Andava in estasi non durante la preghiera o davanti
all’altare, ma al letto degli infermi: «Considerava egli tanto vivamente la
persona di Christo in loro, che spesso quando gli imboccava (imaginandosi che
quelli fussero i suoi Christi) dimandava loro sotto lingua (= sottovoce) gratie
et il perdono de’ suoi peccati, stando così riverente nella lor presenza come
stasse proprio nella presenza di Christo cibandogli molte volte scoperto, et
ingenocchiato (...). Quando pigliava alcun di loro in braccio per mutargli le
lenzuola esso faceva ciò con tanto affetto e diligenza che pareva maneggiasse
la propria persona di Giesù Christo. Et ancorche l'infermo fusse stato il piu
contagioso o leproso dell'Hospitale, esso nondimeno lo pigliava in braccio à
fiato à fiato (= viso a viso) accostandogli il suo volto alla testa come fusse
stata la sacra testa del Signore (...) Molte volte nel licentiarsi da loro
baciava le mani, o la testa, o i piedi, o le piaghe come fussero state le
piaghe di Giesù Christo».
Che bello leggere queste testimonianze su san Camillo de
Lellis nel luogo dove ha vissuto… Sì, perché ho iniziato un nuovo corso sui
Fondatori a Roma. Questa volta guido 90 giovani suore e novizie che studiano
all’USMI. Così siamo già stati da san Giuseppe Calasanzio e san Camillo de Lellis.
Come sempre tutto parla, la santità, la storia, l’arte… Una conoscenza a tutto
tondo.
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