno affidato un tema particolare: “Maria nella spiritualità dell’unità: Sede della Sapienza, madre di casa”. Ed ecco la prima parte:

È il 12 novembre 1958. Sta per essere pubblicato un numero della rivista “Città Nuova”. Chiara Lubich, ora serva di Dio, aveva chiesto a uno dei suoi collaboratori di fare un’intervista alla superiora di un monastero di clausura, perché voleva che nella rivista si mettesse in luce la bellezza della vocazione monastica. Da parte sua lei prepara un breve articolo da pubblicare accanto all’intervista, nella quale esporre la sua vocazione, molto diversa da quella delle claustrali, eppure altrettanto bella.

Ecco la grande attrattiva del tempo moderno; penetrare nella più alta contemplazione e rimanere mescolati fra tutti, uomo accanto a uomo.
Vorrei dire di più: perdersi nella folla, per informarla del divino, come s’inzuppa un frusto di pane nel vino.
Vorrei dire di più: fatti partecipi dei disegni di Dio sull’umanità, segnare sulla folla ricami di luce e, nel contempo, dividere col prossimo l’onta, la fame, le percosse, le brevi gioie.
Perché l’attrattiva del nostro, come di tutti i tempi, è ciò che di più umano e di più divino si possa pensare, Gesù e Maria: il Verbo di Dio, figlio d’un falegname; la Sede della Sapienza, madre di casa.

Penetrare nella più alta contemplazione”, come le monache di clausura, e nello stesso tempo “rimanere mescolati fra tutti”, come ogni laico.

Penetrare nella più alta contemplazione”, fino a comprendere quello che Dio vuole per l’umanità, il disegno di Dio. Come ha fatto Maria, icona della Parola custodita e costantemente meditata. Maria, leggiamo nel Vangelo di Luca, «custodiva» (syntéreîn) gli eventi e le parole di Dio e del Figlio suo (cf. 2, 19), li «conservava con cura e continuità» (diatéreîn) (2, 51), li «meditava» (symbállein) (2, 19). Maria è «giardino chiuso, fontana sigillata» (Cant 4, 12): in lei inabita il Signore.

«Vergine in ascolto, che accoglie la parola di Dio con fede», l’ha chiamata Paolo VI nella sua Esortazione apostolica Marialis cultus (n. 17). Vergine, innanzitutto. È il terreno buono e fecondo, privo di sassi e di rovi, che può ricevere il seme della Parola e farlo fruttificare il cento per uno (cf. Mt 13, 39). In ascolto: ascolta le parole dell’Angelo, il saluto di Elisabetta, il canto degli angeli a Betlemme, la profezia di Simeone, il giubilo di Anna, le oscure parole di Gesù adolescente, le parole di luce e insieme sempre piene di mistero del figlio diventato rabbi, a partire dalla festa di nozze a Cana fino alla croce sul Golgota.

Rimanere mescolati fra tutti”, vivere come tutti, accanto a tutti, condividendo “l’onta, la fame, le percosse, le brevi gioie”. Come Maria, che va in visita alla parente anziana, partecipa alle feste di nozze, segue suo figlio mescolata tra la folla, sta nel cenacolo, una tra i tanti, 120 discepoli, che attendono la venuta dello Spirito Santo.

Penetrare nella più alta contemplazione”. Questa parola mi richiama in modo particolare una scena del Vangelo di Luca: Maria che va in visita a Elisabetta. Cosa avrà portato in regalo all’anziana cugina? Uno scialle fatto da lei, una forma di formaggio, delle fasce per il bambino che doveva nascere? Chissà… Ma la cosa che Elisabetta ha sentito, così come l’ha sentita il bambino che portava in grembo, è stata la presenza di Gesù. Maria portava in dono Gesù, un dono nascosto, silenzioso… eppure c’era e la sua presenza si faceva sentire e operava.

Mi sembra che la contemplazione di Maria sia soprattutto portare in sé Gesù, essere tempio del Signore. Uno dei titoli che la Chiesa rivolge a Maria è “Sede della Sapienza”. Le icone che esprimono questo titolo la ritraggono seduta in trono con Gesù sulle ginocchia: è lui la Sapienza e lei l’ha accolto in sé, è divenuta la sua “sede”.

«Com’era la contemplazione di Maria – si domandava Oddone di Cluny –, quando portava in seno la divinità unita alla sua carne nella Persona del Figlio di Dio? Maria aveva in sé il Verbo di Dio che era in principio presso Dio ed era Dio; e lo ascoltava, parlava con lui, lo contemplava e di lui godeva. “Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio”; Cristo era in Maria; dunque in Maria era la potenza e la sapienza di Dio. “Nel Cristo sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza”, come dice l’Apostolo; ma Cristo era in Maria: dunque in Maria erano nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza…» (Discorso, in Piccolo Messale della Madonna, Lev-Piemme, 1999, p. 287-288).

È quanto anche noi siamo chiamati a vivere: accogliere la Parola di Dio, lasciare che ci faccia penetrare nel pensiero di Dio così che diventi il nostro pensiero, e lasciarci guidare dalla luce del Vangelo, fino a vivere ogni parola di Gesù.

Rimanere mescolati fra tutti”. Questo mi richiama un altro momento della vita di Maria, la sua presenza a Cana. Lì Maria mostra davvero la sua vicinanza alla gente, la partecipazione attiva agli eventi. Si accorge che manca il vino perché è attenta. Non soltanto se ne accorge, ma si preoccupa, perché si immedesima nell’angoscia degli sposi che vedono andare in fumo la festa. Non soltanto è attenta e si accorge, ma prende anche l’iniziativa per risolvere l’inconveniente. Non si arrende neppure davanti al quello che sembra un rifiuto da parte di Gesù e va avanti imperterrita e si dà da fare, dà ordini come una autentica “madre di casa”. La sua contemplazione non si perde tra le nuvole, si fa solidarietà, vicinanza, intraprendenza…

È quanto anche noi siamo chiamati a vivere: stare accanto a tutti, entrare nel loro mondo, cogliere le loro esigenze e metterci a servizio di tutti essendo l’amore.

Maria è il modello sia della contemplazione – portare Gesù in sé – sia della vicinanza ad ogni prossimo, fino a informarlo del divino: dare “forma”, attuare quel disegno di Dio sull’umanità che si è contemplato. Il modello è Maria, Sede della Sapienza e madre di casa.

Anche Maria a sua volta ha un modello: il Verbo di Dio, che si fa “figlio d’un falegname”.

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