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Solo
salito lassù con gli “Amici di Sainte Victoire”, una associazione che cura il
restauro e la manutenzione dell’antico sito. Ogni giovedì vanno a lavorare (ma
non bisogna dire questa parola! Vanno per… divertirsi). Oggi, tra una ventina
di uomini e donne indaffarati con badili e picconi, c’era anche l’idraulico che
si è portato a spalla attrezzi e materiale più vario per sistemare la presa d’acqua
dalla cisterna. Alcuni di loro sono anche “Amici degli Oblati” e si prestano
per tanti lavori nella loro casa di Aix.
L’altare
della chiesa conserva le reliquie di sant’Eugenio. Una volta tornerò lassù per
celebrare la messa.
La
discesa che mi porta alla diga di Bimont è un tuffo nella macchia mediterranea,
un effluvio di profumi forti di rosmarino, ginepro, pino mugo, assieme al bosso
e agli arbusti fioriti.
Perché
mai si saranno arrampicati lassù gli eremiti e i monaci di una volta, nella
solitudine, tra rocce e dirupi? Giovanni Cassiano, che all’inizio del quinto
secolo viveva poco lontano, nel monastero di San Vittore a Marsiglia, racconta l’esperienza
di quell’antico monachesimo, fatto di intimità con Dio: «Liberi di vagare per
immense solitudini, immersi in vasto silenzio, ci fu facile essere spesso
rapiti in estasi; (...) io abbracciai con tutto l’ardore dell’anima i segreti
della tranquilla solitudine, che è vita somigliante alla beatitudine degli
angeli».
Sulla
montagna della Sainte Victoire senti un po’ la beatitudine degli angeli…
GRAZIE,GRAZIE, GRAZIE...............
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