domenica 30 luglio 2023

Considerare

 

Ho davanti la simpatica foto della famiglia di una mia nipote al completo: tutti e cinque distesi sul prato, intenti a passare la notte di san Lorenzo con gli occhi all’insù per vedere le stelle cadenti. Da quando l’uomo è uomo le stelle hanno sempre esercitato un fascino, un’attrazione potenti dai quali siamo stati distolti solo recentemente con l’inquinamento luminoso e i programmi televisivi che ne hanno precluso la vista. Gli aruspici, ma anche i nostri nonni, sapevano leggere in cielo e vi scrutavano le leggi della terra: si prendevano il tempo per “considerare”, un verbo che ha in sé proprio le stelle, “sidera”. Non era un semplice guardare pigramente il cielo stellato. Il prefisso “cum”, sempre intrigante nei suoi significati, rimanda allo “stare con”, quasi una condivisione di vita con il cielo; o forse, in maniera più appropriata, sta per “prendere insieme”, cogliere i segni del cielo nella loro complessità in modo che possano indicarci una strada per il presente e il futuro.

Chissà se non potessimo recuperare questo verbo fascinoso? Lo penso quando ascolto tanti dibattiti politici fatti spesso di insulti piuttosto che di argomentazioni, quando leggo le invettive che rimbalzano sui social. Ovunque trasuda rabbia e violenza verbale, che si trasforma in violenza fisica, fino a sfasciare quanto capita sottomano, all’aggressione, all’uccisione per motivi futili, al femminicidio, alle guerre… Comportamenti sempre più disumani: i cieli si sono chiusi, le stelle si sono fatte troppo lontane, fino a sparire e con esse la considerazione, la riflessione, il prendere in esame la situazione con calma, il valutare i pro e i contro, l’argomentare, l’esercizio del raziocinio o almeno del buon senso. Perché non tornare “a riveder le stelle”, come quando Dante uscì dall’inferno? Lo sguardo verso l’alto, un po’ di contemplazione, per ritrovare la strada del Paradiso, anche qui sulla terra.

 

1 commento:

  1. Grazie p. Fabio! Le stelle da Lui sono le testimoni di angosciosi travagli delle grandi anime, nella ricerca continua di riconciliare i poli opposti del cielo e della terra. E i santi già sanno riposare nella clarità notturna del cielo, ancora grave di interrogativi e contraddizioni, ma già foriero di barlumi di Eternità. Essi stessi sono quelle luci, che come dice Baruc "brillano dalle loro vedette
    e gioiscono, Dio le chiama e rispondono: «Eccoci!» e brillano di gioia per colui che le ha create".
    Riposiamo nella certezza di essere da Dio amati e creati.

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