Questa mattina ho incontrato il
Cardinale Dionigi Tettamanzi ritiratosi
a Villa Sacro Cuore a Triuggio. Un’anima solare, un volto luminosissimo, un
cuore d’oro. Quando lasciò la guida della diocesi di Milano nell’omelia ricordò:
«Fin
dall’inizio del mio servizio episcopale ho voluto incoraggiare ad assumere con
grande serietà la sfida di annunciare ancora e sempre il Vangelo..., non tanto
con le parole, ma innanzitutto con una testimonianza personale della verità di
Gesù Cristo e della bellezza della fede in una società che è in cerca di
speranza». È quanto ha fatto lui stesso venendo a salutare il
convegno dell’USMI, CISM, CIIS, tutto il fronte della vita consacrata lombarda.
Ero lì attirato dal titolo del
convegno: “Concilio Vaticano II e Vita Consacrata: a cinquant’anni dall’inizio
di un evento profetico”. Avevo accettato di offrire una mia relazione – “Le
radicali proposte di rinnovamento del Concilio Vaticano II alla Vita
Consacrata: come viverle nella complessa società attuale?” – anche per una
specie di riscatto morale. Ero
venuto a parlare a Milano 30 anni fa, alla facoltà teologica dell’Italia
settentrionale. Fui contestato. Da allora non sono più tornato a Milano.
Oggi mi è stata offerta un’altra chance, e grazie a Dio è
andata bene.
Ho così potuto visitare questa famosa casa di Triuggio e
godere, da bel mezzo della Brianza, la visione delle Prealpi appena innevate e,
dall’altra parte, lontani i grattacieli di Milano.
Al termine del convegno, l’incaricato della casa, vedendo sul tavolo della
sala la scritta con il mio nome, assieme a quelli dei presidenti, esclama a
gran voce: “Chissà se i vostri nomi sono scritti anche in cielo!” Questo solo
vale. Infatti poco dopo, vedo le scritte gettate nel cestino…
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