Dopo aver iniziato nel nome del Signore, la formula prosegue: “Alla presenza della Santissima Trinità”. La cosa si fa seria! Non vuol certo dire che noi siamo di qua e la Trinità è davanti a noi. Non è la Trinità alla presenza nostra, siamo noi alla sua presenza. In Dio «viviamo, ci muoviamo ed esistiamo», come ricordava Paolo ad Atene (cf. Atti 17, 28). La Trinità ci avvolge, ci penetra… La formula dell’oblazione vuole renderci consapevoli di questa realtà per metterci, come invita sant’Eugenio nella Regola, costantemente alla presenza di Dio. Nessun atto – tanto meno quello nel quale ci si dona totalmente a Dio – può essere fatto al di fuori della sua presenza. L’oblazione avviene in Dio!
Essa è un atto che suppone l’azione di ognuno dei Tre. È la
risposta alla chiamata di Gesù, Verbo incarnato, a seguirlo. Ma questa non si
dà se il Padre non attira verso il Figlio (cf. Gv 6, 44). E niente può
avvenire senza che lo Spirito metta sulla bocca la parola Padre (cf. Rm
8, 15) e senza che faccia proclamare che Cristo è Signore (1 Cor 12, 3),
versando nel cuore l’amore (cf. Rm 5, 5).
L’oblazione nasce dunque dall’amore della Trinità ed è
una risposta d’amore a questo amore.
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