Una giovane famiglia di amici della Slovacchia decide di dedicare parte della loro vita in un progetto sociale ed educativo in Brasile, portandosi dietro i bambini piccoli. Li ho incontrati in Agosto in Brasile. Lei è stata mia alunna. Ci raccontano la loro storia.
Pavol: Ciao tutti. Siamo Maja e Pavol. Una famiglia giovane, con due figli Ludovit (5anni) e Matej (3 anni) e veniamo dalla Slovacchia, un paese nel cuore dell'Europa. Siamo arrivati qui 3 mesi fa. E' poco, ma anche tanto, poiché restiamo qui per un anno, è già passato ¼ della nostra permanenza.
Ancora durante il nostro viaggio di nozze ci dicevamo uno l'altro il desiderio spendere un periodo, come famiglia, ad una delle “Mariapoli permanenti” del Movimento dei focolari, per esperimentare nella vita più fortemente la realtà di una forza divina che muove i cuori delle persone: la Persona di Gesù nel proprio cuore e in mezzo dei abitanti. Ma non volevamo “scegliere” noi in quale Mariapoli andare, e quando ma abbiamo “detto” il nostro desiderio a Dio e se Lui, nel suo disegno per la nostra famiglia, lo vede utile, ci avrebbe fatto capire dove, come, quando anche se non sarà tutto facile, anzi.
Quasi 2 anni fa, ci e venuta un idea, di passare un periodo proprio qui. La prima reazione di mia mamma è stata: “… e non potevate scegliere una cittadella più vicina?” Appunto, perché così lontano? Perché fare i salti mortali per passare un pezzetto di vita in un altro continente? Con una cultura così diversa? Imparare un altra lingua? Lasciare che i bambini frequentino la scuola elementare con i ragazzi a quali non si capiscono? Senza sapere in quale casa avremmo abitato, se ci saremmo abituati al clima… Ce la faremo a sopravvivere economicamente? Allora perché andare a rischiare la vita in tutte le direzioni? Già la preparazione non è stata facile... e allora?
Maja: Se dicessimo che siamo venuti qui per aiutare, non sarebbe giusto. Se dicessimo che siamo venuti qui per diminuire la povertà attraverso progetti sociali, non sarebbe vero. Se dicessimo che volevamo conoscere il Brasile, sarebbe sempre poco. Se dicessimo che siamo venuti qui qui per arricchirci sarebbe una delusione. Se fosse per compiere azioni buone..., sarebbe sempre insufficiente per una decisione così grande. Siamo qui non per sperimentare nella prima persona la vita di una vera famiglia, non solo di sangue, ma universale, per ché crediamo che è possibile volersi bene, sentirsi a casa lì dove c’è l'amore reciproco. “La casa” sono i rapporti, non le mura.
Pavol: Con tanti non ci conoscevamo… allora che famiglia? Famiglia è lì dove uno pensa e vive per l'altro. Per esperimentare sulla nostra pelle che anche se ci sono diversità di culture, e anche grandi, come pure incomprensioni, modi di pensare e di esprimersi diversi, è ugualmente possibile creare e vivere una famiglia più grande. Sperimentare in piccolo, con la propria vita, che sognare di un mondo più bello, più giusto, più unito non è un utopia, ma potrebbe essere già una realtà. Siamo all’inizio, ma già possiamo già dire che, anche se non è facile, con l'aiuto dai fratelli e delle sorelle ce la facciamo. Non si può vivere isolati. Non saremmo mai felici da soli. O si vive insieme con il vicino, o non si fa niente.
Maja: Nella cosa dove abitiamo abbiamo scoperto un problema con l'acqua. Questo problema potrebbe creare tensione, perché succede spesso. Bisogna fare di tutto per risolverlo. D'altra parte siamo molto grati perché questa difficoltà diventa una “scusa” per creare un nuovo, più forte rapporto con chi ha la manutenzione l'acqua. Senza questo problema non avremmo scoperto la bellezza di questa persona, e il dono che essa è per noi.
Ai nostri figli a collazione piace la marmellata. A volte la compravamo, ma per noi era cara. Un giorno, in un negozio, tenevo in mano la marmellata e mi dicevo: Gesù é cara. Ma tu sai quanto piace ai nostri... Quel giorno arriva una mia vicina e mi dice: Cosa dici se andiamo insieme a raccogliere more, sai quanto buona marmellata si può fare? Che gioia!!! Un centuplo di Gesù. Centuplo perché non solo per la marmellata che ho fatto a sera, e ne c'era tanta, ma anche per la conoscenza con la persona che mi ha invitato. Un altro dono grande.
Pavol: Tante volte, come famiglia abbiamo, bisogno di usare la macchina, non ce l'abbiamo. Stiamo già pregando Gesù per una che potrebbe servire anche per la famiglia che verrà dopo di noi. Un giorno Maja parla con un altro abitante del luogo, un nostro amico di questa Mariapoli: Vado a prendere i bambini dalla scuola. E lui: Avete la macchina? Ne abbiamo dieci, risponde Maja, ogni giorno una diversa. Quando andiamo a chiedere ai vari vicini di apprestarci la macchina (non è sempre facile), sperimentiamo sempre mettere in comunione la nostra necessità non è più una umiliazione ma un dono per gli altri. Chi dà riceve. Abbiamo visto che quando abbiamo dato, abbiamo ricevuto non centuplo ma mille volte di più... e si dà di nuovo.
Maja: Un giorno ho preparato un dolce per una persona che pensavo sarebbe rimasta contenta… Entro due giorni mi sono arrivate 5 torte di seguito....
Un altro giorno abbiamo ricevuto le uova. Ne avevamo già tante a casa, ma un dono è sempre un dono. Le riceviamo ugualmente, perché non dobbiamo tenerle per forza in casa nostra. Forse le riceviamo per donarle qualche altra persona, ed essere noi gli strumenti per dare a chi ha bisogno...
Pavol: Esperimentiamo che non vogliamo essere persone che sfrutta questa Mariapoli, ma piuttosto con-costruttori, dai quali dipende l'atmosfera nella città. Non riusciamo sempre a farcela, viene la stanchezza, l’incomprensione di un altra lingua, la nostalgia… Chiaro che dobbiamo inculturarci, ma è altrettanto chiaro che i nostri vicini, in questa cittadella, cercano di tutto per capirci, per darci il “cielo”... in una vita di amore reciproco. Quando non abbiamo il coraggio di andare avanti…. c'è il fratello che ci dice una parola o manda una borsa con delle banane per dirci: Vi voglio bene, andiamo avanti, ce la facciamo... Oppure capita che siamo anche noi un dono per gli altri, con una parola, un aiuto concreto o soltanto col far vedere che ricominciare sempre ad amare.
Maja: Abbiamo visto che tutto è un DONO, più è difficile da accettare, più è bello; più sembra una cosa contro senso più è gioioso; più la cosa è complicata, più diventa vera e semplice... Vale la pena a provare in prima persona che cercando di amare veramente e sinceramente, ci si sente amati e felice. Cosi è possibile un mondo più bello... Chi dà, riceve. Dà di nuovo e riceve di nuovo, finché non si arriva alla piena felicità di tutti. C'è tanto da fare affinché il mondo cambi, ma perché non cominciare da noi stessi a cambiare?