venerdì 7 marzo 2025

Il pellegrinaggio: un santo viaggio

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Nelle bolle di indizione degli anni santi il pellegrinaggio è presentato come una pratica essenziale, necessaria. Esso ha tratti antropologici e una ritualità che lo accomunano ad ogni altro tipo di pellegrinaggio umano. Ne accenniamo brevemente ad alcuni:

- domanda una decisione iniziale, quasi la risposta ad un invito, forse anche inconscio, verso qualcosa di nuovo, di diverso, di bello. «Ogni Anno giubilare – scriveva Giovanni Paolo II nella bolla di indizione del Grande Giubileo del 2000, Incarnationis mysterium, 4 – è come un invito ad una festa nuziale. Accorriamo tutti, dalle diverse Chiese e comunità ecclesiali sparse per il mondo, verso la festa che si prepara»;

- anche se intrapreso da soli, durante il viaggio ci si trova in compagnia di altri, con i quali si condivide il cammino. Per un cristiano è sempre cammino di Chiesa, “sinodale”, capace di «rafforzare ed esprimere il comune cammino che la Chiesa è chiamata a compiere per essere meglio segno e strumento di unità di armonia nella diversità» (Incarnationis mysterium, 4);

- le soste non distolgono dalla meta, ma rinfrancano le forze per proseguire con maggiore decisione;

- è occasione per conoscere il mondo attorno, che presenta sempre aspetti di novità. Non a caso il termine peregrinatio, in latino, significa “viaggio in terra straniera”. «Non trascuriamo, lungo il cammino, – ricorda Papa Francesco – di contemplare la bellezza del creato e di prenderci cura della nostra casa comune»;

- è comunque un cammino che ha le sue difficoltà e le sue prove; vi è legata l’idea di penitenza. Per questo, a differenza del turismo, privilegia sobrietà ed essenzialità. Alla fine del primo Anno Santo, il 25 dicembre 1300, Bonifacio VIII nella bolla Ad honorem Dei, ricordava «la difficoltà del viaggio, la fatica e le spese che il popolo cristiano ha sostenute nel suo pellegrinaggio» e anche tutti coloro che, messisi in cammino per ottenere l’indulgenza erano morti durante il viaggio;

 - il raggiungimento della meta, che fin dall’inizio ha attirato con il suo magnetismo spirituale, segna il culmine del pellegrinaggio: il contatto con Dio – mediato dallo stesso contatto fisico con edifici, monumenti, reliquie, le tombe degli Apostoli – si fa sensibile, infondendo un senso di rinascita;

- il rientro alla vita quotidiana implica la condivisione con gli altri dell’esperienza compiuta.

Assieme a questi tratti comuni ad ogni tipo di peregrinatio, il cammino giubilare presenta alcune peculiarità. Anche qui un accenno fugace:

- «la Chiesa ha sempre celebrato il Giubileo come una tappa significativa del suo incedere verso la pienezza in Cristo»;

- è come un “sacramento” che fa prendere coscienza del carattere transeunte della situazione umana, della sua caducità e provvisorietà: «Poiché non abbiamo qui una città stabile, ma cerchiamo quella futura» (Eb 13, 14);

- è un appello ad un’esperienza di distacco interiore, di spogliazione per una libertà dello spirito che non deve mai lasciarsi imprigionare dal contingente, a riprendere con nuovo slancio e decisione il cammino spirituale;

- è presa di coscienza della precarietà della vita e del bisogno di condivisione con gli altri. Con il termine di età medievale homo peregrinus si descriveva una persona che viaggiava “per agro” e cioè fuori dalle città, per campi, uno straniero che non conosceva la strada, che aveva bisognoso di continue informazioni dagli indigeni, di sostegno, di ospitalità…;

- non è fine a sé stesso, ma è un momento di grazia che consente di tornare nell’ambiente ordinario di vita, agli impegni abituali, per portarvi quell’anelito di Cielo che il luogo del pellegrinaggio ha ravvivato.

In definitiva il pellegrinaggio pone la stessa domanda che la tradizione pone sulla bocca di Gesù, rivolta a Pietro che vuole fuggire da Roma e quindi dalla sua piena condivisione con la croce di Cristo: Quo vadis? Dove è orientata la vita? Il pellegrinaggio può diventare una benedizione, quella che esprime il salmo 83 (3), 6: «Beato chi trova in te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio». Il pellegrinaggio, la vita stessa, può trasformarsi in un “santo viaggio”.

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