Ancora p. Agostino? Sì, se lo merita, perché “Dio ha scelto
ciò che nel mondo è debole per confondere i forti”. In proposito ecco che mi
giunge un’altra testimonianza:
“Davanti a Dio non valgono le tante speculazioni o i grandi
discorsi... vale il cuore buono. E quello arriva sempre alla gente. Oggi ho
letto quello che p. Agostino scriveva prima dei voti perpetui. Lui si sentiva
davvero insignificante... Era l'incontro con Dio Amore che lo aveva fatto
riconoscere come identità. Quanti di noi potrebbero dire di sentirsi
insignificanti senza il dono di Dio.
Troppe volte attribuiamo alla nostra intelligenza le cose.
Ecco perché Dio deve colorare di ferite questi talenti e ci fa passare grandi
purificazioni. Perché altrimenti l'io, l'uomo vecchio, ci rovina. Mentre p.
Agostino ha fatto prima. Semplicemente si sentiva insignificante”.
Ecco dunque la lettera di richiesta per i voti perpetui,
scritta il 26-6-1977:
Scrivo questa lettera per chiedere di fare i voti perpetui
nella Congregazione degli O.M.I. Questa realtà, mi pare che ora è giunta al momento
della maturazione. (…) Dal momento della fioritura, la chiamata, fino ad ora c’è
stato un lungo periodo di crescita e di maturazione. Non sono mancati e momenti
della prova ma ho visto che questo è servito a far crescere il mio amore verso Gesù.
Ho sperimentato il suo amore per me: ero un povero ragazzo, Lui
mi prese e mi istruì facendomi capire un po’ alla volta i pensieri del suo cuore
e il suo disegno su tutti gli uomini. Perciò, ora voglio che la mia vita sia un
continuo grazie a Lui. I voti che faccio a Lui, mi sembra che sia il minimo che
io possa fare per stare legato a Lui. Perché la castità, in fondo, è avere delle
cose, la sua visione; la paventa, l’esser ricchi solo del suo Amore,
l'ubbidienza, l'aver dei superiori che manifestano e aiutano a capire la sua
volontà. Lui ha dato la sua vita per me, io con il suo aiuto voglio dare la mia
per Lui. Facendo parte di questa Congregazione mi pare che Gesù mi chieda di
comportarmi gli altri come Lui si è comportato con me. Da povero e insignificante
che ero mi ha svelato Se stesso. Ai fratelli a cui mi manderà sono contento di
parlare di Lui (specialmente con la mia vita) ai più poveri e ignoranti di Lui”.
Di lui i superiori dicevano:
"... sa ascoltare ma sa anche domandare con amore
limpido per la verità, che disarma. È questa attitudine in lui peculiare che lo
fa accetto in tutti gli ambienti e rende, nel contatto apostolico, incisivo
l'aggancio con le persone. Il contatto è per lui scorrevole e sereno; dà un
tono religioso la sua sola presenza. Incide con la sua testimonianza di vita
religiosa in comunità e fuori di essa... Sempre sereno. Sa soffrire e portare i
pesi altrui. È amico di tutti.
Uomo di preghiera costruisce nel silenzio. Ama la
congregazione e il fondatore. Fa della vita di consacrazione la base delle sue
scelte. Desidera le missioni estere ... In missione sarà un uomo prezioso, che lega”.
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