giovedì 11 gennaio 2024

Carismi e Università / 2

 

Per il seminario che si terrà sabato prossimo alla Gregoriana è stata esplicitamente richiesta la mia esperienza di “comunione tra carismi”, ricordando in particolare il Dottorato honoris causa offerto a Chiara Lubich dal Claretianum il 25 ottobre 2004. Ecco dunque alcuni appunti per il mio intervento.

Il mio interesse per lo studio sul carisma dei fondatori è nato grazie a Chiara Lubich che, in una sua conversazione nel 1976, lesse e commentò un testo di don Alberione, “Commiato”. In quel suo testamento il fondatore della Famiglia paolina raccontava come si era lasciato guidare dallo Spirito, fino a diventare strumento di Dio per la nascita di un’opera nuova nella Chiesa. Fu l’ispirazione per la mia tesi di dottorato e per il mio insegnamento.

Quando Chiara lesse un opuscolo sul nostro Fondatore affermò: «... io per via del loro fondatore mi sento “Oblata di Maria Immacolata”». E subito aggiunse: «Ma io mi sento di tutti gli Ordini: di san Francesco, di san Benedetto...». Anche lei era “cattolica”!

Al momento del conferimento del Dottorato da parte del Claretianum fu affidato a me l’onore di pronunciare la laudatio. Non mi fu difficile. Partii da un suo scritto del 1950 – allora lei aveva 30 anni – nel quale contemplava la Chiesa che, grazie alla dimensione carismatica, le appariva come “il Vangelo incarnato”. «Noi – affermava – vediamo attraverso i secoli fiorire tanti Ordini religiosi su tante ispirazioni quanti essi sono. Ogni Ordine o Famiglia Religiosa è l’incarnazione d’un’“espressione” di Gesù, d’una sua Parola, d’un suo atteggiamento, d’un fatto della sua vita, d’un suo dolore, d’una parte di Lui. (...). L’Amore assunse in Gesù la Forma per eccellenza, la Bellezza delle Bellezze (“il più bello dei Figli degli uomini” [cf Sal 45, 3]). L’Amore assunse nella Chiesa diverse forme e sono gli Ordini e le famiglie religiose».

Davanti a questa comprensione della Chiesa ella prendeva coscienza anche della propria missione, frutto del carisma specifico che le era stato donato: «Noi dobbiamo soltanto far circolare fra i diversi Ordini l’Amore. Si devono comprendere, capire, amare come si amano [tra di loro] le Persone della Trinità. Fra essi c’è come rapporto lo Spirito Santo che li lega perché ognuno è espressione di Dio, di Spirito Santo».

Queste ultime parole mi sembrano di grande ispirazione per il rapporto tra le nostre istituzioni accademiche, espressioni di altrettanti carismi. Potremmo parafrasare, non indebitamene, che le nostre istituzioni “si devono comprendere, capire, amare come si amano tra di loro le Persone della Trinità”, poiché il loro rapporto è dato dallo Spirito Santo che le lega: ognuna è “espressione di Dio, di Spirito Santo”.

In questi anni di insegnamento e di dialogo tra studiosi di diversi carismi, ho visto che in me e in altri ci sono stato tanti frutti nel campo della ricerca e della comprensione delle fonti, della storia, della spiritualità dei differenti Istituti. Tante cose le ho comprese grazie agli altri. C’è stato un aiuto vicendevole che ci ha arricchiti.

Emulazione dunque tra carismi (forzando un po’ la traduzione dell’invito di Paolo: cf. 1 Cor 12, 31), ma nella condivisione, nella comunione, così che ognuno si arricchisca del dono dell’altro e contribuisca alla crescita dell’altro: varietà nella carità per l’edificazione del Corpo di Cristo.

2 commenti:

  1. Interessante. Proprio in questi giorni abbiamo meditato questo stesso testo di Chiara all'incontro dei consacrati/e e famiglie carismatiche alla Mariapoli Ginetta di São Paulo in Brasile. Eravamo un'ottantina.

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  2. Ah dimenticavo di mettere il mio nome: p.Pedro Facci del Pime

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