lunedì 20 maggio 2024

Sull'Aventino con il Diario di Chiara Lubich

In una cornice prestigiosa, il Centro Studi Romani sull’Aventino, la presentazione del libro di Chiara Lubich Diario 1964-1980. Un incontro vivace e profondo. Le domande, di Maurizio Gentilini, lasciano già intuire il livello del discorso, e sono di valore, a prescindere dalle risposte…

1. Una prima domanda, che pongo ai miei interlocutori è: Il Diario è personale, ci fa leggere l’anima di Chiara… È un colloquio constante e intimo con Dio, con Gesù, con Maria, con i Santi … un confronto per riuscire a identificare e interpretare la propria personale santità. Cosa rende spirituale questo diario?

2. Nel 1949 Chiara scriveva: “Abbiamo una vita intima e una vita esterna. L’una dell’altra una fioritura; l’una dell’altra radice; l’una dell’altra chioma dell’albero della vita nostra” (p. 9, Introduzione). Il “Diario spirituale” è un documento tipico della relazione tra una persona e Dio, tanto da rappresentare anche un genere letterario tipico della letteratura mistica. Nel caso di Chiara è anche il diario di un personaggio che elabora e propone una spiritualità profondamente comunitaria, con caratteristiche e forme decisamente nuove e originali …Quindi, quali i tratti di originalità di questo Diario?

3. Dal diario emerge anche la figura di Chiara nella quotidianità, nella ferialità (ad esempio nel suo vivere la città di Roma). Allo stesso tempo risalta la sua dimensione generativa, come fondatrice di un grande movimento ecclesiale, nato per diffondersi in tutto il mondo. Emblematico in questo senso il passo del 20 giugno 1973 dedicato alla “maternità” (p. 562-563)

4. Il Diario è anche uno strumento di conoscenza di sé attraverso la propria relazione con Dio, che descrive anche la complementarietà tra il “castello interiore” (espressione di Teresa d’Avila) e il “castello esteriore”, immagine usata da Chiara per definire il Movimento, comunità unita nel nome di Gesù e destinata a irradiarsi in tutto il mondo e confondersi con tutta l’umanità in virtù della relazione d’amore che ha il proprio modello nella Trinità. Cosa ci può dire il Diario di questa dialettica?

5. Il 18 marzo 1966 (p. 172) Chiara scrive: “Ho visto, nel futuro, l’Opera fiorire certamente in altri posti, in altre Metropoli. L’ho visto rallentare il suo passo, sotto la guida del Centro, nella sua lotta d’amore per riunire il più di mezzo mondo staccato dalla Chiesa …” L’anno seguente, un altro passaggio emblematico, che sembra dettare la rotta a chi aderisce alla spiritualità dell’unità: “Noi dobbiamo accendere i focolari nel mondo più mondo, nella diaspora, in mezzo ai fratelli separati ed agli atei … È vero, abbiamo bisogno di cattolici ferventi per aver focolarini sicuri, ma poi il nostro posto è veramente nello spacco. Dio ci ha suscitato per questo e qui porteremo frutto e frutto abbondante”.

6. Ci sono dei momenti in cui il diario si interrompe: momenti di buio, in cui il cammino spirituale dell’autrice si fa travagliato … Volete parlarci di questi passaggi, in cui il diario si fa “silenzioso”, e di quanto questo silenzio sia eloquente?

 

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