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La cappella dell'apparizione |
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14 i vescovi ai quali ho
guidato il ritiro in questi giorni. 12 vescovi della Lituania (mancava il
cardinale e un vescovo emerito), più il nunzio e l’arcivescovo di Riga. Sono
stati tre giorni intensi di preghiera, raccoglimento, silenzio, condivisione,
comunione, sotto lo sguardo della Madonna di Šiluva. La conferenza episcopale lituana annovera tra i
suoi membri il più giovane vescovo del mondo, che nel 2006 ho conosciuto alla Collina
delle Croci dove era semplice frate e dove ricordo che mi imbandì un pranzo
solenne; e il terzo dei vescovi più giovani del mondo, che oggi mi ha fatto una
lunga intervista per la radio cattolica del Paese. Un Paese piccolo, la
Lituania, appena 3 milioni di abitanti, con 7 diocesi e circa 800 sacerdoti,
compresi i 130 religiosi. Una Chiesa viva che in questi giorni ho visto
riassunta nei suoi pastori. Al termine del ritiro mi hanno regalato l’icona
della Madonna di Šiluva con tutte le loro firme e con scritto: “In questi giorni durante il ritiro a Šiluva abbiamo visto, sentito e toccato di
nuovo il vivo Gesù che ci porta dalla comunione fraterna alla comunione con la
Santissima Trinità”.
Ho terminato
il ritiro ai vescovi con le stesse ultime parole Gesù rivolse ai loro predecessori,
glli Apostoli: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni… Ecco, io sono con
voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.
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Il santuario |
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Padre Linas nel 2006, oggi il più giovane vescovo del mondo |
Non appoggiarci sulle alleanze con il potere – ho detto loro – ricordando
la logica diversa proposta da Gesù, quella del “tra voi non sia così”, quella
del “piccolo gregge”. Ritrovare la semplicità evangelica delle colombe, dei
bambini del Regno dei cieli, degli agnelli mandati in mezzo ai lupi, senza
temere nulla, sapendo che perfino i capelli del nostro capo sono contati. Senza
ricercare il prestigio, né riporre la fiducia su strumenti o sicurezze umane;
senza bramare le ricchezze, fidandoci di più della provvidenza di un Padre che
ha cura di tutti i suoi figli...
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Non cercare sicurezza in
un ritorno al passato, ma avere il coraggio di andare avanti nell’apertura
dialogica con gli uomini e le donne di ogni cultura e tendenza, senza
ripiegamenti o inutili nostalgie, credendo in quanto di buono e di bello Dio ha
seminato ovunque. La Chiesa non sarà mai pienamente se stessa se perde la
capacità di rinnovarsi, se smette di spalancarsi sul mondo e se non tiene
accesa la fiamma della missione.
La certezza e
la forza ci viene da quella promessa: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni,
fino alla fine del mondo”
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