Alla
fine tutto si conclude come da prassi con l’autografo sulle copie del libro. Ma
non si è trattato della solita presentazione del libro, è stato piuttosto un
pomeriggio di profondo dialogo tra me, Simonetta Magari e una novantina di persone interessatissime, raccolte
nella prestigiosa aula magna dell’Istituto Nautico, che non se ne sarebbero più
andate via. Ho trovato una comunità affiatatissima, con una grande profondità
di vita.
Se
devo essere sincero, avevo scelto di presentare il mio libro a Gaeta perché non
avevo mai visitato questa città. Nel 1970, percorrendo la via Flacca verso
Napoli, ero passato dalla Montagna Spaccata, ma senza entrare in Gaeta. Così
finalmente, con delle guide “indigene” appassionate e simpaticissime, ho potuto
conoscere questa città straordinaria, con le sue spiagge, le falesie e
soprattutto la fortezza, il castello, le chiese, i quartieri storici… e la
gustosissima tiella.
Ero
interessato soprattutto a Pio IX. Ho visto la modesta casa dove abitava durante
il suo soggiorno in città, dopo la rocambolesca fuga da Roma, e la vicina
chiesa della SS Annunziata dove si recava a pregare nella Cappella d’oro. La
mia visita di Gaeta è iniziata proprio da questa straordinaria cappella.
Sarebbe bastata questa e anch’io mi sarei volentieri fermato lì a pregare, come
il Papa. Sembra che sia stato proprio qui, davanti al quadro dell’Immacolata, che
Pio IX ebbe l’ispirazione per il dogma dell’Immacolata.
Ormai
alla vigilia della festa di sant’Eugenio de Mazenod, il pensiero non poteva non
andare a lui. Cinque giorni dopo la fuga del Papa da Roma sant’Eugenio scrisse
una lettera a tutta la diocesi: «Abbiamo appreso che il nostro Santo Padre ha
lasciato segretamente la capitale, il 24 di questo mese…», invitando a pregare
per lui. Subito si mise in contatto con il Governo francese e il 5 dicembre
scrisse al Papa mettendo a sua disposizione il proprio palazzo episcopale e tutto
quanto gli sarebbe stato necessario. Cinque giorni dopo la risposta del Papa,
«davvero commosso davanti all’amore filiale… Siamo provvisoriamente a Gaeta. La
Provvidenza ci ha guidati qui senza un disegno premeditato da parte nostra…».
È l’inizio
di trattative, corrispondenza, iniziative che mostrano il grande amore di sant’Eugenio
per il Papa. In una lettera del 10 febbraio il Papa scrive: «Venerabile Fratello,
saluti e benedizione apostolica… vi ringraziamo vivamente perché dalla nostra
partenza da Roma ci avete subito offerto con tanto amore la vostra casa e tutto
ciò che vi appartiene…».
Intanto
il Papa, sempre da Gaeta, il 2 febbraio 1849, scrive ai vescovi del mondo la
lettera Ubi primum, nella quale
chiedeva il loro parere sull’opportunità della proclamazione del dogma.
Anche
questa volta sant’Eugenio è il primo a rispondere proclamando, a nome suo,
della diocesi e di tutti gli Oblati, la sentita adesione alla richiesta del
Papa. Più tardi, l’8 luglio pubblica una Lettera pastorale nella quale porta
gli argomenti a favore della proclamazione del dogma. Tra l’altro vi si legge:
«Dopo
quello che riguarda direttamente Dio, nulla di più prezioso per la pietà
illimitata della vera luce della fede, di quello che tocca l'onore della
Vergine Santissima. Vi è tutto l'interesse che un Figlio verso la madre sua e
quale madre! Colei che ci ha dato la sorgente della vita e della salvezza del
mondo, Colei che ci ha tutti spiritualmente generati ai piedi della Croce, nei
dolori della passione e della morte dell'Uomo-Dio, frutto benedetto del suo
seno, Colei che è giustamente chiamata la nuova Eva e la corredentrice del
genere umano.
La
sua tenerezza veglia sopra di noi, essa nutre le nostre anime delle grazie
divine di cui è, secondo i Santi Padri, la distributrice; dall’alto del cielo
lo spande a piene mani sui suoi figli dopo averle attinte da cuore del Suo Figlio,
Nostro Salvatore. La nostra esistenza, anche quella temporale, è sotto lo
sguardo del suo amore materno, e gli Angeli, di cui è Regina sempre esaltata e
sempre obbedita, sono mandati dai piedi del suo trono per guidarci sulle sue
vie».
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