mercoledì 22 febbraio 2012

La cattedra di pietro


Che sia venuto a Roma è certo. Le testimonianze della sua presenza sono lì nelle allusioni dei primi Padri e Scrittori. Quando e come rimane incerto. Sarà approdato sulle rive del Tevere e avrà abitato nella colonia dei suoi conterranei di cui parlava la lingua. Il greco e il latino li conosceva per sbrigare le piccole faccende personali, ma per narrare a lungo ciò che aveva visto e udito e che gli bruciava in cuore, non gli bastava, ed ormai sempre più numerosi i romani che volevano ascoltarlo. Per fortuna aveva con sé Marco come interprete. A forza di tradurlo Marco conosceva ormai a memoria fatti e parole; fu così che più tardi poté mettere per iscritto i racconti di Pietro, e nasce il più antico dei Vangeli.
Se Pietro insegnava avrà dovuto avere una cattedra, una di quelle sedie solenni sulle quali i maestri sedevano per impartire le lezioni. E la cattedra che aveva ad Antiochia, prima di venire a Roma? Ma ce l’aveva davvero una cattedra da maestro, lui semplice pescatore? È certo comunque che insegnava, anche se la sua era piuttosto una testimonianza appassionata e appassionante su quanto aveva vissuto assieme al Maestro. Lui sì che era un Maestro; l’unico, gli altri, Pietro compreso, soltanto un discepolo.
Eppure l’insegnamento è sempre associato alla cattedra. Eccoci oggi a celebrare la festa della “Cattedra di san Pietro”. Quale cattedra, quella di Antiochia è quella di Roma (di quella di Gerusalemme, dove pure ha insegnato, non ne è rimasta menzione della tradizione… avrà seduto per terra!). C’è stata un po’ di confusione lungo i secoli: il 18 gennaio e il 22 febbraio si sono scambiati più volte dato e luoghi e finalmente oggi si festeggia la cattedra di Roma!
Chi non l’ha mai vista la cattedra di san Pietro nella basilica di San Pietro a Roma? Nell’abside Bernini le ha edificato il più famoso dei monumenti. È chiusa sotto tonnellate di bronzo raffiguranti un grande trono sostenuto da due dei grandi dottori della Chiesa d’Occidente, Ambrogio e Agostino, e da due della Chiesa d’Oriente, Atanasio e Giovanni Crisostmo. Ma dentro c’è davvero la sedia di san Pietro? Ma nemmeno per sogno! Se l’aveva non hanno pensato di conservarla come reliquia, o sarà stata bruciata da uno dei tanti incendi, o rosicata dai tarli, o fracassata da una delle tante ondate di soldatesche. Allora cosa c’è dentro la “gloria del Bernini”, con tanto di Spirito Santo che, nella luce del finestrone d’alabastro, sempre suggerire a Pietro cosa dire? Un prezioso trono di Carlo il Calvo, divenuto cattedra papale. Quello che conta è il simbolo.
Benedetto XVI, che “siede” sulla “cattedra” di Pietro ne ha ricordato più volte il significato: “La cattedra, letteralmente, è il seggio fisso del vescovo, posto nella Chiesa madre di una diocesi, che per questo viene detta ‘cattedrale’, ed è il singolo dell’autorità del vescovo e, in particolare, del suo ‘magistero’, cioè dell’insegnamento evangelici che egli, in quanto successore degli apostoli, è chiamato a custodire e trasmettere alla comunità cristiana… Da quella sede guiderà, quale maestro e pastore, il cammino dei fedeli, nella fede, nella speranza, nella carità”.
Penso che anche oggi Pietro continui a insegnare quello che ha compreso e vissuto. Continua a insegnaci la sua fede in Gesù: “Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio”; soprattutto il suo appassionato amore: "Tu lo sai che ti amo!"

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