giovedì 6 marzo 2025

Il pellegrinaggio: homo viator, homo religiosus

 

Il pellegrinaggio è una particolare espressione dell’itineranza umana.

https://fabiociardi.blogspot.com/2025/03/homo-viator-il-viaggio-della-vita.html

La prima motivazione che fa muovere l’umanità è la necessità, il bisogno di nuove terre e pascoli, di sicurezza… Non diversa è la motivazione che fa intraprendere il pellegrinaggio: c’è sempre una necessità, anche se diversa da quella che muove la migrazione come tale. C’è un interesse: il bisogno di una guarigione, di una grazia; più profondamente il bisogno di purificazione, di pace interiore, di ritrovare il senso della vita, di salvezza…

A differenza dell’itineranza, che spesso è una fuga verso una terra che non si sa, il pellegrinaggio ha una meta precisa, un luogo sacro: un fiume, un santuario, la tomba di un eroe o di santo, una reliquia… Va verso una meta che le generazioni passate hanno indicato come luogo sicuro dove trovare ciò di cui si sente il bisogno, capace di appagare i desideri più materiali e quelli più nascosti e forse inespressi. L’homo viator è anche homo religiosus: il senso del sacro è peculiare della natura umana.

Non sappiamo come questo si esprimesse nella preistoria, ma la documentazione storica è ricchissima al riguardo. In Giappone lo shintoismo ha dato vita a pellegrinaggi verso numerosi templi e santuari, come quello di Isé dedicato ad Amaterasu, la dea solare, ai 33 santuarî di Kwannon, dea benevola per le miserie umane, al Fuji-yama, la montagna più alta… In India i fiumi Gange, Jumnā, Narbada sono alcune tra le tante mete di pellegrinaggi secolari, così come Kapilavastu dove nacque il Buddha, Budh Gayā dove ricevette l’illuminazione, Benares dove tenne la prima predica, Kusinagara dove morì… Potremmo percorrere tutta l’Asia seguendo gli innumerevoli pellegrinaggi. Più vicino a noi, basta accennare al tempio di Delfi, in Grecia, dove ci si recava per conoscere gli oracoli del dio Apollo, che parlava per bocca di una sacerdotessa, la Pizia. A Roma erano meta di pellegrinaggio i santuari di Giove Laziale, di Diana Nemorense, di Giunone Lanuvina.

La tradizione ebraica si inserisce in questo substrato umano comune a tutte le religioni. Il pellegrinaggio al tempio di Gerusalemme, soprattutto in occasione della Pasqua, ma anche quelli di Pentecoste e dei Tabernacoli, caratterizza la religione di Israele e i salmi graduali, i canti "della salita", ne esprimono la spiritualità.

L’Islam e il cristianesimo continuano questa esperienza. A ogni credente musulmano che ne abbia le possibilità e la salute fisica, è richiesto di compiere almeno una volta nella vita il pellegrinaggio alla Mecca, dove è conservata la Ka‘ba: è uno dei cinque pilastri dell’Islam.

Per il cristiano il viaggio in Terra Santa, dove può conoscere e venerare i luoghi di Gesù, è una pratica che risale ai primi secoli. Come non ricordare le testimonianze di Elena madre di Costantino, Girolamo, Egeria, fino a Francesco d’Assisi, Brigida di Svezia, Ignazio di Loyola… Le mete si sono poi diversificate, da Santiago di Compostella ai Sacri Monti della Lombardia e del Piemonte: Varallo, Orta, Oropa, Domodossola… Fino a Guadalupe, Lourdes, Fatima, Medjugorje… Le tombe degli apostoli a Roma fin dall’antichità divennero la meta più ambita, soprattutto dopo che l’accesso alla Terra Santa fu precluso dalle nuove conquiste. Nel Medioevo nuovamente “tutte le strade portano a Roma”, la via Francigena, la via Romea…

Nessun commento:

Posta un commento