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«Ho tutto il tempo di ritirarmi in una zona appartata
dell’aeroporto che ospita, tra l’altro, un moderno ambiente in alluminio e
vetro. Unico ornamento alla nudità architettonica una serie di pannelli di
vetro istoriato con disegni astratti. È la cappella, almeno così diremmo
all’aeroporto Leonardo da Vinci a Roma. Qui invece si chiama Place of Worship:
luogo d’adorazione.
Il luogo è rigorosamente aconfessionale, neppure un segno
religioso, né una croce, né un versetto del corano, né una mezza luna, né una menonà,
né una stella di David, né un buddha. Un luogo, appunto, per tutti i credenti e
non credenti. Noto soltanto, per terra, una rosa dei venti con l’indicazione
della Mecca. In compenso uno scaffale, che copre una parete intera, contiene
libri sacri di tutte le religioni in tutte le lingue).
Mentre passo il tempo in preghiera nella prolungata attesa
della venuta del prete, mi rendo conto che “tutti i credenti” vuol dire, in
pratica, soltanto musulmani (Islam non vuol dire credere?). Soltanto loro
vengono al Place of worship. Si tolgono le scarpe, le depongono nelle apposite
scansie, prendono un tappetino dallo scaffale, nonostante una massiccia
moquette ricopra già la sala principale, si inginocchiano in direzione della
Mecca a dispetto dell’orientamento della sala, e pregano in silenzio. Un
addetto dell’aeroporto (lo riconosco dal cartellino con foto che porta sulla
giacca) in due ore viene quattro volte a fare le sue prostrazioni.
Nell’aeroporto si vedono molto donne musulmane, alcune completamente velate.
Qui invece approdano esclusivamente gli uomini (tutto il contrario delle nostre
chiese...).
Sono tornato a cercare quella stanza, che
oggi si chiama Meditation Center. È più piccolo di quella che c’era anni fa. E
certamente è molto meno frequentata, qualche musulmano appena e uno che pratica
yoga. In compenso L’Internet Center è molto più frequentato: che sia la nuova
via per connettersi con Dio?
Ho iniziato il mio viaggio continuando la
rilettura di Gaudete etr exsultate,
sempre ispiratrice. Oggi ho riletto i nn. 140-146, intitolati “In comunità”: “La
santificazione è un cammino comunitario, da fare a due a due”… dovrò
ricordarmene nei prossimi giorni, parlando ai formatori oblati dell’Africa. Il
Papa è uno specialista nel descrivere i “tanti piccoli dettagli quotidiani” di
cui è fatta la vita comunitaria. Dove porta questo cammino: “il nostro cammino
di santificazione” ci porta verso il desiderio di Gesù: “che tutti siano una
sola cosa”.
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