A 13 anni fu colpito dalla poliomielite. In ospedale il padre di un'altra ragazzina, anche lei con la polio, gli disse: "Non provare mai pena per te stesso". E lui cominciò ad essere attento alle sofferenze degli altri.
Avrebbe voluto diventare prete, ma in seminario gli dissero che poteva andare a studiare, ma non sarebbe potuto diventare prete per la sua menomazione. I domenicani lo stesso. Un giorno un Oblato andò a casa sua e si intrattenne con tutta la famiglia. Poi gli disse: "Se attraversi la stanza da solo, noi ti prendiamo". Francis aveva ancora le stampelle. In lacrime, riuscì ad alzarsi e attraversò la stanza. "Vieni con noi!".
Gli Oblati non soltanto lo accolsero, ma più tardi lo elessero Vicario generale (1974-1986). Ho un bel ricordo di lui, quando era a Roma.
Vescovo nel 1990, nel 1997 fu nominato ottavo arcivescovo di Chicago, la più grande diocesi degli Stati Uniti, che non aveva voluto accoglierlo come prete. Era il primo arcivescovo nativo della città, e cardinale nel 1998.
Oggi il prof Michael Heinlein, autore di una sua biografia, Glorifying Christ, ci ha parlato di lui, a 10 anni della sua morte, avvenuta il 17 aprile 2015, all'età di 78 anni, dopo una lunga lotta contro il cancro.
Parlando ai giovani della sua diocesi alla fine della vita disse loro: "La sola cosa che porti con te quando muori è quello che hai donato".
Sulla nostra rivista oblata aveva scritto: «Essere vescovo rientra nel carisma della vocazione oblata. Il Fondatore è diventato vescovo dopo aver fondato la Congregazione, dopo aver ricevuto la grazia della sua vocazione di Oblato di Maria Immacolata. Diceva che gli apostoli sono i nostri primi padri e che i vescovi sono i successori del Collegio Apostolico.
Quando leggo ora gli scritti del Fondatore, trovo un cambiamento nel mio interesse. Per anni, gli scritti che mi hanno particolarmente interessato sono state le sue lettere del periodo della fondazione della Congregazione e quelle quando era missionario. Ora guardo più ai testi scritti successivamente, con tutti i dettagli a volte noiosi delle sue lettere e dei suoi diari, perché in questi dettagli vedo l'anima di un pastore di una chiesa locale, di un vescovo».
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