venerdì 18 febbraio 2022

L’ininterrotta narrazione della Verna


Ieri alla Verna era un tempo da lupi e speravo davvero di veder scendere qualche lupo… Oggi giornata fredda ma piena di sole. All’alba, dal piazzale antistante la chiesa, la vallata di lasciava contemplare inondata da un mare di nubi, mentre in alto il cielo si colorava di rosa e la luna piena splendeva dietro la croce, nel più alto silenzio.



Il guardiano, con in mano l’originale dell’antica cartula duecentesca, mi legge il racconto nel quale fra Masseo, di suo pugno, scrive dell’addio di Francesco che parte dalla Verna stigmatizzato.

«Pax Christi. Gesù e Maria speranza mia. Fra Masseo peccatore indegno, servo di Gesù Cristo, Compagno di fra Francesco da Assisi huomo a Dio gratissimo.

Pace e salute a tutti i fratelli e figlioli del gran Patriarca Francesco Alfiere di Cristo.

— Risolvendo il gran Patriarca di pigliare l'ultimo vale da questo Sacro Monte alli XXX di Settembre MCCXXIII il giorno della solennità di San Girolamo havendogli il conte Orlando Conte di Chiusi mandato un somaro acciò sopra di esso cavalcasse non potendo posare i piedi in terra per riavergli piagati e confitti con chiodi, la mattina per tempo riavendo udito Messa in S. Maria degli Angioli conforme al suo solito chiamati tutti nell'oratorio ci comandò per obedientia che stessimo tutti in charità, che attendessimo all'oratione et che avessimo cura del luogo diligente et che noi lo offitiassimo dì et notte. Di più raccomandò tutto il Sacro Monte esortando tutti li suoi frati tanto presenti quanto futuri a non permettere mai che detto luogo sia profanato, ma sempre rispettato et riverito dando la sua benedizione a tutti quelli che vi habitaranno et a quelli che gli portaranno riverenza e rispetto. 

Per il contrario disse: siano confusi quelli che a questo luogo non saranno rispettevoli et da Dio ne aspettino il meritato castigo. Mi disse: Fra Masseo, sappi che la mia intentione è che in questo luogo vi stiano Religiosi timorati di Dio et de' migliori del mio ordine: che però si sforzeranno li Superiori di mettervi frati dei migliori. Ah — ah — ah — fra Masseo — non dico altro. Ordinò et impose a noi frat'Angelo, fra Silvestro, frat'Illuminato et fra Masseo, che havessimo speciale cura del luogo dove successe quella gran meraviglia della impressione delle Sacre Stigmate. Ciò detto, disse: a Dio, a Dio, a Dio, Fra Masseo. Dipoi rivolto a frat'Angelo disse: a Dio, a Dio, a Dio, frat'Angelo, et il simile disse a fra Silvestre et a fra Illuminato. Restate in pace figli carissimi. Dio vi benedica figli carissimi: a Dio, io mi parto da voi con la persona, ma vi lascio il mio cuore. Io me ne vado con fra Pecorella di Dio, et me ne vo a S. Maria de gli Angeli et qui non farò più ritorno. Io mi parto, a Dio, a Dio tutti; a Dio Monte, a Dio, a Dio Monte Alverna, a Dio Monte d'Angeli, a Dio carissimo, a Dio carissimo. Fratello Falcone ti ringratio della charità che meco usasti, a Dio, a Dio Sasso spicco, già più non verrò a visitarti. A Dio Sasso, a Dio, a Dio, a Dio Sasso, che dentro alle tue viscere mi ricevesti, restando il demonio schernito, già più non ci rivedremo. A Dio S. Maria degl'Angeli, ti raccomando questi miei figli, Madre del Eterno Verbo. Mentre il nostro caro Padre diceva queste parole, versavano gli occhi nostri fonti di lacrime, onde se ne partì ancora lui piangendo, portando via li nostri cuori, restando noialtri orfani per la partenza di un tanto Padre.

Io fra Masseo ho scritto tutto, Dio ci benedica».

Il padre guardiano, nel leggere, si commuove. È un testo che egli, 215° successore di fra Masseo, ogni anno legge solennemente davanti a tutta la comunità il 39 settembre, così come hanno sempre fatto i suoi predecessori.

Mai come questa volta, nelle precedenti visite alla Verna, mi ha impressionato la tenacia con cui la della comunità tiene viva la memoria di san Francesco. Da 591 anni ogni giorno i frati, nel primo pomeriggio, dopo il canto dell’ora Nona, vanno in processione alla cappella delle stigmate cantando una lode nella quale narrano del soggiorno di Francesco alla Verna. Giunti sul posto leggono un suo scritto, seguito da uno dei tanti racconti delle Fonti sul dono delle stimmate. Viene letto proprio lì, dove l’evento si è compiuto. Ieri abbiamo letto la bolla di Gregorio IX nella quale asserisce la veridicità delle stigmate. E questo ogni giorno! Secondo le cronache una sola volta la processione fu sospesa per una terribile tempesta di neve: il giorno seguente sulla neve c’erano le impronte dell’orso e del lupo che – sempre secondo le cronache – avevano sostituito i frati nell’andare a fare memoria delle stigmate!

Il francescanesimo non si è fermato a quel momento. Lo Spirito Santo, che ha guidato Francesco, ha continuato a guidare l’Ordine. Anche Francesco ha potuto dire, come Gesù, che consegnava il suo spirito ai frati i quali avrebbero continuato la sua esperienza e avrebbero fatto di più. Lo stesso Spirito Santo che ha suscitato il carisma di Francesco ha continuato ad animare i frati dicendo loro cose sempre nuove e suscitando “nuove narrazioni”. Eppure i frati continuano la memoria della “prima narrazione”, che custodiscono fedelmente, con le stesse parole di 800 anni fa, sempre ispiratrici di “nuove narrazioni”. E lo fanno senza nessun complesso di dipendenza dal passato, senza tema di essere considerati ripiegati sul Fondatore o fanatici della sua memoria, anzi suscitando ogni volta l’ammirazione di quanti li seguono nella processione.

  

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