Un gesto materno, pieno
di tenerezza e d’amore. Un gesto preparato fin da quando Maria aveva saputo di
essere in attesa di un bambino. Come ogni mamma avrà preparato i panni.
“Mancano panni e fuoco”, cantiamo col sublime “Tu scendi dalle stelle” di
sant’Alfonso. Lo concediamo alla poesia, ma i genitori di Gesù, per quanto
poveri, non erano né impreparati alla nascita, né sprovvisti dell’essenziale.
L’angelo lo aveva annunciato come «Figlio dell’Altissimo», ma sarebbe pur stato
un bambino e come ogni bambino avrebbe avuto bisogno di tutto. Mistero di Dio
che si fa uomo nella fragilità di un bambino che deve essere avvolto in fasce
per proteggerlo dal freddo.
Subito, senza lasciare
tempo alla contemplazione del mistero, il Vangelo tratteggia la prima scena
domestica di ogni mamma: “lo avvolse in fasce”. Proprio come si è fatto per secoli e secoli,
proprio come ha fatto con me mia mamma quando sono nato – allora si usava
ancora (non più per le mie sorelle venute dopo di me).
Un gesto materno, pieno
di tenerezza e d’amore. Un gesto preparato fin da quando Maria aveva saputo di
essere in attesa di un bambino. Come ogni mamma avrà preparato i panni.
“Mancano panni e fuoco”, cantiamo col sublime “Tu scendi dalle stelle” di
sant’Alfonso. Lo concediamo alla poesia, ma i genitori di Gesù, per quanto
poveri, non erano né impreparati alla nascita, né sprovvisti dell’essenziale.
L’angelo lo aveva annunciato come «Figlio dell’Altissimo», ma sarebbe pur stato
un bambino e come ogni bambino avrebbe avuto bisogno di tutto. Mistero di Dio
che si fa uomo nella fragilità di un bambino che deve essere avvolto in fasce
per proteggerlo dal freddo.
Maria – ecco il secondo gesto della madre – “lo depose in
una mangiatoia”. Deve essere proprio importante questa “mangiatoia” se nel Vangelo
di Luca è nominata per tre volte. Quando nel pellegrinaggio a Betlemme si
scende nella grotta della Natività, tutti ci precipitiamo nel luogo dove Gesù è
nato, segnato da una stella d’argento. Difficilmente si fa caso alla
mangiatoia, poco distante, a sinistra. Adesso è tutta ricoperta di marmi. Chissà
com’era allora? Non occorre una grande fantasia per immaginarsi il recipiente
con il foraggio per gli animali.
Maria adagia Gesù proprio lì, il luogo più soffice e
protetto, unica alternativa alla culla che non c’è. Ha bisogno di distanziare
un po’ da sé il bambino, per contemplarlo meglio. Quel presepio è al centro
della sua attenzione. Gesù è uscito dal suo grembo, ma mai dal suo cuore, mai
dalla sua adorazione, Egli è sempre lì. Madre di Dio, è incantata dal figlio e
lo guarda pensosa, quasi non credendo ai suoi occhi. È davvero lui il Figlio di
Dio promesso dall’angelo? È lui l’Atteso, l’Eletto delle genti, che porterà la
salvezza al suo popolo e a tutti i popoli della terra? Ma se è soltanto un
bambino, e così piccolo, così fragile, così uguale agli altri bambini…
Ogni mamma di solito sussurra: “È il mio bambino…”. Maria
invece lo depone nella mangiatoia, a disposizione di tutti ed è il bambino di
tutti: dei pastori, di Simeone, di Anna, dei Magi. Da subito lo dona al mondo,
un atto che ratificherà ai piedi della croce.
Da parte sua Gesù si lascia fare tutto come ogni neonato, ma
forse quella “mangiatoia” è già una profezia, quasi volesse dire: “Sono qui per
farmi mangiare… L’ultima cosa che farò sarà quella di dire: “Prendete e
mangiate, questo è il mio corpo…”.
La mangiatoia: segno del dono di Maria, del dono di Gesù…
invito a fare altrettanto.