venerdì 17 gennaio 2025

Carlos Andrade: il verbo amare oggetto di studio

Carlos Andrade ha raggiunto il titolo di professore “emerito”. La sua lezione magistrale è stata davvero tale. Quando verrà pubblicata vale la pena leggerla. Ripercorre il suo itinerario di autentico teologo, più che di professore.

Bella la laudatio del prof. Larrañaga, che tra l’altro ha detto: «Carlos, come i grandi pensatori che non si lasciano intimidire dalle grandi domande, ha preso come oggetto di studio il mistero dell'amore, o forse, meglio, il mistero di amare, sì, del verbo amare. Ogni verbo ha il suo soggetto e nel verbo amare c'è più di un soggetto. Lì, in quel preciso campo, si è mosso nostro fratello Carlos, lasciando da parte, senza cancellarli, il sostantivo e i sostantivi, per dare priorità al verbo... amare. Padre Carlos vuole dirci cosa intende con l’affermazione biblica “Dio è amore”. La sfida è grande, e per grandi pensatori».

Ha concluso con un ringraziamento che facciamo nostro: «Grazie, Padre Carlos per il dono della tua vita, per la tua cordiale caparbietà, per aver voluto farci intravedere ciò che già crediamo di sapere, ma forse senza adeguata passione».

giovedì 16 gennaio 2025

Noi missionari siamo fatti cosi...

“Noi missionari siamo fatti cosi: il partire è una normalità; an dare una necessità, domani le strade saranno le nostre case; se sa remo costretti ad ancorarci in una casa la trasformeremo in una strada: a Dio”.

È una delle più famose frasi del beato p. Mario Borzaga. Ma forse non tutti sappiamo che l’ha scritta in una lettera del 18 maggio 1957 alla sorella Lucia.

Stasera l’abbiamo rivista su zoom assieme a Paolo Damosso che ci hanno raccontato ancora una volta – ed è sempre nuovo – di p. Mario.

mercoledì 15 gennaio 2025

P. Jean Drouart, chi lo ricorda ancora?


P. Jean Drouart, chi lo ricorda ancora? Un grande Oblato. Sulla rivista “Oblatio” pubblico lo schema di un ritiro che ha dato verso la fine della vita. Questo mi ha offerto l’occasione di ripercorrere il suo cammino.

Nato il 16 agosto 1911 in Francia, emise i voti temporanei il 15 agosto 1929, rinnovati anche durante il servizio militare in Siria (1933). Interessanti le note redatte dal suo superiore poco dopo l’ordinazione sacerdote a Roma il 14 luglio 1935:

«Padre Drouart (...) è un lavoratore assiduo, sempre di buon umore; ha modi educati, veste in modo pulito e senza fronzoli: un gentiluomo; energico, gentile, calmo, piacevole: buon carattere; intelligenza superiore alla media, acuta, penetrante; si esprime facilmente con un linguaggio corretto, chiaro, semplice; giudizio giusto ed equilibrato, tatto nei rapporti; grande spirito di fede, pietà sincera e profonda; compagno pieno di premura e delicatezza; è molto stimato ed esercita una grande influenza sui suoi compagni, un'influenza che sa rimanere discreta; modello di regolarità e di sottomissione; è un ottimo religioso; soggetto d'élite».

Durante la guerra del 1939-1945 fu mobilitato e internato in Germania. Nel 1947 fu chiamato a Roma come Superiore dello Scolasticato Internazionale. Trascorse praticamente il resto della sua vita alla casa generalizia: superiore dello Scolasticato dal 1947 al 1954, assistente generale dal 1953 al 1966, segretario della segreteria informativa nel 1967-1972. Per un breve tempo è stato maestro dei novizi a Sarita, in Texas, (1972-1973) e ha trascorso il resto della vita viaggiando come animatore spirituale per ritiri, sessioni di studio, esercizi spirituali, soprattutto nei noviziati e negli scolasticati della Congregazione.

Sempre in viaggio, da un Paese all'altro - parlava francese, inglese, italiano, spagnolo, tedesco, portoghese e polacco -, comunicava il suo entusiasmo con la massima semplicità e un grande spirito di preghiera. La sua pazienza e la sua resistenza sembravano illimitate.

Morì l'11 novembre 1989. Nell'omelia, padre Ernest Ruch delineò tre caratteristiche del padre: «La prima immagine è quella sonora: è la risata schietta e risonante del Padre... La seconda immagine è quella di due occhi che ti guardano con una franchezza quasi ingenua, con una gentilezza disarmante, e allo stesso tempo con una fermezza radicata nella certezza della fede. C'era in quello sguardo la continua meraviglia di un bambino, l'entusiasmo della giovinezza e tutta la saggezza di una grande maturità frutto di preghiera... Terza immagine: padre Drouart durante la meditazione del mattino o la preghiera della sera. Immobile, senza un libro, senza una parola, in ascolto del Signore. È da qui che traeva la sua gioia, la sua saggezza e la sua instancabile gentilezza e disponibilità. Nella sua guida spirituale non mancava mai di sottolineare l'importanza fondamentale della contemplazione silenziosa».

martedì 14 gennaio 2025

La luna fedele

Sono partito presto questa mattina.
La luna s’era appena alzata
e già m’aspettava
appoggiata all’orizzonte.

Torno stasera e d’improvviso
la ritrovo dall’altra parte del cielo,
mi aspetta ancora!

Mi ricorda qualcuno
che sempre m’aspetta.






lunedì 13 gennaio 2025

A che serve una Regola?

 

In genere quando leggo un libro salto, l'introduzione, perché mi piace avere il contatto diretto col testo. Leggo il libro e poi, eventualmente, quando già sono entrato nella realtà del libro, vado a leggere l'introduzione. Ecco: la Regola di una famiglia religiosa è un'introduzione al Vangelo; per cui a me piace subito leggere il Vangelo e poi andare a leggere l'introduzione, la regola. Se uno compra un libro e si ferma all'introduzione ha perso il cento per cento del libro. Così una regola è una spiegazione del Vangelo, un'introduzione nel Vangelo: la regola ti accompagna perché tu possa entrare dentro la realtà del Vangelo; quindi, è un assurdo dare tanto valore alla regola e poi dimenticarsi a cosa serve la regola.

Dopo il Concilio c'è stato un grande lavoro per rinnovare le regole, gli statuti. Si è impiegato moltissimo tempo: commissioni, studi... e poi alla fine, dopo tutto questo lavoro, la regola esce e la si mette nel cassetto. Questo è un rischio molto grosso. Non mi pare che oggi ci sia una supervalutazione della regola, anzi, c'è una dimenticanza della regola. Noi oblati di Maria Immacolata, nel 2026, faremo 200 anni dall'approvazione pontificia della nostra regola e già da adesso abbiamo cominciato a metterci in attenzione della regola, a riprenderla in mano, a rileggerla, a commentarla fra di noi, a comunicarci che cosa ci dice. Mi sembra che sia importante riprendere in mano la regola.

Ne ho parlato in una intervista per l'Università Popolare Mariana...

domenica 12 gennaio 2025

Dalla culla alla croce

 

Finito il tempo di Natale iniziato il Tempo durante l’anno e ci incamminiamo verso la Pasqua. La tradizione parla del cammino “dalla culla alla croce”.

Emma non ne sa nulla né della teologia, né degli scritti di san Paolo della Croce in merito, né dell’opera musicale di Mario Incudine che si intitola proprio “Dalla culla alla croce”… Eppure, mentre celebravo la messa, senza che nessuno le dicesse niente, è andata a briglia sciolte con la fantasia e ha dipinto la sua interpretazione teologica. Tra la culla e la croce ha frapposto un grande cuore. Davvero è un percorso tutto d’amore.

Possiamo far nostra questa interpretazione e intraprendere il cammino di questo periodo guidati dall’amore.

sabato 11 gennaio 2025

È stato bello...

È stato bello raccontare la storia dell’obelisco. È stato bello spiegare il significato del chiostro. È stato bello raccontare le storie di san Giovanni Battista e di san Giovanni evangelista e di lasciare che i bambini andassero a scoprire le loro statue nella basilica. È stato bello mostrare l’antica cattedra del Papa e quella attuale, sulla quale si siede per prendere possesso del suo ufficio. È stato bello indicare le reliquie della tavola sulla quale Gesù ha celebrato l’ultima cena e quella sulla quale Pietro celebrava qua a Roma. È stato bello attraversare insieme la Porta santa…

È bello stare con i bambini e raccontare cose belle…