Ieri sera abbiamo iniziato il ritiro annuale. Sono arrivati gli Oblati dal Senegal e dalla Guinea. 25 anni fa, quando venni la prima volta, trovai tutti italiani, distribuiti in 5 comunità. Oggi sono 14 italiani e 30 senegalesi, oltre a 10 studenti di teologia e 3 novizi. Le comunità sono aumentate, giungendo fino alla Casamance e alla Guinea Bissau. Il gruppo gode di grande stime nelle Chiese locali per la serietà del lavoro e per l’intensa vita di comunità. La scelta di vivere insieme, nonostante le molte richieste che porterebbero alla dispersione delle persone, risulta vincente. Invece di andare ognuno a vivere da solo qua e là per rispondere alle esigenze della missione, la comunità è il punto di partenza per servire i molti villaggi: dà lì si parte e lì si torna, trovando forza e sostegno. La missione non è diminuita, ma avvantaggiata.
La Chiesa, e con essa i suoi missionari, cambia volto e geografia. Se in alcune parti sembra invecchiare e venire meno, in altre, come qui, ringiovanisce e si sviluppa. È il regno di Dio che avanza comunque; rinasce la speranza.
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