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Nelle bolle di indizione degli anni santi il pellegrinaggio è presentato come una pratica essenziale, necessaria. Esso ha tratti antropologici e una ritualità che lo accomunano ad ogni altro tipo di pellegrinaggio umano. Ne accenniamo brevemente ad alcuni:
- domanda una decisione iniziale,
quasi la risposta ad un invito, forse anche inconscio, verso qualcosa di nuovo,
di diverso, di bello. «Ogni Anno giubilare – scriveva Giovanni Paolo II nella
bolla di indizione del Grande Giubileo del 2000, Incarnationis mysterium,
4 – è come un invito ad una festa nuziale. Accorriamo tutti, dalle diverse
Chiese e comunità ecclesiali sparse per il mondo, verso la festa che si
prepara»;
- anche se intrapreso da soli,
durante il viaggio ci si trova in compagnia di altri, con i quali si condivide
il cammino. Per un cristiano è sempre cammino di Chiesa, “sinodale”, capace di
«rafforzare ed esprimere il comune cammino che la Chiesa è chiamata a compiere
per essere meglio segno e strumento di unità di armonia nella diversità» (Incarnationis
mysterium, 4);
- le soste non distolgono dalla
meta, ma rinfrancano le forze per proseguire con maggiore decisione;
- è occasione per conoscere il
mondo attorno, che presenta sempre aspetti di novità. Non a caso il termine peregrinatio,
in latino, significa “viaggio in terra straniera”. «Non trascuriamo, lungo il
cammino, – ricorda Papa Francesco – di contemplare la bellezza del creato e di
prenderci cura della nostra casa comune»;
- è comunque un cammino che ha le
sue difficoltà e le sue prove; vi è legata l’idea di penitenza. Per questo, a
differenza del turismo, privilegia sobrietà ed essenzialità. Alla fine del
primo Anno Santo, il 25 dicembre 1300, Bonifacio VIII nella bolla Ad honorem
Dei, ricordava «la difficoltà del viaggio, la fatica e le spese che il
popolo cristiano ha sostenute nel suo pellegrinaggio» e anche tutti coloro che,
messisi in cammino per ottenere l’indulgenza erano morti durante il viaggio;
- il raggiungimento della meta, che fin
dall’inizio ha attirato con il suo magnetismo spirituale, segna il culmine del
pellegrinaggio: il contatto con Dio – mediato dallo stesso contatto fisico con
edifici, monumenti, reliquie, le tombe degli Apostoli – si fa sensibile,
infondendo un senso di rinascita;
- il rientro alla vita quotidiana
implica la condivisione con gli altri dell’esperienza compiuta.
Assieme a questi tratti comuni ad
ogni tipo di peregrinatio, il cammino giubilare presenta alcune
peculiarità. Anche qui un accenno fugace:
- «la Chiesa ha sempre celebrato
il Giubileo come una tappa significativa del suo incedere verso la pienezza in
Cristo»;
- è come un “sacramento” che fa
prendere coscienza del carattere transeunte della situazione umana, della sua caducità
e provvisorietà: «Poiché non abbiamo qui una città stabile, ma cerchiamo quella
futura» (Eb 13, 14);
- è un appello ad un’esperienza di
distacco interiore, di spogliazione per una libertà dello spirito che non deve
mai lasciarsi imprigionare dal contingente, a riprendere con nuovo slancio e
decisione il cammino spirituale;
- è presa di coscienza della
precarietà della vita e del bisogno di condivisione con gli altri. Con il termine
di età medievale homo peregrinus si descriveva una persona che viaggiava
“per agro” e cioè fuori dalle città, per campi, uno straniero che non conosceva
la strada, che aveva bisognoso di continue informazioni dagli indigeni, di
sostegno, di ospitalità…;
- non è fine a sé stesso, ma è un momento
di grazia che consente di tornare nell’ambiente ordinario di vita, agli impegni
abituali, per portarvi quell’anelito di Cielo che il luogo del pellegrinaggio
ha ravvivato.
In definitiva il pellegrinaggio
pone la stessa domanda che la tradizione pone sulla bocca di Gesù, rivolta a
Pietro che vuole fuggire da Roma e quindi dalla sua piena condivisione con la
croce di Cristo: Quo vadis? Dove è orientata la vita? Il pellegrinaggio
può diventare una benedizione, quella che esprime il salmo 83 (3), 6: «Beato
chi trova in te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio». Il
pellegrinaggio, la vita stessa, può trasformarsi in un “santo viaggio”.
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