mercoledì 15 febbraio 2012

15 febbraio 1826, 2012: Abbandonarsi nelle mani di Dio ora come allora



Il palazzo del cardinal Pacca, davanti
alla chiesa, dove si tenne
la riunione dei cardinali

Come da tradizione anche quest’anno siamo andati nella grande chiesa di Santa Maria in Campitelli per la messa. Il 15 febbraio ricordiamo il lungo tempo di attesa che vi passò sant’Eugenio, aspettando che, nel palazzo di fronte, i cardinali dessero il loro parere sulle regole che aveva proposte al papa: il nuovo gruppo di missionari a cui aveva dato vita andava approvato o no?
Passò tutta la mattinata in chiesa, sperando invano che lo chiamassero. Poté così seguire, una dopo l’altra, a ben nove messe… Aveva una fiducia incrollabile. Aveva fatto tutta la sua parte perché la sua opera fosse approvata, e insieme confidava in Dio, come scriveva allora: «Bisogna ricordare le parole di S. Ignazio il quale dice che negli affari si deve agire come se la riuscita dipendesse da noi mettendo però tutta la fiducia in Dio, quasi che tutto il nostro arrabbattarci non dovesse portare a nulla. Ciononostante vi confesso che, dato quanto finora è avvenuto, conto unicamente sull’aiuto di Dio; se mi muovo personalmente è pro forma, per non dare l’impressione di tentare Dio».
«Vi confesso – scrive ancora – che mai come adesso nella mia vita avevo capito il valore dell’abbandono in Dio, mai come in questa occasione mi ero sentito invogliato a praticare questa virtù... fino a questo momento tutto è contrassegnato da una protezione speciale».



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