Ma freddo, ma in compenso l’accoglienza dello Scolasticato è molto
calorosa: 35 studenti Oblati di teologia. Soltanto uno di loro è bianco, in
compenso un altro è un nero albino.
Alla messa ho ricordato padre
Gérard, che appena giunse qui tra gli Zulu, rimase incantato da come cantavano.
Lo sono anch’io. Quattro Zulu insieme cantano a otto voci! Sempre accompagnati
dai tamburi.
Non posso invece visitare l’Istituto
di teologia, frequentato da 300 studenti, perché sono qui soltanto per il
sabato e la domenica, quando tutto è chiuso. Incontro comunque un gruppo di
professori che mi aiutano a comprendere l’alto livello accademico raggiunto e
l’impegno nell’affrontare le tematiche più scottanti della cultura laica e
secolarizzata del Sud Africa.
Intanto dalla parete a vetri della
mia stanza, che si apre su un magnifico parco, mi giunge il continuo cinguettio
degli uccelli tessitori intenti a preparare, nonostante la pioggia, i loro nidi
complessi, sospesi ai rami degli alberi. Se non sono perfetti le femmine
rifiutano di entrarvi, e devono ricominciare da capo. A terra tanti nidi
abbattuti dal vento forte. E loro imperterriti ricominciano da capo, senza il
minimo scoraggiamento. Una bella lezione anche per me!
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