domenica 29 agosto 2010
Al cuore di ogni comunità
In questi giorni ho dato l’ultima lettura e correzione della tesi di Youn Jong Du, detto più semplicemente John, studente coreano. È l’ultima tesi che ho seguito in questo anno accademico al Claretianum e che sarà difesa a settembre. Si tratta di uno studio su alcuni testi di sant’Annnibale Maria Di Francia, fondatore di due comunità religiose, una femminile e una maschile, dal quale emerge ancora una volta la centralità dell’amore reciproco, sempre presente all’inizio di ogni nuova comunità. Il riferimento al comandamento dell’amore reciproco ritorna costantemente negli scritti del fondatore. Un esempio soltanto: «Amatevi gli uni con gli altri come io vi ho amati» [Jn 15, 12], che forma il distintivo dei veri cristiani, è precetto primario come per tutti così anche per questo Istituto, come quello dell‘Amare Iddio sopra ogni cosa, con tutto il cuore, con tutta l‘anima, con tutta la mente, con tutte le forze [cf. Lc 10, 27]».
sabato 28 agosto 2010
Dalla Guinea Bissau
Carissimo Fabio, ti sto seguendo nei tuoi percorsi e vedo che la ex Jugoslavia ti ha conquistato. Io sono stato nella parrocchia dei sacerdoti Fidei donum di Verona, a Bafatà (l'altra diocesi della Guinea). Don Lucio ci ha fatto conoscere alcune missioni, fra cui la prima missione della Guinea Bissau, chiamata Geba (dal fiume omonimo). I missionari infatti erano arrivati in quel luogo via fiume. Ancora oggi quando un vecchio cristiano vuol dimostrare la sua identità, dice: io sono un cristiano di Geba! Ogni anno da Bafatà a Geba (20 km) si fa un pellegrinaggio; partecipano circa 400 giovani. I cristiani del posto sono però rimasti in pochi. Quando don Lucio ha detto a una vecchietta che erano pochi, quella ha reagito subito: "Come pochi! Nella tua macchina non riuscirebbero a entrare tutti!" (nella macchina di don Lucio possono entrare una decina persone...). Questione di punti di vista... In una tabanca (villaggio) vicina abbiamo incontrato un gruppo di Nhe (giovani di etnia balanta che stanno lasciano l'adolescenza per entrare nel gruppo dei giovani), di cui accludo foto. (P. Celso Corbioli, omi - Centro de N'Dame - Guinea Bissau)
venerdì 27 agosto 2010
Sempre in viaggio e già arrivati!
All’abbazia di Praglia mi hanno regalato uno degli ultimi volumi della loro collezione di “Scritti monastici”: Thomas Merton. La filosofia del vivere, di Basilio Spolverato. L’ho letto in questo periodo e mi ha permesso di conoscere meglio questo uomo che ha segnato il XX secolo. Un monaco, amante della solitudine. Questo non gli ha impedito di essere presente in tutte le realtà del suo tempo, dai problemi della guerra e della pace, con il Vietnam, ai quelli del razziale americano, al comunismo, al secolarismo, al dialogo con le grandi religioni…
Del suo libro più famoso, La montagna dalle sette balze, che tanto hanno comprato e pochi hanno letto fino in fondo, mi ha colpito questo pensiero: «In un certo senso noi stiamo sempre viaggiando, viaggiando come se non sapessimo dove siamo diretti. In un altro senso siamo già arrivati. Non possiamo in questa vita giungere al perfetto possesso di Dio, e proprio per questo stiamo viaggiando, e nelle tenebre. Ma già Lo possediamo per mezzo della grazia, e quindi in questo senso siamo arrivati e dimoriamo nella luce. Ma ahimè, quanto devo ancora camminare per arrivare a Te al Quale già sono giunto!»
Del suo libro più famoso, La montagna dalle sette balze, che tanto hanno comprato e pochi hanno letto fino in fondo, mi ha colpito questo pensiero: «In un certo senso noi stiamo sempre viaggiando, viaggiando come se non sapessimo dove siamo diretti. In un altro senso siamo già arrivati. Non possiamo in questa vita giungere al perfetto possesso di Dio, e proprio per questo stiamo viaggiando, e nelle tenebre. Ma già Lo possediamo per mezzo della grazia, e quindi in questo senso siamo arrivati e dimoriamo nella luce. Ma ahimè, quanto devo ancora camminare per arrivare a Te al Quale già sono giunto!»
giovedì 26 agosto 2010
Le due Terese
Oggi i Carmelitani festeggiano la trasverberazione del cuore di santa Teresa d’Avila, il segno più grande dell’incendio d’amore che Dio può far nascere in un cuore umano.
Oggi è anche il centenario della nascita di un’altra Teresa, quella di Calcutta.
Nella mia visita in Friuli non ho potuto fare a meno di andare sulla tomba di Pier Paolo Pasolini, a Casarsa della Delizia. Ed è proprio di Pasolini questo ritratto di Madre Teresa: «Suor Teresa è una donna anziana, bruna di pelle perché è albanese, alta, asciutta, con due mascelle quasi virili e l’occhio dolce, che, dove guarda, “vede”. Assomiglia in modo impressionante a una famosa sant’Anna di Michelangelo; e ha nei tratti impressa la bontà vera, quella descritta da Proust nella vecchia serva Francesca; la bontà senza aloni sentimentali, senza attese, tranquilla e tranquillizzante, potentemente pratica» (L’Odore dell’India).
Oggi è anche il centenario della nascita di un’altra Teresa, quella di Calcutta.
Nella mia visita in Friuli non ho potuto fare a meno di andare sulla tomba di Pier Paolo Pasolini, a Casarsa della Delizia. Ed è proprio di Pasolini questo ritratto di Madre Teresa: «Suor Teresa è una donna anziana, bruna di pelle perché è albanese, alta, asciutta, con due mascelle quasi virili e l’occhio dolce, che, dove guarda, “vede”. Assomiglia in modo impressionante a una famosa sant’Anna di Michelangelo; e ha nei tratti impressa la bontà vera, quella descritta da Proust nella vecchia serva Francesca; la bontà senza aloni sentimentali, senza attese, tranquilla e tranquillizzante, potentemente pratica» (L’Odore dell’India).
mercoledì 25 agosto 2010
lunedì 23 agosto 2010
Tra grifoni e delfini
Una giornata intera sul mare, al largo, tra le isole, nella grande baia di Krk … I cormorani, signori sdegnosi, sulle rocce a fior d’acqua, i grifoni solenni, immobili, arrampicati alti sulle rocce a strapiombo sul mare, pronti a spiccare il volo dalle grandi aperture d’ali, i delfini che danzano con eleganza come in un gioco, senza dare a vedere che lavorano per procurarsi il cibo. Cose viste mille volte nei documentari, ma dal vivo è tutta un’altra cosa. È la stessa differenza tra le cose sentite dire e che ti sembra di conoscere e le cose sperimentate in prima persona, da cui nasce l’esperienza vera.
domenica 22 agosto 2010
Maria Regina
La domenica ha eclissato la festa di Maria Regina, ma non ci fa dimenticare che in questo giorno, tanti anni fa, è nato il Movimento dei religiosi! È nato tanti anni fa, ma è ancora vivo, oggi più che mai. Lo confermano i tre incontri che si sono svolti questo mese, due a Celje in Slovenia e uno a Trento. Il sogno dell’unità tra carismi sta diventando realtà.
È festa anche a Krk. Messa solenne in cattedrale, con un vivace coro, il saluto in inglese, tedesco e italiano. Ci sono soltanto quattro campanili e una sola parrocchia, ma la chiesa principale è cattedrale e il vescovo di Krk è sempre stato un punto di riferimento per tutta la Chiesa croata, dal VII secolo. Vanta un’antica cristianità quest’isola, già colonia greca e poi “nobilissima” città romana. È la prima isola, a partire dal nord, della costa dalmata, e anche la più grande (più di Malta!).
sabato 21 agosto 2010
Incubo di una notte di mezz’estate
Giorni fa, in Friuli, una delle mie solite avventure. Dopo aver visitato la straordinaria abbazia benedettina di Sesto al Reghena e il castello di San Vito al Tagliamento (vedi foto), in fine mattinata mi portano a dare uno sguardo alla piazza di Cordovado e a prendere un “aperitivo agricolo” in un bar. Nel bar mi rendo conto che non ho con me lo zaino, nel quale tengo tutti i documenti e una somma di denaro che mi hanno consegnato per portare a Roma. “L’ho lasciato in macchina”, mi dico subito. Ma in macchina non c’è. Sicuramente l’ho lasciato al castello di San Vito. Torniamo in tutta fretta, ma al castello non c’è. Non mi rimane che fare la denuncia ai Carabinieri. È comprensibile il mio stato di angoscia. Le vacanze non sono ancora iniziate e già sono terminate.
Prego tutti i santi, a cominciare dal noto sant’Antonio, specialista del caso. Poi a sera direttamente all’Onnipotente. Appena terminata, ecco la telefonata dei Carabinieri: hanno riconsegnato lo zaino con tutto il contenuto, soldi compresi. Corro a recuperarlo e mi faccio dare il recapito di chi l’ha portato: i gestori del bar di San Vito! Appena entro nel bar, con lo zaino, esclamo: “Ma allora c’è ancora gente onesta!”. E loro, per tutta risposta: “Ma noi siamo terziari francescani!”.
Prego tutti i santi, a cominciare dal noto sant’Antonio, specialista del caso. Poi a sera direttamente all’Onnipotente. Appena terminata, ecco la telefonata dei Carabinieri: hanno riconsegnato lo zaino con tutto il contenuto, soldi compresi. Corro a recuperarlo e mi faccio dare il recapito di chi l’ha portato: i gestori del bar di San Vito! Appena entro nel bar, con lo zaino, esclamo: “Ma allora c’è ancora gente onesta!”. E loro, per tutta risposta: “Ma noi siamo terziari francescani!”.
venerdì 20 agosto 2010
Il Vangelo di Leonardo Sciascia
Nino Nuzzo ha letto, a suo tempo, un mio articolo apparso su Città Nuova dove accennavo a Sciascia. Avevo fatto l’imperdonabile errore di battezzarlo Federico, invece di Leonardo, per il semplice motivo che ho conosciuto prima il filosofo Federico Sciascia e poi lo scrittore Leonardo Sciascia e il nome che mi si associa sempre, in maniera irreflessa, a Sciascia è quello di Federico. A parte questo, Nuzzo ha mostrato di apprezzare, bontà sua, l’articolo, facendomi anche omaggio di un suo saggio dal titolo “Il Dio di Sciascia” (Leonardo, naturalmente!). L’ho appena letto, con gusto, imparando così a conoscere meglio l’uomo, oltre che lo scrittore, e anche più in dettaglio il suo pensiero religioso. Mi ha compito, tra l’altro, la sua avversione alla Chiesa come istituzione (ma per fortuna Sciascia era pieno di contraddizioni, in perenne ricerca, anche in questo campo). Allora, gli domanda un giornalista, la Chiesa ha vanificato anche il patrimonio morale che i vangeli ci hanno donato? E Sciascia con sicurezza: “No, quello no. Il Vangelo continuerà a vivere nel cuore degli uomini che hanno cuore”. Leggere il Vangelo era per lui “una regola”, “qualcosa come dar corda all’orologio perché non lo si trovi mai fermo all’indomani”. Oggi l’orologio non si carica più, ma il Vangelo…
giovedì 19 agosto 2010
Come tuffarsi nell’acqua
L’acqua dell’isola di Krk è limpidissima e il mare sembra di cristallo. Ma non è duro come il cristallo. Vai nell’acqua ed essa si apre, ti accoglie, ti avvolge. Come tuffarsi in Dio, direbbe Jan Dobraczynski: «Vi sono misteri nei quali bisogna avere il coraggio di gettarsi, per toccare il fondo, come ci gettiamo nell’acqua, certi che essa si aprirà sotto di noi. Non ti è mai parso che vi siano delle cose alle quali bisogna prima credere per poterle capire?».
Hic sunt leones
No, questa non è l'isola di Krk, ma il territorio attraversato da p. Celso in viaggio dalla Guinea Bissau al Senegal. Scatta le foto dalla macchina perché ha paura dei leoni.
mercoledì 18 agosto 2010
Blogheggiando
Il blog parte ogni giorno… dove arriva? Ecco qualche eco.
* Grazie, P. Fabio, dei nuovi inserti blog che seguo con piacere. (Tarcisio M. Centis, Indonesia)
* Ma quante belle cose Lei scrive nel Suo blog! Volevo scrivere a Lei proprio per ringraziare perché è davvero una cosa che permette di viaggiare insieme con Lei e in certo senso incontrare le persone che Lei incontra. Le foto sono bellissime! Ha fatto un grande viaggio nel Brasile, adesso sta in Slovenia... La Sua vita è proprio piena di colori... (Lina Linelis, Lituania)
* Ho visto il suo Blog e mi a piaciuto molto, sono bellissime tutte le fotografie... Auguri perché ha conosciuto un poco il mio Brasile… (Luis Caciano, Brasile)
* Sto meditando in questi giorni il tuo articolo nell’ultimo numero di “Nuova Umanità” sul “nulla-tutto dell’amore”: è una miniera di sapienza che mi fa “passeggiare il Paradiso”. Grazie infinite. (Gusti, Svizzera)
* Ho letto l'articolo "L'umanità ha il suo codice" (segnalato sul blog: recensione del libro “La storia di Dio e la mia”). L'ho trovato molto bello e pieno di vita. Dalla Bibbia può venir fuori tutta l'umanità con i suoi mondi clarificata, così come la vedeva Chiara. Ogni frase della Bibbia è riferita a Gesù e Lui con la sua morte e resurrezione ha ricreato l'intero universo, riportandolo alla sua originaria bellezza. L'Incarnazione, che splendido mistero! Cristo, la Parola si è fatto Uomo, Gesù. Più ci si avvicina a Dio e più si è uomini, creature di Dio. Buona estate e grazie dell'articolo. (Angela Di Nunzio)
* Grazie, Fabio, di questo sincero apprezzamento per la terra friulana - di cui sono figlio -, per la sua fede, la sua cultura, per la storia, per la vita delle persone... Sentito da te ha un altro sapore... Grazie! Gigi Vidone
* E per finire la foto con la famiglia di Maja Pavol, mia alunna della Repubblica Ceca, che ho incontrato… in Brasile!
martedì 17 agosto 2010
Nel'isola di Krk
Dal Friuli alla Venezia Giulia: a Trieste mi ha accolto una famiglia amica (come le ragazze che accolsero i bersaglieri: vedi foto!), per mostrarmi le bellezze delle città, dal San Giusto al Canal Grande, dalle viuzze alla piazza che dà sul mare, la più grande del mondo (ogni città il suo primato); per narrarmi la sua tormentata storia e anche la sua vocazione ecumenica (ci sono chiese di tutti i riti e le confessioni) e la sua vocazione interculturale, crocevia di popoli e nazioni. È bello conoscere la “vocazione” di ogni città.
Ed ora eccomi nell’Istria, nell’isola di Krk, davanti a quella che una volta si chiamava Fiume, ora appartenente alla Croazia. Sono con i Carmelitani. Il più anziano, 91 anni, per farmi capire la complessità dei Balcani, mi racconta che, stando nello stesso luogo, nella sua vita ha cambiato cinque volte di Stato; ora finalmente si trova nello Stato croato e spera di morirvi, senza ulteriori traumatici cambiamenti. Continuo così a scoprire la bellezza di ogni popolo e nazione.
lunedì 16 agosto 2010
L'avventura friulana
L’avventura friulana è terminata. L’altro ieri ho continuato il mio pellegrinaggio alle origini del cristianesimo, irradiato da Aquileia in tutta la regione, in Austria, in Slovenia. Condordia Sagittaria è in Veneto ma, a due passi da Aquileia, ne era diocesi suffraganea. I resti della prima piccola chiesa testimonia l’antichità del cristianesimo in questa città. La sua crescita obbligò poco dopo a costruire una imponente basilica, che gli scavi archeologici hanno rimesso in luce sotto l’attuale chiesa. La consacrò Cromazio di Aquileia alla presenza del vescovo locale e di Ambrogio di Milano, inneggiando agli apostoli a cui la basilica veniva dedicata: «Per tutta la terra si diffuse la loro voce, e ai confini del mondo le loro parole. La voce degli Apostoli s’è diffusa realmente in ogni nazione, non solo allora, quando – ancora nel corpo mortale – annunciarono Cristo al mondo, ma anche oggi, ogni giorno si diffonde…». Poi città e castella, borghi e castelli, abbazie e palazzi, passando dalle rovine romane all’arte longobarda, dal medioevo al rinascimento. Luoghi che per me fino ad adesso non avevano alcun significato, si sono ora animati e mi rimangono in cuore. Ho percorso tutta la bella pianura coltivata, dalle lagune fino alla pedemontana con Gemona: Sesto al Reghena, Cordovado, San Vito, Spilinbergo, Valvasone, Udine, Cividale… Un’altra volta la zona alta con le Alpi.
Un Friuli che non è fatto soltanto di monumenti, ma anche di tante persone che mi hanno accolto nelle loro case, mostrato con cultura e passione le loro terre e raccontato le storie antiche, fatto assaggiare i piatti tipici.
sabato 14 agosto 2010
Assunta: aria di cielo
Si è abbassato per esaltarti.
S’è fatto piccolo per farti grande.
S’è fatto terra per farti Cielo.
Le tue carni immacolate, Maria.
Dammi le carne tue come l’hai date al Figlio.
Tu, carne della mia carne, dammi le carni tue.
In questa terra friulana non posso non vivere la festa dell’Assunta senza approfittare della compagnia del vescovo Cromazio di Aquileia che mi ricorda: «Si riunì la chiesa nella parte alta (del cenacolo) con Maria, che era la madre di Gesù, e con i fratelli di lui. Non si può, dunque, parlare di chiesa se non vi è presente Maria, la madre del Signore, con i fratelli di lui».
Ed ora… un saluto dalla mia famiglia friulana.
S’è fatto piccolo per farti grande.
S’è fatto terra per farti Cielo.
Le tue carni immacolate, Maria.
Dammi le carne tue come l’hai date al Figlio.
Tu, carne della mia carne, dammi le carni tue.
In questa terra friulana non posso non vivere la festa dell’Assunta senza approfittare della compagnia del vescovo Cromazio di Aquileia che mi ricorda: «Si riunì la chiesa nella parte alta (del cenacolo) con Maria, che era la madre di Gesù, e con i fratelli di lui. Non si può, dunque, parlare di chiesa se non vi è presente Maria, la madre del Signore, con i fratelli di lui».
Ed ora… un saluto dalla mia famiglia friulana.
venerdì 13 agosto 2010
La luce che illumina Aquileia
Il Signore definisce i suoi discepoli luce del mondo perché «illuminati da lui che è la luce vera ed eterna, a loro volta diventino luce in mezzo alle tenebre. Egli che è detto sole di giustizia, non a torto vuole che i discepoli diventino, a loro volta, luce del mondo. Per mezzo di essi infatti – al modo che il sole, con i suoi splendenti raggi, diffonde la luce dovunque – ha fatto pervenire la luce della conoscenza di se stesso nell’universo intero. Fatta brillare la luce della verità, hanno potuto far fuggire dai cuori degli uomini le tenebre dell’errore». Cristo può continuare a risplendere nel mondo «dal momento che – mediante la predicazione degli apostoli, quasi si trattasse di tanti raggi luminosi – ha fatto giungere nell’intero universo la luce della sua conoscenza».
Nella basilica di Aquileia, mi sembra di sentire echeggiare ancora queste parole del suo grande vescovo Cromazio, al tempo di sant’Ambrogio. La luce di Cristo era giunta anche nelle sue terre.
Sulle volte cripta della grandiosa basilica sono affrescate le storie delle origini della Chiesa in nel nord est dell’Italia: Pietro che manda il discepolo Marco ad Aquileia, la quarta città per importanza dell’Italia nell’impero romano; il popolo di Aquileia che presenta Ermacora a Marco che presto la invia a Roma per essere consacrato vescovo da Pietro; il ritorno di Ermacora ad Aquileia, la persecuzione, le conversioni, i miracoli, i discepoli, il martirio… Storie belle che dicono il bisogno dei nostri antichi di innestare le proprie Chiese sul fondamento apostolico e sul martirio.
La giornata piovosa non mi impedisce di visitare le antiche vestigia della città, così come Grado e la sua laguna. Mi piacerebbe vivere le parole che, ancora una volta, mi sento rivolgere da Cromazio di Aquileia: «Ci viene fatto obbligo di portare nelle nostre mani le lampade, perché per “lampada” si deve intendere il comando del Signore, oppure la luce della legge. Il fine è che, illuminati dallo Spirito Santo, brilliamo per le opere di giustizia e di fede».
giovedì 12 agosto 2010
Un saluto alla Slovenia
Il santuario di Maria aiuto dei cristiani a Brezje è la prima tappa del rientro in Italia. Potevo lasciare la Slovenia senza andare dalla sua Regina? Faccio il viaggio con p. Leopold, anima del santuario e prossimo primo santo della Slovenia, visto che questa nazione per il momento ha soltanto beati. Ci inoltriamo per una stretta valle incantata, tra i boschi, con pochi paesi di quattro casette che abbracciano la loro bella chiesa, mentre ne tengono una di scorta sopra la collina che sovrasta ogni paese. Uno di questi villaggi si chiama Špitaliž, a ricordare, anche nel nome, l’ospedale che i Benedettini, nella notte dei tempi, avevano costruito per i viandanti che percorrevano la valle. Disseminati nei campi i tradizionali essiccatoi del fieno con le loro braccia nude. Un impercettibile valico ci introduce in una valle sempre più ampia, fino a Brezje col suo bel santuario sullo sfondo delle Alpi Carnie. Mi aspetta Paolo e due focolarine. Con loro celebro la messa nella cappella della Madonna, mentre la gente continua a girarle attorno, in ginocchio. Dolcissimo il volto della Vergine, avvolto di misericordia, che ti guarda con intensità e amore.
Poco distante le grotte di Postumia. Non posso resistere alla tentazione. Dei trenta chilometri di stalattiti e stalagmiti che la natura la creato ne percorro tre soltanto, ma bastano per rimanere incantati.
Poi dritto a Lubiana per una mezz’ora di intervista alla Radio Ognjišče, cattolica, la terza radio nazionale. Infine una tranquilla passeggiata nel centro cittadino, che mi porta dritto nel Mitteleuropa. Beethoven ci ha comporto e diretto la Settima sinfonia e Paganini suonato le sue stravaganze… Ancora una tappa, il centro mariapoli, vicino a Postumia, sull’antica strada che da Vienna portava a Trieste. La casa era una stazione per il cambio dei cavalli. Ora, dopo la costruzione della ferrovia e poi dell’autostrada, l’antica via ha perduto ogni importanza; rimane famosa soltanto per il mondo dei motociclisti che amano percorrerla per provare l’ebbrezza delle sue curve. Ma almeno il piccolo villaggio torna ad essere rinomato perché la stazione per il cambio dei cavalli si è trasformata in un centro di incontri: la stalla è una grande sala da pranzo, il fienile un salone per 250 persone, la locanda… è rimasta locanda con tante stanze letto!
Poco distante le grotte di Postumia. Non posso resistere alla tentazione. Dei trenta chilometri di stalattiti e stalagmiti che la natura la creato ne percorro tre soltanto, ma bastano per rimanere incantati.
mercoledì 11 agosto 2010
La gioia della fraternità
Sono stati otto giorni intensi di comunione e di lavoro e questa sera festa, degna conclusione del nostro secondo convegno di religiosi che abbiamo avuto in questo mese in Slovenia. In pullman siamo andati su e giù per colli e valli, tra paesaggi d’incanto, in un Paese che non finisce di stupirci per tanta bellezza. Finché siamo giunti nella cantina del fratello del superiore della casa dove abbiamo tenuto il convegno. Una cena contadina, come nei tempi andati, con fisarmonica e canti popolari. La gioia sincera e semplice di una fraternità costruita in anni di assidua amicizia, di condivisione di ideali. All’orizzonte boschi e boschi, chiesette lontane, una per ogni collina, col cielo terso che si oscura lentamente e i cuore che si fondono in unità. Ultimo tocco d’affetto il regalo di un cappellino sportivo, un regalo da niente e d’un valore infinito.
martedì 10 agosto 2010
Punti di vista
Per una nota sull’incontro alla Mariapoli Faro vedi:
http://www.focolare.org/articolo.php?codart=7496&lingua=IT
Attraversando la Croazia avevo notato – e l’ho scritto sul blog – le casette modeste, indice di un tenore di vita più basso. Ieri, un religioso del Kenya, parlando di quello stesso viaggio, ci diceva che ha avuto un momento di collera nel vedere le casette della Croazia: “Perché qui casa così belle e lussuose mentre nella mia terra la gente vive in baracche costruite con pezzi di plastica?”. Stesse case, diversi punti vista: il mio lo sguardo dell’opulenza, il suo lo sguardo della miseria.
Chissà quanti punti di vista diversi nel guardare le stesse realtà…
http://www.focolare.org/articolo.php?codart=7496&lingua=IT
Attraversando la Croazia avevo notato – e l’ho scritto sul blog – le casette modeste, indice di un tenore di vita più basso. Ieri, un religioso del Kenya, parlando di quello stesso viaggio, ci diceva che ha avuto un momento di collera nel vedere le casette della Croazia: “Perché qui casa così belle e lussuose mentre nella mia terra la gente vive in baracche costruite con pezzi di plastica?”. Stesse case, diversi punti vista: il mio lo sguardo dell’opulenza, il suo lo sguardo della miseria.
Chissà quanti punti di vista diversi nel guardare le stesse realtà…
domenica 8 agosto 2010
L'amore bussa ancora alla nostra porta
“L’umano arriva dove arriva l’amore; non ha confini se non quelli che gli diamo”. Così Italo Calvino nel racconto La giornata di uno scrutatore, dove racconta la sua esperienza al Cottolengo di Torino.
A due passi dalla casa di Celje dove siamo ospiti, qui in Slovenia, vi è una delle fosse comuni dove, dopo la guerra, sono state seppellite migliaia di persone, trucidate dai comunisti. P. Leopold, che è con noi, ricorda ancora d’aver visto passare file interminabili di prigionieri. Lì non era arrivato l’amore e quindi non c’era più neppure l’umano.
L’amore è invece arrivato a Križevci, in Croazia, alla Mariapoli Faro, dove ieri abbiamo avuto la toccante testimonianza che l’unità dei popoli è possibile: lì c’erano rappresentanti di popoli che fino a pochi anni fa abbiamo visto in guerra gli uni contro gli altri. È arrivato l’amore e si sono umanizzati.
L’amore, e quindi l’umanizzazione, è arrivato anche a Kinshasa, in Congo, come mi scrive Giovanna COMI: “L'amore bussa ancora alla nostra porta. Ed ecco il piccolo Gaetano, chiamato così in memoria di P. Liuzzo. Ha due settimane di vita. La mamma ha partorito al nostro Centro e poi di notte è scappata lasciandolo a noi. Certamente è la povertà che ha portato la mamma a fare ciò. E' un bimbo bello e tranquillo. Per ora è qui da noi. Ha trovato tante mamme che lo coccolano e lo accudiscono in attesa di trovare una famiglia che lo adotti. E così ci improvvisiamo mamme, e la casa è tutta una rivoluzione tra pannolini, biberon, e vagiti, sopratutto di notte quando in pieno sonno ti sveglia e devi fare in fretta a preparare il latte. Tutti i programmi passano in secondo piano. Al primo posto c'è lui e non si discute! Capiamo così quanto amore, quanta dedizione quanto lavoro, quante notti insonne hanno vissuto per noi i nostri genitori. Quanto dobbiamo essere grati a loro in vita ed in morte. Che il Signore li benedica tutti e li consoli sempre col Suo infinito amore di Padre-Madre”.
A due passi dalla casa di Celje dove siamo ospiti, qui in Slovenia, vi è una delle fosse comuni dove, dopo la guerra, sono state seppellite migliaia di persone, trucidate dai comunisti. P. Leopold, che è con noi, ricorda ancora d’aver visto passare file interminabili di prigionieri. Lì non era arrivato l’amore e quindi non c’era più neppure l’umano.
L’amore è invece arrivato a Križevci, in Croazia, alla Mariapoli Faro, dove ieri abbiamo avuto la toccante testimonianza che l’unità dei popoli è possibile: lì c’erano rappresentanti di popoli che fino a pochi anni fa abbiamo visto in guerra gli uni contro gli altri. È arrivato l’amore e si sono umanizzati.
L’amore, e quindi l’umanizzazione, è arrivato anche a Kinshasa, in Congo, come mi scrive Giovanna COMI: “L'amore bussa ancora alla nostra porta. Ed ecco il piccolo Gaetano, chiamato così in memoria di P. Liuzzo. Ha due settimane di vita. La mamma ha partorito al nostro Centro e poi di notte è scappata lasciandolo a noi. Certamente è la povertà che ha portato la mamma a fare ciò. E' un bimbo bello e tranquillo. Per ora è qui da noi. Ha trovato tante mamme che lo coccolano e lo accudiscono in attesa di trovare una famiglia che lo adotti. E così ci improvvisiamo mamme, e la casa è tutta una rivoluzione tra pannolini, biberon, e vagiti, sopratutto di notte quando in pieno sonno ti sveglia e devi fare in fretta a preparare il latte. Tutti i programmi passano in secondo piano. Al primo posto c'è lui e non si discute! Capiamo così quanto amore, quanta dedizione quanto lavoro, quante notti insonne hanno vissuto per noi i nostri genitori. Quanto dobbiamo essere grati a loro in vita ed in morte. Che il Signore li benedica tutti e li consoli sempre col Suo infinito amore di Padre-Madre”.
sabato 7 agosto 2010
L’unità dei Balcani
Di nuovo in viaggio attraverso la Slovenia, per valli strette, lungo fiumi placidi, tra abetaie e boschi d’un verde intenso. Alla frontiera con la Croazia i controlli: usciamo dall’Unione europea. Cambio anche di paesaggio: pianure coltivate, case modeste, da poco edificate accanto alle povere casupole del tempo comunista. Tre ore e mezzo di pullman ci portano a Križevci, dove sorge la cittadella Faro. Ci siamo dati appuntamento qui con Emmaus e Giancarlo, venuti appositamente per incontrarci. Abbiamo vissuto con loro una giornata straordinaria, che segnerà la storia dei religiosi. In serata si sono raccolti membri dell’Opera da tutta la Croazia, e da altre nazione vicine, per offrirci uno spettacolo che ci ha mostrato la bellezza di tutti questi popoli così diversi tra di loro e, almeno nella Mariapoli, così uniti. Nazioni sentite appena nominare come Montenegro, Serbia, Bosnia Erzegovina, Kosovo, Moldavia, Macedonia, si sono visibilizzate in volti belli e puri, in canti intensi e festosi. Cosa può fare l’amore di Dio!
venerdì 6 agosto 2010
Bella la Slovenia...
Bella la Slovenia con i suoi boschi che la ricoprono per oltre il 50% del territorio. Bella la cittadina di Celje con le sue strade ordinate e vivaci e con la gente calma e simpatica. Bella la casa che ci ospita: il santuario di san Giuseppe del 1600, il grande convento dei Lazzaristi, la moderna casa di riposo per anziani gestita con eleganza. Qui abitava il cardinal Rodé, ora prefetto della Congregazione dei religiosi in Vaticano. La grande sala nella quale teniamo il secondo incontro, dopo quello di Unità e Carismi, è intitolata a lui. Sono giorni intensi di lavoro, ma anche di tanta gioia.
giovedì 5 agosto 2010
In cerca di perle preziose
A luglio è uscito il mio nuovo libro In cerca di perle preziose. Facciamo festa con il Vangelo di Matteo. Nella “Premessa” ho scritto:
“Quando vado in chiesa la domenica spero sempre di tornare a casa piena di gioia, di luce, di speranza, così da poter affrontare la settimana con una nuova carica di vita divina. Invece qualche volta, alla fine della messa, mi ritrovo avvilita e triste per le parole ascoltate nell’omelia”.
Anziana, non vedente, sola anche se attorniata da figlie e nipoti, mia mamma mi aveva confidato questo suo patire “Ogni domenica condividerò con te la mia lettura del Vangelo e la mia preghiera”, le risposi con slancio. Così è stato.
Domenica dopo domenica, per tre anni, sono rimasto fedele alla promessa inviando, via e-mail a chi poteva leggergliela, il mio piccolo colloquio con il Signore. Così è nato questo libro.
A sera la mamma mi telefonava, felice. I miei scritti hanno già raggiunto il loro scopo. Li pubblico nella speranza che possano dare gioia anche ad altri.
“Quando vado in chiesa la domenica spero sempre di tornare a casa piena di gioia, di luce, di speranza, così da poter affrontare la settimana con una nuova carica di vita divina. Invece qualche volta, alla fine della messa, mi ritrovo avvilita e triste per le parole ascoltate nell’omelia”.
Anziana, non vedente, sola anche se attorniata da figlie e nipoti, mia mamma mi aveva confidato questo suo patire “Ogni domenica condividerò con te la mia lettura del Vangelo e la mia preghiera”, le risposi con slancio. Così è stato.
Domenica dopo domenica, per tre anni, sono rimasto fedele alla promessa inviando, via e-mail a chi poteva leggergliela, il mio piccolo colloquio con il Signore. Così è nato questo libro.
A sera la mamma mi telefonava, felice. I miei scritti hanno già raggiunto il loro scopo. Li pubblico nella speranza che possano dare gioia anche ad altri.
mercoledì 4 agosto 2010
Benvenuti in Slovenia
Il coro e la fisarmonica folkloristica hanno accolto oggi i 62 religiosi venuti in Slovenia per il secondo incontro. Le nazioni rappresentate sono numerose: USA, Messico, Brasile, Venezuela, Paraguay, Costa d’Avorio, Kenya, Guinea Bissau, mezza Europa… Molti di più i carismi di cui siamo espressione: una Chiesa bella e variegata. Così Dio l’ha pensata. Quando Paolo parla del Corpo di Cristo lo descrive ricco di tante membra e per lui la varietà delle membra è data proprio della ricchezza dei carismi. Che triste un corpo fatto solo di testa e di un corpo amorfo, senza distinzioni di membra… Oggi si è resa presente anche la “testa”: è venuto a salutarci il vescovo di Celje.
martedì 3 agosto 2010
Volete andarvene anche voi?
Abbiamo concluso l’incontro delle redazioni internazionali di “Unità e Carisma”. Un lavoro intenso che ha portato, tra l’altro, a identificare le tematiche per i numeri del 2011. Il primo numero sarà dedicato alla situazione in cui vive la Chiesa oggi. Ed ecco la mia piccola riflessione:
Sant’Eugenio inizia la regola dell’Oblati con le parole: “La Chiesa, splendida eredità del Salvatore… è devastata crudelmente”. Allora Pio VII veniva fatto prigioniero da Napoleone e portato in esilio. Oggi non si è arrivati a tanto, ma la magistratura degli Stati Uniti vorrebbe portare in giudizio Benedetto XVI. Gli attacchi alla sua persona sono senza esclusione di colpi e, forse mai come adesso, almeno dai tempi di Pio IX, è stato tanto vilipeso. Più ancora è la Chiesa come tale a subire un forte calo di credibilità. Il fattore pedofilia, in essa presente come purtroppo in tante famiglie e in ogni ambito sociale, è stato enfatizzato oltre ogni limite. Certe operazioni economiche disinvolte, di dubbia legalità, da parte di ecclesiastici, lasciano sgomenti. Le campagne mediatiche e le derisioni spaziano su ogni campo. La conseguenza è la disaffezione per la Chiesa da parte di tanti cattolici un po’ in tutta Europa e l’abbandono della pratica religiosa. “Gli ecclesiastici si comportano male – sembra essere il ragionamento di tanti –, quindi via dalla Chiesa”. Come se la Chiesa coincidesse con la sua Gerarchia! Non siamo noi cristiani, tutti, di ogni vocazione, Chiesa e responsabili della Chiesa? Una situazione simile dovrebbe suscitare un più profondo senso di corresponsabilità, un’adesione più sentita, un impegno a testimoniare un cristianesimo vivo e coerente, il coraggio di entrare nelle strutture per offrire il proprio contributo a risanare le piaghe della Chiesa? Dovremmo sentire rivolta a noi la domanda di Gesù: “Volete andarvene anche voi?”.
Cosa possiamo fare, in concreto, davanti alla “Sposa di Cristo, devastata crudelmente”?
Riconoscere e accettare che gli uomini di Chiesa portano il loro tesoro prezioso in vasi di argilla. Senza rassegnazione e senza presunzione. Noi cristiani non siamo migliori degli altri, ma non rinunciamo a voler essere coerenti con il Vangelo, e dopo ogni sbaglio confidiamo nella grazia del perdono e nell’opportunità che ci viene offerta di ricominciare.
Non appoggiarci sulle alleanze con il potere ricordando la logica diversa proposta da Gesù, quella del “tra voi non sia”, quella del “piccolo gregge”. Ritrovare la semplicità evangelica delle colombe, dei bambini del Regno dei cieli, degli agnelli mandati in mezzo ai lupi, senza temere nulla, sapendo che perfino i capelli del nostro capo sono contati. Senza ricercare il prestigio, né riporre la fiducia su strumenti o sicurezze umane; senza bramare le ricchezze, fidandoci di più della provvidenza di un Padre che ha cura di tutti i suoi figli.
Ritrovare una maggiore compattezza attorno al Papa, senza fanatismi e senza limitarci ad una comunione verticale, ma dilatata su tutte le componenti ecclesiali, unite tra loro, senza contrapposizioni, invidie, egemonie.
Non cercare sicurezza in un ritorno al passato, ma avere il coraggio di andare avanti nell’apertura dialogica con gli uomini e le donne di ogni cultura e tendenza, senza ripiegamenti o inutili nostalgie, credendo in quanto di buono e di bello Dio ha seminato ovunque. La Chiesa non sarà mai pienamente se stessa e perde la capacità di rinnovarsi, se smette di spalancarsi sul mondo e se non tiene accesa la fiamma della missione.
Sant’Eugenio inizia la regola dell’Oblati con le parole: “La Chiesa, splendida eredità del Salvatore… è devastata crudelmente”. Allora Pio VII veniva fatto prigioniero da Napoleone e portato in esilio. Oggi non si è arrivati a tanto, ma la magistratura degli Stati Uniti vorrebbe portare in giudizio Benedetto XVI. Gli attacchi alla sua persona sono senza esclusione di colpi e, forse mai come adesso, almeno dai tempi di Pio IX, è stato tanto vilipeso. Più ancora è la Chiesa come tale a subire un forte calo di credibilità. Il fattore pedofilia, in essa presente come purtroppo in tante famiglie e in ogni ambito sociale, è stato enfatizzato oltre ogni limite. Certe operazioni economiche disinvolte, di dubbia legalità, da parte di ecclesiastici, lasciano sgomenti. Le campagne mediatiche e le derisioni spaziano su ogni campo. La conseguenza è la disaffezione per la Chiesa da parte di tanti cattolici un po’ in tutta Europa e l’abbandono della pratica religiosa. “Gli ecclesiastici si comportano male – sembra essere il ragionamento di tanti –, quindi via dalla Chiesa”. Come se la Chiesa coincidesse con la sua Gerarchia! Non siamo noi cristiani, tutti, di ogni vocazione, Chiesa e responsabili della Chiesa? Una situazione simile dovrebbe suscitare un più profondo senso di corresponsabilità, un’adesione più sentita, un impegno a testimoniare un cristianesimo vivo e coerente, il coraggio di entrare nelle strutture per offrire il proprio contributo a risanare le piaghe della Chiesa? Dovremmo sentire rivolta a noi la domanda di Gesù: “Volete andarvene anche voi?”.
Cosa possiamo fare, in concreto, davanti alla “Sposa di Cristo, devastata crudelmente”?
Riconoscere e accettare che gli uomini di Chiesa portano il loro tesoro prezioso in vasi di argilla. Senza rassegnazione e senza presunzione. Noi cristiani non siamo migliori degli altri, ma non rinunciamo a voler essere coerenti con il Vangelo, e dopo ogni sbaglio confidiamo nella grazia del perdono e nell’opportunità che ci viene offerta di ricominciare.
Non appoggiarci sulle alleanze con il potere ricordando la logica diversa proposta da Gesù, quella del “tra voi non sia”, quella del “piccolo gregge”. Ritrovare la semplicità evangelica delle colombe, dei bambini del Regno dei cieli, degli agnelli mandati in mezzo ai lupi, senza temere nulla, sapendo che perfino i capelli del nostro capo sono contati. Senza ricercare il prestigio, né riporre la fiducia su strumenti o sicurezze umane; senza bramare le ricchezze, fidandoci di più della provvidenza di un Padre che ha cura di tutti i suoi figli.
Ritrovare una maggiore compattezza attorno al Papa, senza fanatismi e senza limitarci ad una comunione verticale, ma dilatata su tutte le componenti ecclesiali, unite tra loro, senza contrapposizioni, invidie, egemonie.
Non cercare sicurezza in un ritorno al passato, ma avere il coraggio di andare avanti nell’apertura dialogica con gli uomini e le donne di ogni cultura e tendenza, senza ripiegamenti o inutili nostalgie, credendo in quanto di buono e di bello Dio ha seminato ovunque. La Chiesa non sarà mai pienamente se stessa e perde la capacità di rinnovarsi, se smette di spalancarsi sul mondo e se non tiene accesa la fiamma della missione.
lunedì 2 agosto 2010
Il castello di Celje
Il castello di Celje domina la città ed è a due passi dal luogo del nostro convegno. Costruito nella seconda metà del XII secolo, ha raggiunto la sua attuale configurazione alla fine del 1300, quando i duchi di Celje divennero principi. Da qui tre donne sono partite per diventare regine in varie parti d’Europa.
domenica 1 agosto 2010
“Unità e carismi” in congresso
Le redazioni delle otto edizioni di “Unità e carismi” sono di nuovo insieme, per il tradizionale incontro annuale. L’occasione per valutare l’andamento della rivista, per programmare i prossimi numeri, ma soprattutto per riflettere insieme sulla vita della Chiesa e della vita religiosa. Ma è anche un incontro che rinsalda un’amicizia che ci lega ormai da tanti anni. Siamo 23 persone da mezza Europa, Stati Uniti, Brasile, un bozzetto di “carismi” diversi e insieme “uniti” dall’amore vicendevole, proprio la realizzazione del programma della rivista: “Unità e carismi”, o “Carismi in unità”, secondo il titolo in altre lingue.
Vale la pena dare uno sguardo al sito della rivista: http://www.cittanuova.it/index.php?idsito=3
Vale la pena dare uno sguardo al sito della rivista: http://www.cittanuova.it/index.php?idsito=3
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