Inizio per una settimana a guidare gli esercizi spirituali. Il tema? Quasi scontato, la preghiera. Inizierò con cinque parole con cui può iniziare la preghiera:
Ti adoro
È la confessione di Tommaso: «Signore mio e Dio mio». È il canto degli angeli: «Santo: Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell'universo ...».
Adorare significa letteralmente portare la bocca
a Dio per baciarlo.
L'adorazione sfocia nel mare infinito
dell'amore, con il bacio e l'abbraccio a Dio, con il bacio e l'abbraccio di Dio.
Ti amo
Sembra la parola più facile. Tutti la usano e la ripetono in mille variazioni, fino a farle perdere valore.
Dirgli: «Ti amo» non è soltanto espressione di un sentimento, è dichiararsi pronti all'azione: «Non chi dice Signore, Signore,
mi ama, ma chi compie la volontà del Padre mio». Sappiamo qual è la sua volontà: donarsi agli altri, dare la vita per gli amici,
amare quelli che
non ci amano, amarci gli uni gli altri.
Nel Vangelo soltanto
Pietro dice a Gesù: «Ti amo», ma solo come risposta ad una esplicita
richiesta: «Mi ami?», e soltanto dopo essere passato
attraverso la prova. Il suo "ti amo" è vero perché
purificato dal dolore.
Anche noi a volte ci sentiamo incalzati dalla domanda pressante di Gesù: «Mi ami? Mi ami veramente?». Un po' temiamo a rispondere, un po' ne abbiamo un gran desiderio, perché il cuore ha bisogno di dire: «Ti amo».
Ti ringrazio
Con questa
parola mente e cuore si spalancano su cielo e terra. Ringraziamo d'essere stati creati
e del creato, del sorgere
del sole e del suo tramonto, della luna e delle stelle, degli uccelli del cielo e dei pesci del mare, del pane che ogni giorno il
Padre del cielo ci procura
e di quanti lo hanno preparato per noi...
Lo ringraziamo per la Parola con cui ci nutre ogni
giorno, per la misericordia che ci fa nuovi ogni giorno, per la chiamata a seguirlo, per l'Ideale ricevuto,
per i fratelli e le sorelle che egli ci dà...
A mano a mano che il ringraziamento si dilata dagli estremi della terra al più profondo
dell'anima, dagli abissi dei mari ai vertici dell'adorabile Santissima Trinità,
esso si trasforma in canto di lode e in giubilo: «Opere tutte del Signore, lodate il
Signore...».
Il ringraziamento sfocia di nuovo nell'adorazione e diventa espressione d'amore.
Ti chiedo perdono
Sì, perché in mezzo a tanto splendore di luce, si spalanca improvvisa una terribile voragine
nera: abbiamo tante volte sciupato i doni del Signore, quelli
per i quali lo abbiamo
appena ringraziato, abbiamo tradito
l'Amore.
«Ti chiedo
perdono» è un'espressione liberatoria. Per questo può essere insidiosa. Perché chiediamo perdono?
Per mettere la coscienza a posto? Per evitare di cadere nelle
fiamme dell'inferno? La domanda di perdono è veramente espressione di amore?
Ciò che dovrebbe dispiacere non è il castigo che ci si
attira con il peccato, non la vergogna
del tradimento e dell'adulterio, non il
giudizio dei fratelli, ma l'aver addolorato l'Amore.
L'amore di Cristo è così grande da entrare nel buio
della nostra rivolta, da assumere
il
nostro peccato e inchiodarlo sulla croce. Ripetere:
«Ti chiedo perdono»
è riconoscere il nostro peccato,
ma soprattutto riconoscere il
culmine dell'Amore di Gesù,
il
suo
abbandono, riconoscersi e identificarsi con l'Amore all'estremo della sua espressione.
«Ti domando perdono»;
e la misericordia inonda l'anima.
Ti chiedo grazie
È la domanda più povera, eppure la preghiera di domanda è nobile al pari dell'adorazione, perché chiedere è riconoscere l'onnipotenza di Dio; al pari della dichiarazione d'amore,
perché non si vergogna di domandare; al pari del ringraziamento, perché è fiduciosa di ricevere; al pari della richiesta di perdono, perché nasce dalla medesima consapevolezza di povertà.
Cosa chiediamo? La fedeltà al Vangelo e di non separarsi mai dall'Amore. Poi la preghiera punta decisamente verso gli altri: i piccoli,
i soli, i poveri, quanti subiscono violenze e ingiustizie, ma anche i violenti e gli ingiusti
perché si convertano, gli oppressi da calamità naturali
e da guerre, gli ammalati e i carcerati, i moribondi perché siano accolti
da braccia di misericordia e perché siano
chiuse per sempre le porte dell'inferno.
Ancora una volta il
cuore si dilata sull'umanità intera e attinge all'amore infinito di Dio.
Ognuna di queste parole è pronunciata a nome nostro
e di tutta l'umanità. Anche quando siamo
nella stanza del cuore e abbiamo chiuso la porta per parlare con Dio: non siamo
mai soli.
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