domenica 19 ottobre 2025

50 anni fa Eugenio de Mazenod beato

19 ottobre 1975. Come oggi, 50 anni fa il 19 ottobre era domenica, la giornata mondiale delle missioni, Anno Santo.

Come oggi san Paolo VI proclamava beato Eugenio de Mazenod. Lo definì “Appassionato di Cristo e dedicato totalmente alla Chiesa”. Continuò invitando ad ascoltare il suo appello a lasciarsi invadere dallo Spirito di Pentecoste: “Questo Pastore e questo Fondatore, autentico testimone dello Spirito Santo (…), rivolge un richiamo fondamentale a tutti i battezzati, a tutti gli apostoli di oggi: lasciatevi invadere dal fuoco della Pentecoste e conoscerete l’entusiasmo missionario!”.

È bello rivivere questo centenario qui a Aix, dove sant’Eugenio è nato e dove è nata la sua opera dei Missionari Oblati di Maria Immacolata. Ed è bello riviverlo con Oblati di tutto il mondo, viva testimonianza della missionarietà degli Oblati.

sabato 18 ottobre 2025

L'anno santo a Aix

I nostri laici sono straordinari. Hanno organizzato la celebrazione dell’anno santo per le persone che frequentano la cappella degli Oblati, la chiesa della Missione.

Siamo partiti dalla porta della cattedrale ed abbiamo fatto tre momenti intensi di preghiera e di meditazione: prima al battistero, poi davanti alla cappella del roveto ardente e infine davanti all’altare della Madonna della speranza.

Un pomeriggio di profonda spiritualità.



venerdì 17 ottobre 2025

La bellezza della Famiglia oblata

 

La foto non mi è venuta molto bene perché ognuno dei quattro sembra essere per conto proprio. Invece questi quattro amici sono stati fantastici. Ci hanno raccontato come a Aix vive il gruppo dei laici della Famiglia oblata e ognuno di loro ha condiviso la propria esperienza: come ha conosciuto gli Oblati, come è entrato a fare parte della famiglia, come vivono la vita oblata.

Mi tornano alla mente le parole dell’Esortazione postsinodale Christifideles laici: «...gli stessi fedeli laici pos­sono e devono aiutare i sacerdoti e i religiosi nel loro cammino spirituale e pastorale» (n. 63). Se in altri tempi, come documenta la storia, sono stati soprattutto i religiosi a creare, nutrire spiritual­mente e dirigere forme aggregative di laici, oggi possono essere i laici a coinvolgere i religiosi e anche ad aiutarli nel loro cammino spirituale e pastorale. La comunione e la reciprocità nella Chiesa non sono mai a senso unico.

giovedì 16 ottobre 2025

La gioia di un padre per il figlio

A Marsiglia per seguire il cammino di sant’Eugenio. Abbiamo iniziato dalla chiesa di san Ferréol, sul porto. In una cappella c’è la tomba di famiglia, dal 1500, con tanto di stemma! Ultimo sepolto è il nonno di Eugenio

Nel mio romanzo sulla vocazione di sant’Eugenio mi immagino che appena sbarca a Marsiglia va subito sulla tomba di famiglia e promette agli antenati che rifarà grande il casato…

In questa stessa chiesa tornerò regolarmente anni dopo, per incontrare ogni mese il vecchio p. Magy per discernere con lui la propria vocazione. Deve proprio diventare prete? Alla fine p. Magy gli scrive: «Sono inutili ulteriori esami, la tua vocazione è luminosa come il sole in pieno meriggio nel giorno più sereno».

Vi tornò anni dopo con i suoi Missionari di Provenza per predicare la missione cittadina, nel 1820. Parlava ogni giorno alla gente nella chiesa, in provenzale, cominciando alle 6 del mattino, prima che iniziasse il lavoro. Gli ascoltatori erano gente semplice, marinai, pescatori, pescivendole… Alle 4 del mattino c’era la fila ad aspettare che aprissero la chiesa.

Di quella missione non ha lasciato niente di scritto perché troppo preso dalla gente: l’ascolto, le confessioni, le visite alle famiglie... Sappiamo però tanto sia dai giornali, sia soprattutto dalle lettere che il padre di Eugenio scriveva al fratello Fortunato che stava a Aix. Carlo Antonio de Mazenod era rientrato in Francia due anni prima, dopo ventisette anni di esilio in Italia. Si era fermato in un modesto appartamento a Marsiglia perché non poteva certo andare a Aix, dove non aveva più casa, la moglie si era divorziata e l’attendevano solo i creditori. Naturalmente durante quella memorabile missione non mancava di essere presente in chiesa a sentire suo figlio. Una volta, al termine della predica, la gente scoppiò in un applauso che non finiva più. Allora il povero vecchio non potette trattenersi e a una donna che aveva vicino disse tutto orgoglioso: “Quello è mio figlio!”. La donna lo abbracciò di slancio… Forse fu la sola consolazione di quegli ultimi difficili anni. Soltanto il fratello Fortunato, ogni mese, andava a trovarlo, nessun’altro della famiglia.

Poteva essere orgoglioso di quel figlio. Aveva seguito la processione finale della missione. Una grande croce, che dovette essere portata da 16 uomini tanto era pesante, iniziò la processione dalla chiesa sul porto e attraversò tutta la città parata a festa. Durò sei ore, fino a quando giunse di nuovo al porto dove la croce venne caricata su un barcone assieme alla banda musicale, attraversò il porto, e fu accolta dal vescovo dall’altra parte del porto e piantata alle Accoules.

Sono tornato a vedere la casa dove il presidente della corte dei conti di Aix (ormai aveva dimenticato da tempo quel titolo!) aveva il suo piccolo appartamento e dove è morto il 20 ottobre 1829, l’anno stesso che aveva seguito la missione.

«Che bella morte! – ricorderà anni dopo sant’Eugenio. Quanta pazienza, quanta rassegnazione, quanta devozione alla Beata Vergine, quanta pietà! Fui io ad amministrargli il sacramento dell'estrema unzione. Con quanta fede rispondeva a tutte le preghiere! Stavo adempiendo a un dovere molto doloroso per la mia natura, ma molto consolante su piano spirituale, esortandolo fino all'ultimo respiro. Quanto apprezzò tutto ciò che il buon Dio mi diede la forza di dirgli! "Abbi cura della mia povera anima, mio ​​buon figlio", mi disse. Quando non ne potevo più, uscivo un momento nel vestibolo per dare sfogo ai miei singhiozzi. Poi tornavo, sostenuto dalla grazia del mio santo ministero, per continuare le mie brevi ma continue esortazioni. Mai ho parlato a un morente con più unzione. Mi sembrava che con ogni parola elevassi mio padre a un grado di gloria nell'eternità. Godeva molto delle mie parole, o meglio dei sentimenti che il buon Dio mi ispirava. Conservò la conoscenza, fino al suo ultimo respiro. Mi aveva confidato che non aveva passato un solo giorno della vita senza invocare la Beata Vergine e che non aveva mai voluto leggere un libro contro la religione, eppure la sua giovinezza era stata tempestosa. Oh! santa fede, quale tesoro per un'anima che la custodisce!».

mercoledì 15 ottobre 2025

Quella dolce letterina alla regina Maria Amelia...

Gli abitanti di Marsiglia avevano accettato a malincuore la Rivoluzione di Luglio del 1830, che aveva portato sul trono di Francia Luigi Filippo. Per questo il re decise di privare la città della ferrovia e della stazione. Il vescovo de Mazenod sapeva quanto la ferrovia fosse importante, persino indispensabile, per lo sviluppo della città. Difese dunque la sua città e scrisse al re chiedendogli di cambiare opinione. Il re si rifiutò di tornare sulla sua decisione.

Allora il vescovo scrisse alla regina Maria Amelia, che conosceva da oltre 40 anni. Una bella lettera, cordiale, ricordando gli anni giovanili, quando insieme, a Palermo, passeggiavano per i giardini, prendevano il gelato… Una letterina disinteressata e gentile… Alla fine un post-scritto: Non potrebbe mettere una buona parola con suo marito per la questione della ferrovia a Marsiglia…?

Non si sa perché, ma il re cambiò idea. La ferrovia passò per Marsiglia e il municipio, in segno di gratitudine, invitò il vescovo Eugène de Mazenod a benedire la stazione e le prime dieci locomotive l'8 gennaio 1848. Poiché non esisteva alcuna preghiera per la benedizione delle locomotive, egli creò da zero un rituale per l'occasione e padre Lacordaire, che assistette alla cerimonia, espresse la sua ammirazione per la liturgia preparata dal prelato. (Per la verità non benedì proprio tutte le locomotive: saltò quella a cui avevano dato il nome di Lucifero. Il vescovo era buono e misericordioso, ma benedire Lucifero…).

Un aneddoto, un piccolo aneddoto in una storia meravigliosa che ci siamo raccontati oggi sul vescovo Eugenio de Mazenod, un vescovo che aveva a cuore gli interessi, non solo spirituali, della sua gente. In una città nella quale, durante il suo episcopato, la popolazione triplicò, egli seppe moltiplicare le opere sociali, come case per anziani, ospedali, scuole, casa popolari... prestando grande attenzione ad ogni questione che riguardasse il benessere materiale dei suoi diocesani e lo sviluppo industriale di Marsiglia, tempestando in mille modi il prefetto e il governo. Si dice che quando Eugenio morì, il prefetto esclamò: Finalmente, non se ne poteva più! (Intanto, durante il colera del 1837 sindaco e prefetto avevano abbandonato la città e il vescovo, per due mese, fu il solo a organizzare i soccorsi, fino a dispensare i monasteri dalla clausura papale - non ne aveva alcun diritto! – perché anche loro potessero ospitare i malati…)


martedì 14 ottobre 2025

Un giardino sempre magnifico

 

Intervista di Lorenzo Russo

Il Movimento dei Focolari e i religiosi, un legame che ha origine all’inizio della storia del Movimento: una fitta trama di relazioni fra Chiara Lubich – fondatrice dei Focolari – e consacrati di varie famiglie religiose. Una schiera di donne e uomini donati a Dio attraverso le più variegate spiritualità che hanno ispirato e affiancato Chiara nei primi anni del Movimento. Tutto questo viene raccontato nel libro dal titolo Un magnifico giardino. Chiara Lubich e i religiosi (1943-1960) a cura di Padre Fabio Ciardi ed Elena Del Nero.

Partiamo dal titolo: “Un magnifico giardino”. Ce lo potete spiegare?

Elena Del Nero: “L’immagine evocativa, usata da Chiara Lubich già nel 1950, si riferisce alla Chiesa, nella quale, nel tempo della storia, sono fioriti i diversi carismi. Ciascuno di essi è prezioso nella sua particolare bellezza, radicata nella parola evangelica che l’ha ispirato, eppure, insieme, compongono un’armonia di sfumature, che arricchisce e illumina la Chiesa”.

Il libro si compone di una ricostruzione storica e di una riflessione teologico-ecclesiale. Cosa comprendono?

Elena Del Nero: “La ricostruzione storica si concentra solo su due decenni, dalla nascita dei Focolari nel 1943 al 1960, perché si tratta di anni molto ricchi e densi di documenti e contenuti per il tema preso in esame. La lettura teologico-ecclesiale spazia invece in una dimensione temporale più estesa, dilatando lo sguardo fino alla lettura più recente del magistero. In questo modo, ci sembra, il panorama proposto risulta più ampio e accurato”.

La figura dei religiosi quindi c’è sempre stata nell’Opera di Maria, fin dalla sua nascita. Qual è il senso della presenza dei religiosi nel Movimento?

P. Fabio Ciardi: “Ravvivare l’unità nella Chiesa, in risposta alla preghiera di Gesù: ‘Che tutti siano uno’ (Gv 17,21), era l’ideale al quale Chiara Lubich si sentiva chiamata. Il suo Movimento continua questa grande missione di promuovere tra tutti la comunione e l’unità. Che unità sarebbe se mancassero i religiosi? Essi esprimono la ricchezza carismatica della Chiesa, tengono viva l’esperienza dei grandi santi. Chiara ha voluto coinvolgerli nella sua ‘divina avventura’, come ha voluto coinvolgere tutte le persone, di tutte le vocazioni”.

Che beneficio hanno avuto i religiosi e i loro ordini nel dialogo con Chiara Lubich e la spiritualità dell’unità dei Focolari?

P. Fabio Ciardi: “Fin dalle origini, religiosi di ordini diversi sono stati attratti dalla freschezza evangelica testimoniata da Chiara e dei primi membri del nascente Movimento, che li riportava alla radicalità della loro scelta: avvertivano un nuovo amore per la propria vocazione, la comprendevano in maniera più profonda, si sentivano coinvolti in una comunione che richiamava loro la prima comunità cristiana descritta negli Atti degli apostoli”.

Che effetto ha avuto su Chiara Lubich la vicinanza dei religiosi fin dall’inizio del Movimento?

P. Fabio Ciardi: “La loro presenza si è rivelata provvidenziale per Chiara, perché ha permesso di confrontarsi con le grandi spiritualità cristiane apparse lungo la storia; un confronto che l’ha aiutata a capire in maniera più profonda la sua stessa vocazione, arricchendola con la comunione dei santi. ‘Via via sembra – scrive pensando ai santi di cui i religiosi sono testimoni – si siano accostati alla nostra Opera per incoraggiarla, illuminarla, aiutarla’. Da una parte il rapporto con i santi conferma certi aspetti della vita dell’Opera di Maria. Dall’altra il confronto con la loro vita e le loro opere mostra tutta l’originalità di questa nuova contemporanea opera di Dio”.

La presenza dei religiosi nei Movimenti ecclesiali è fonte di arricchimento reciproco? O si rischia di creare caos e perdita di identità?

P. Fabio Ciardi: “Nessuna ingerenza nella vita delle famiglie religiose. Chiara Lubich ha scritto che si accosta ad esse ‘in punta di piedi’, nella consapevolezza che esse sono ‘opere di Dio’, e con quel profondo amore che fa scoprire in ognuna di esse ‘la bellezza e quel qualcosa di sempre attuale’ che custodiscono. Nello stesso tempo essa è consapevole di un contributo che è chiamata a svolgere: ‘Noi dobbiamo soltanto far circolare fra i diversi Ordini l’Amore. Si devono comprendere, capire, amare come Si amano [tra di loro] le Persone della Trinità. Fra essi c’è come rapporto lo Spirito Santo che li lega, perché ognuno è espressione di Dio, di Spirito Santo’. È in questa circolazione della carità che ogni religioso approfondisce la propria identità e può dare un suo contributo specifico all’unità”.

In conclusione, perché leggere questo libro? A chi raccomandarlo?

“Perché racconta una pagina di storia meravigliosa che fa comprendere la bellezza della Chiesa. Non è un libro per soli religiosi. È un libro per chi vuol scoprire una Chiesa tutta carismatica”.

 

lunedì 13 ottobre 2025

Piccola sorella Maddalena ad Aix

Suor Paola Francesca, postulatrice della Piccola sorella Maddalena, ha allestito, nella casa di Aix, uno “Spazio memoria” dedicato alla fondatrice delle Piccole sorelle di Gesù. L’inaugurazione avverrà il 13 novembre, ma oggi ho avuto l’opportunità di una prima personale!

Che meraviglia! Sia per l’allestimento, sobrio e fine, sia soprattutto per la figura straordinaria di Piccola sorella Maddalena che risplende in tutta la sua bellezza.

Dovrei pubblicare le tante foto che go fatto alla mostra, perché possa continuare a parlarmi...

Ha vissuto a Aix dal 1914 al 1928, un periodo tragico per la guerra e per la morte di due fratelli, la sorella, il padre… fino a lasciarla sola con la mamma.

Aix, anni più tardi, è poi stata la culla della sua opera, grazie anche all’appoggio del vescovo della città. A lui scriveva nel 1940:

«Per favore, mi dia una casa per le mie future novizie. Me la dia ad Aix-en-Provence, che amo tanto, perché lì ho lavorato duramente e sofferto molto. Conosco le pietre di ogni sua strada. Me la dia a qualche chilometro dalla città, non troppo lontano. Vorrei abituare le Piccole Sorelle alla dura vita di campagna. Avranno un vecchio carro e un mulo per fare le commissioni... In solitudine, per prepararle al silenzio del deserto e soprattutto non su un percorso di tram o di pullman... Con tanti alberi e tanto verde, per riposare gli occhi bruciati dal calore del sole del Sahara... Con i campi, affinché le Piccole Sorelle possano guadagnarsi da vivere lavorando la terra. Non troppo ricco, perché non sarebbe adatto alle Piccole Sorelle di Fratel Carlo di Gesù, ma nemmeno troppo vecchio, per non dover fare subito grandi riparazioni. Sono troppo esigente, Signore... ma Tu hai detto: "Se avete fede quanto un granello di senape, sposterete le montagne”. Quindi vengo a Lei con una fede che potrebbe smuovere tutte le montagne della terra...».
C’era una casa che faceva proprio al caso, quella abitata dagli Oblati che volevano fondarvi uno juniorato agricolo... Passò alle giovani suore.

La prima stanza dell’esposizione è dedicata all’incontro tra Suor Maddalena e Mons. Provenchères: ci sono ancora i mobili del giorno del loro primo incontro. 

Lungo la scala che porta al primo piano le foto di lei da giovane. 

Poi la storia della sua vocazione e dello sviluppo della sua opera, fino alla sua ultima visita a Aix, poco prima di patire. 

Il percorso termine nella stanzetta nella quale abitava…





Poche foto, poche didascalie… quanto basta per cogliere il grande dono di Dio.