In quel tempo, si
avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i
comandamenti?»…
613 i precetti che
gli scribi avevano accuratamente selezionato scrutando la Sacra Scrittura. 365
negativi, corrispondenti ai giorni dell’anno. 248 positivi, tanti quante si
credeva fossero le ossa del corpo umano. Le dispute al riguardo raggiungevano
sottigliezze maniacali. Gesù non si lascia imprigionare in giochi di scuola, ma
va immediatamente, come suo solito, al cuore del problema. Sotto ogni norma,
siano 613 o una o centomila, deve essere presente l’amore.
L’amore non è una
legge in più: è l’atteggiamento costante che guida, anima, dà senso a ogni
agire umano; è la radice da cui fiorisce ogni atteggiamento e ogni scelta.
Senza l’amore si vive una morale da schiavi o da libertini, si piega la legge
al proprio arbitrio, la si deforma in corruzione e in sopruso. Senza l’amore
non c’è legge che tenga, prolifera l’ingiustizia, si scatenano le guerre.
L’amore non è una legge tra le leggi, ma un atteggiamento costante, che
coinvolge la persona in tutta la sua interezza, cuore, mente, forza,
interiorità e azione, fino a implicare tutto “se stesso”. Un amore che, senza
limite nel suo esercizio, abbraccia un orizzonte infinito: Dio e l’intera
umanità, con lo stesso creato.
Hanno posto a Gesù la
domanda sul primo comandamento, perché ne enuncia due? Perché da quando Dio ha
creato egli non può più separarsi dalla sua creatura. Più ancora, perché, da
quando Gesù si è fatto uomo, Dio e l’umanità in lui sono talmente uniti che quanto
è fatto a ogni persona è fatto a Dio. Amare Dio e amare l’altro non sono più
scindibili, come non lo sono il rifiuto e l’offesa. Ciò che facciamo alla
persona più piccola, Gesù lo ritiene fatto a sé; ogni omicidio è un deicidio;
ogni bicchiere d’acqua fresca offerto all’assetato è un atto d’amore fatto a
Dio. Amare il prossimo come se stessi è la modalità concreta per amare Dio con
tutto il cuore, l’anima, la forza. Gesù non poteva enunciare il primo
comandamento senza dirci come attuarlo, senza enunciarne un secondo.
Nello stesso tempo ha
dato una gerarchia all’unico amore. L’amore di Dio è come la radice dalla
quale nasce la pianta dell’amore del prossimo. Come la radice alimenta
costantemente la pianta, così l’amore di Dio motiva, sostiene e costantemente
alimenta l’amore al prossimo. Ma come la pianta contribuisce alla vitalità
della radice, così l’amore del prossimo dà consistenza e profondità all’amore
di Dio, in un circolo virtuoso.
La vita cristiana
inizia da questa conversione all’amore, dal porlo alla base di ogni scelta e
di ogni azione.