Chiara Lubich è assetata di verità. «Un
giorno (indefinito giorno) - scrive ad un’amica nei primi mesi del 1946 - ho
visto una luce. Mi parve più bella delle altre cose belle e la seguii. Mi
accorsi che era la Verità».
A scuola le piace studiare. Terminato il primo ciclo di
studio la mamma la manda alla “scuola di avviamento commerciale”. Alla fine del
primo trimestre L’insegnante le dice: «Signora, come mai ha pensato di mandare
sua figlia qui? Guardi che è intelligentissima questa ragazza... Qui è
sprecata». Tanto insiste che la madre la iscrive alle magistrali.
C’è un luogo tutto particolare dove Silvia ama studiare, nel
duomo, dove si sente a proprio agio, a casa. Si diede in fondo a destra, su una
panca sotto una feritoia, e lì studia la sua amata filosofia.
Uno degli episodi che amava ricordare del tempo delle
magistrali, a testimonianza della sua passione per la verità, è quello con il
professore di filosofia, la sua materia più amata.
«Gesù incominciava a mettermi dentro quelle due cose che io
gli avevo chiesto da bambina: la luce e l'amore. Vi do un esempio della luce –
narra a un gruppo di bambine nel 1967. Ero a scuola e c'era un professore, mi
insegnava filosofia, ed era ateo. Parlava però con un fascino… per cui le mie
compagne gli andavano dietro, come fosse un semidio, come fosse chissà chi! E
diceva tanti errori… Io, che sentivo dentro che non era vero, alzavo
continuamente le mani e dicevo: "No, professore, lei sbaglia, le cose non
stanno così." Perché Gesù mi aveva messo dentro la luce della verità… Ero
tutta rossa, tutta rossa, tutta rossa e mi sentivo angosciata… Allora il
professore mi faceva: "Calma, calma!". E mi faceva sedere.
Viene
la fine del primo trimestre, puoi immaginare il batticuore che io avevo! Allora
apriamo la pagella. Guardo e trovo: dieci in filosofia! L'unico dieci di tutta
la classe.
Un giorno il professore non ce l'aveva più fatta… si era seduto sul banco, e mi aveva parlato
di sant'Agostino… Mi parlò per un'ora, per convincermi che era vero quello che
diceva lui, ed io gli ho detto: "Non è vero, non è vero professore."
Non mi ricordo che cosa gli ho detto, so che alla fine lui mi ha detto:
"Senti, Silvia, non dirlo a nessuno: hai ragione tu; ma ti prego: non
dirlo a nessuno."
Giorni dopo incontro il professore per strada. Io ero sul
marciapiede e lui sull'altro marciapiede. Mi vede e mi chiama:
"Silvia!" Vado lì, e mi dice: "Sai, ho tanti dispiaceri nella
mia famiglia, ho tanti dolori, e allora sono andato in quella chiesa dove vai
sempre tu e ho pregato quel Dio che tu ami e spero che lui mi aiuti". È
stata l'ultima volta che io l'ho visto. Poi è venuta la guerra, è morto ed io
sono certa che è andato in Paradiso».
Il
Dottor Professore Girolamo Gaspari era nato a Cortina d’Ampezzo nel 1906.
Tenente di artiglieria della marina, allo scoppio della guerra fu inviato a
Napoli e imbarcato sui convogli che facevano la spola fra l’Italia e l’Africa
per rifornire le truppe italo-tedesche di munizioni e vettovaglie. Il 7
febbraio 1943 scrisse alla moglie: « Di una cosa sono particolarmente grato
nella mia educazione: che mi abbia messo nel cuore Dio, al quale mi rivolgo
fiducioso ed umile quando vengono ore difficili. […] Una vita senza Dio non è
molto lontana da quella degli animali: noi dobbiamo differenziarci da loro,
dobbiamo appunto elevarci dall’animalesco in modo che tutto ci divenga più
facile e al contempo più profondo. Dobbiamo andare a Dio […]». Morì un mese
dopo.
Silvia intanto pensa di iscriversi alla facoltà di filosofia all’Università
cattolica del Sacro Cuore a Milano dove, così lei pensa, le faranno conoscere
la verità di Dio. Considerate le ristrettezze economiche, le sarà possibile accedere
all’università solo a condizione di vincere una borsa di studio. Concorre per
una delle 33 disponibili. Raggiunge il 34° posto e resta fuori della
graduatoria. Una delusione immensa. Silvia è inconsolabile.
«Ricordo – racconta ai giovani nel duomo di Münster, in
Germania, 15 novembre 1998 – che ero in una stanzetta con la mia mamma e
piangevo sconsolatissima. Io dicevo: Non conoscerò mai Dio, non conoscerò mai
Dio. La mamma cercava di consolarmi ma era inutile. Finalmente in fondo al
cuore ho avuto l'impressione di sentire qualcuno che mi diceva: "Sarò io
il tuo Maestro"».
Nessun commento:
Posta un commento