Erano gli anni della Rivoluzione messicana e delle leggi anticlericali adottate dal governo Calles: requisizione dei beni ecclesiastici, chiusura delle scuole cattoliche, soppressione degli ordini religiosi. Erano gli anni dell’opposizione cattolica, con l’ala pacifica della “Lega Nazionale per la Libertà Religiosa”, e quella favorevole ad azioni violente, animata dai famosi “Cristero”. Era il tempo della pubbliche esecuzioni di cristiani accusati anche soltanto di professare pubblicamente la fede cattolica.
Anche padre Joseph si trovò nell’occhio del ciclone. Si salvò due volte per miracolo. La prima si face passare per un commerciante tedesco, la seconda indossando un’uniforme di ufficiale della marina. Questa seconda volta venne addirittura scortato dalla polizia fino alla sua nave. Sapevano che qui si nascondeva un prete. Lo cercarono invano, con l’aiuto dei passeggeri, invogliati dalla taglia che pesava sulla sua testa. Una volta che la nave uscì dalle acque territoriali messicane, l’ufficiale cambiò d’abito e indossò la veste e il crocifisso oblato lasciando di stucco i passeggeri.
Padre Joseph Rose era nato a Bonn, in Germania, il 24 gennaio 1877. Una volta diventato Oblato ricevette la sua prima obbedienza per il Messico. Ne era felicissimo. “La gioia che provo nel ricevere l’obbedienza per il Messico, scrisse al suo superiore, è ineffabile. Come sono grato a Dio che mi sceglie per prendere parte a una fondazione nuova. Oh, sì, lo ringrazio e lo ringrazierò ogni giorno della mia vita” (3 marzo 1902). Pochi giorni dopo gli riprendeva: “Ve lo dico e lo ripeto, che andrò volentieri in Messico per far parte d’una fondazione, perché so che il buon Dio mi ha chiamato attraverso la vostra persona. Ho pregato molto perché il Buon Dio mi doni la grazia necessaria per compiere i miei doveri di stato” (20 marzo 1902).
E' di lui come artista che voglio parlare. Non lo conoscevo fino a quando non ho visto la riproduzione di uno dei suoi quadri a Sarita, nel sud del Texas, e poi l’originale negli archivi di San Antonio. È il ritratto di uno dei missionari più famosi del Messico, p. Juanito de la Costa (il suo nome francese era Jean Bretault). Mi è piaciuto l’intensa espressione del ritratto, ma soprattutto mi hanno colpito le scritte che lo circondano, otto parole nelle quali mi sembra si volesse racchiudere la spiritualità oblata. Allora ho voluto conoscerne l’autore, Joseph Rose, e il soggetto, Jean Bretault. Mi sono chiesto perché p. Joseph abbia voluto abbinare il ritratto di un Oblato con le sei parole. Vedeva forse in lui l’espressione della spiritualità dei Missionari Oblati? E come è pervenuto a sintetizzarla in sei parole? Era forse il frutto della propria esperienza missionaria?
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