Lascio Kanky, con il suo bel tempio, grandioso reliquiario del dente del Buddha giunto miracolosamente in Sri Lanka nel 313, nascosto tra i capelli di una principessa indiana; un dente che conobbe molte peripezie prima di approdare a Kandy. La città diventò così il centro culturale e spirituale del buddismo srilankese, rivivificato dagli Olandesi. Esso stava quasi estinguendosi, benché tanti secoli prima proprio da qui fossero partiti i missionari buddisti: lo Sri Lanka aveva portato il nuovo pensiero in Tailandia, in Birmania… Nell’intento di distruggere la Chiesa cattolica gli Olandesi mandarono dodici giovani monaci di Kandy nel Siam a studiare per poi tornare e far rinverdire in buddismo in patria.
Ma è soprattutto a Dambulla che il
monastero nella roccia testimonia l’arte e la spiritualità che il buddismo ha
saputo creare. Fondato nel primo secolo avanti Cristo, vi si accede dopo aver
salito una lunga scalinata che porta sulla cima di una collina, a oltre 500
metri di altezza, dove l’orizzonte si apre su laghi e foreste. È ricavato nella
roccia, in caverne interamente affrescate, con un’infinità di statue una più
bella dell’altra, a cominciare da un Buddha disteso, lungo 15 metri, scolpito
nella roccia.
Nelle scritture buddiste il Nirvana
è descritto, oltre che in negativo (non è questo, non è quello…), in modo
positivo, come: Porto di riparo, fresca grotta, isola in mezzo ai flutti di
mare, luogo beato, emancipazione, liberazione, sicurezza, la realtà più grande,
trascendente, increata, il silenzio, casa della gioia, pace, fine del dolore,
mezzo di salvezza da ogni male, realtà imperturbabile, nettare, realtà
immortale, realtà immateriale, realtà duratura, realtà stabile, l’altra sponda,
ciò che non finisce mai, beatitudine, quiete dalle fatiche, la gioia più alta,
l’indicibile, l’abbandono di ogni apparenza, la città santa…
Che sia davvero l’intuizione del
Paradiso?
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