mercoledì 22 gennaio 2025

Responsabili gli uni degli altri

Antoni Bochm, il nostro vicario generale, ci ha scritto una lettera in occasione del 209° anniversario della nascita della nostra congregazione quando, il 25 gennaio 1816, Sant'Eugenio si stabilì nell'ex convento carmelitano di Aix-en-Provence. Padre Tempier era già lì da qualche giorno. All'inizio erano in tre; gli altri li avrebbero raggiunti a metà febbraio.

P. Antoni, nello spirito del Giubileo, ci aiuta a riflettere sulla nostra comunione e su come essa ci rende pellegrini, portando e dando speranza agli altri. Sottolinea soprattutto il senso di corresponsabilità. Riprendo qualche frase soltanto:

«Sant'Eugenio di Mazenod non ha voluto che la comunità degli Oblati fosse una squadra, un gruppo di persone con la stessa missione e gli stessi ideali, ma ha voluto che fossimo una famiglia, la famiglia più unita del mondo. Sappiamo bene che in una famiglia i legami tra le persone che la compongono sono forti, che queste persone sono responsabili l'una dell'altra, che si prendono cura l'una dell'altra; c'è l'amore come unica regola, che guida la vita della famiglia. Nella famiglia si riceve molto, ma si deve anche contribuire alla famiglia. Nella famiglia, i membri si conoscono bene, vedono gli altri membri e riconoscono facilmente se vivono nella gioia o nella tristezza e nella sofferenza; offrono sempre il loro aiuto nei momenti di bisogno. Le nostre comunità sono invitate a riflettere l'immagine di una buona famiglia.

La responsabilità dovrebbe essere una delle caratteristiche principali di tutti gli Oblati e dei membri della famiglia oblata. Non ci sarà una buona vita comunitaria se non c'è la responsabilità di tutti per tutti e per tutto ciò che costituisce la vita comunitaria. Dobbiamo essere responsabili del lavoro della comunità, della vita spirituale della comunità, del contributo alla comunità: responsabili delle cose grandi della comunità così come delle cose più piccole, che possono sembrare poco importanti ma che in realtà sono ugualmente importanti e fanno parte della vita della comunità, come pulire, mettere le cose al posto giusto, comunicare, e così via.

Come Oblati e come famiglia oblata, potremmo essere un esempio di come prenderci cura gli uni degli altri, di come offrire le nostre vite agli altri con amore e devozione, non vivendo in rivalità e subordinando l'altro, ma piuttosto dando e servendo l'altro, come Gesù che non è venuto per essere servito ma per servire».

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