|
La stanza di padre Albini a Vico trasformata in cappella |
Si dà il caso che oggi sia
l’anniversario della mia ordinazione sacerdotale. Ho chiesto al venerabile p. Carlo
Domenico Albini di dirmi una parola sul sacerdozio. Ed ecco alcuni pensieri che
leggo nei suoi scritti:
“Il prete? È l’uomo di Dio. Non può dispensarsi
dall’esserlo. Basta guardare l’esempio degli Apostoli che hanno lascito parte
del loro ministero per dedicarsi prima di tutto alla preghiera. Tutti i santi
si sono formati con la preghiera. Un prete è e deve per forza diventare santo,
e come può diventarlo senza preghiera? Impossibile, impossibile.
Un prete fedele alla preghiera farà più bene in un quarto
d’ora che in dieci anni. Chi fa il bene infatti non è lui ma lo Spirito Santo,
noi siamo soltanto suoi strumenti.
Non c’è tempo per pregare? Per nutrire il corpo il tempo si
trova, e non lo si trova per nutrire l’anima? Almeno supplire alla preghiera
prolungata con aspirazioni frequenti. Si obietterà che si è nell’aridità…
Un’oncia d’orazione fatta nella desolazione pesa più davanti a Dio che cento
fatta nella consolazione.
Un prete che vive di fede regola sul vangelo ogni suo
sentimento, ogni azione, ogni iniziativa. Pensa, agisce, parla secondo la fede,
vedendo tutto nel soprannaturale. Vede Dio in ogni avvenimento. Per lui
niente al mondo accade senza che vi scopra una volontà o una permissione di
quel Dio che dirige e volge tutte le cose al bene di chi ama”.
|
p. Luis Doazar |
Parto da Roma con una giornata
limpidissima. A mano a mano che l’aereo sale la costa laziale splende nel sole
del primo mattino. A Marsiglia invece piove a dirotto.
Quando salgo sull’aereo della
compagnia Air Corsica mi viene offerto il quotidiano “Corse-matin”. A tutta
pagina la notizia che l’assemblea corsa ha approvato il rapporto che chiedere
al governo centrale la revisione della Costituzione perché sull’isola la lingua
corsa sia riconosciuta alla pari di quella francese. Che si tratti di una
lingua viva lo dimostra il comandante che dà gli avvisi in corso prima che in
francese e in inglese!
All’aeroporto di Ajaccio riconosco
subito, tra i tanti, l’Oblato che mi attende. Non l’ho mai visto prima d’ora e
non ha nessun segno di riconoscimento, ma si riconosce a mille miglia di
distanza.
|
Il convento degli Oblati |
|
Il paese di Vico |
Mi carica sulla sua Panda e inizia
il viaggio verso Vico, a 50 km, tra colline e vallate, percorsi tutti con la
seconda marcia, ad accezione di tre brevi rettilinei lungo la costa, quando p.
Luis Doazar arrischia la terza. È l’occasione per conoscersi. Vengo così a
sapere che è arrivato in Corsica nel 1951 e ha passato quasi tutti questi anni
nel seminario dell’Isola, affidato agli Oblati dal 1836, ossia da quando il
vescovo della Corsica, Casanelli d’Istria, si rivolse al suo collega di
Marsiglia, de Mazenod, perché era disperato: aveva troppi preti, un migliaio.
Allora ci si faceva preti per sbarcare il lunario, senza preparazione alcuna,
non c’era infatti un seminario…
Così arrivarono nell’Isola p. Guibert,
poi divenuto cardinale di Parigi, p. Albini, il nostro venerabile, p. Telmon,
poi fondatore della missione negli Stati Uniti, p. Semeria, poi fondatore della
missione in Caylon e vescovo, successivamente p. Balaïn, poi vescovo di Nizza… e
misero su il seminario di Ajaccio. Da allora hanno formato tutte le generazioni
di preti dell’Isola e hanno lavorato per mettere su la diocesi, che è appunto
unica per tutta la Corsica. Il rettore del seminario era automaticamente il vicario
generale, fino a pochi anni fa, quando si pensò di mandare i seminaristi a
studiare sul “continente”.
Nei suoi sessant’anni sull’isola il
mio autista, p. Luis, è diventato uno dei più grandi conoscitori della cultura
corsa. Ha dato allo stato la sua collezione di migliaia di oggetti e documenti
raccolti con pazienza. È nato così il museo della cultura corsa a Corte, proprio
al centro dell’isola. Poi il ministero della cultura lo ha assunto per portare
avanti la ricerca e l’allestimento del museo. Adesso p. Luis è più corso dei
corsi.
Giungiamo finalmente a Vico… ma
questo a domani.