mercoledì 9 ottobre 2024

La Roma di Cesare Guasti

 

Preparando la guida per la visita ai santi di Prato, ho letto parecchio riguardo al venerabile Cesare Guasti, uomo dell’Ottocento. Non è un santo che a primo acchito risulti a tutti simpatico. È riservato e operoso, di ufficio, di carte, di archivio, di ricerca, di libri: un intellettuale. Fra l’altro questo è un mondo e un lavoro che gli piace. «Queste cartapecore – scrive scherzando – hanno per noi dell’attraente, pogniamo che non s’abbia poi una cartapecora per cuore». È una dimostrazione che si può essere santi in ogni condizione di vita, anche facendo l’archivista.

Quello che non ho riportato nella guida sono le sue impressioni di Roma (la guida è su Prato!). Venne una volta sola a Roma, dal primo al 15 aprile 1869, allo scopo di svolgere un’indagine sui manoscritti e codici del monastero di Farfa.

La cupola di san Pietro non gli fa nessuna impressione: la mette a confronto con quella di Brunelleschi a Firenze e naturalmente la trova meno bella… Anche l’interno non gli piace. «Ma arrivato alla Confessione, che è dinanzi all’altare di mezzo, e affacciatomi, e veduto il bel Pio sesto che prega inginocchiato dinanzi il Sepolcro di S. Pietro, in verità vi dico, che mi sentii commosso, e pregai di cuore».

Comunque alla fine anche lui si lascia ammaliare da Roma:

«Domenica mattina mi feci portare a San Giovanni Laterano, che è una basilica bellissima all’estremità di Roma; e lì presso è la Scala santa. Veduto San Giovanni me ne venni bel bello al Colosseo, che veramente mi commosse. Mi pareva di vedere sbucare da certe fosse le fiere, e i Martiri aspettarle sereni, tra le grida di una plebe feroce: plebe anche l’imperatore che comandava la strage de’ Cristiani, e stava a mirarne lo strazio. Quella terra che io pestavo (ma vi dico, con riverenza) era stata inzuppata di sangue cristiano! E però si veggono intorno intorno disposte quattordici edicole con i fatti della Passione di Nostro Signore, che si contemplano nella via crucis. Nel mezzo poi sorge una gran Croce; e lì presso è un povero pulpito, dove in certi giorni si fa una specie di missione. Cominciò questo pio uso il beato Leonardo da Porto Maurizio [...] Uscito dal Colosseo, salii al Campidoglio, passando di sotto agli archi trionfali, in mezzo a colonne che sono avanzi di templi pagani, presso la via detta Sacra (si vede l’antico selciato scoperto) per la quale i trionfatori romani andavano al tempio di Giove Capitolino, là dove oggi nella chiesa di Araceli stanno i poveri figliuoli di S. Francesco!».

Allora lo facciamo santo davvero!

Nessun commento:

Posta un commento