sabato 27 aprile 2024

L'artigianato di Gesù poco ispiratore...

È di una ricchezza straordinaria il Vangelo di oggi: la vite e i tralci. Eppure invece di una riflessione spirituale mi sorge una domanda di poco conto.

Le parabole e gli esempi di Gesù riguardano i pescatori, i pastori, i contadini, i muratori, i mercanti, i giudici, le massaie…

In Matteo Gesù è designato come "figlio del falegname". In Marco invece lo si dice direttamente come "falegname", è un lavoratore in prima persona, non soltanto figlio di un lavoratore. Ma sappiamo che la parola usata dagli evangelisti è tekton, a indicare una persona che lavora il legno, il ferro, la pietra… Perché allora Gesù non racconta parabole o non porta esempi tratti dal suo mondo dell’artigianato, così vario e ricco? Eppure si presterebbe, come negli scritti dell’Antico Testamento o nelle stesse lettere di Paolo. Il suo mestiere non gli ha offerto nessuno spunto per una delle sue riflessioni? Oppure gli artigiani non erano tra i suoi ascoltatori?

Anche l’immagine del Vangelo di oggi è presa dai vignaioli (nella nuova versione della CEI, seguendo il criterio della semplificazione del linguaggio, il Padre non è più un vignaiolo, ma un generico agricoltore). L’immagine di un incastro o quello di una saldatura – di cui Gesù doveva essere pratico – non avrebbero certamente reso.

Al di là dei miei interrogativi puerile, questa domenica converrà soffermarsi sulla reciproca immanenza: “Rimanete in me e io in voi…”. Va al cuore della realtà, ben al di là di una similitudine.

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