Sul sito di Città Nuova è apparso, quale strenna di Natale, l’alfabeto matto! Lo si può leggere gratis scaricando l’app, alla sezione Allegati.
Buona lettura!
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A Santa Maria a Vico ho visto due minuscoli vicoletti (qui di chiamano "vico"... siamo o non siamo a Santa Maria a Vico?), intitolati a due Oblati molto diversi l’uno dall’altro.
P. Gaetano Drago è
stato assistente generale, ha girato il mondo, era un artista, uno scrittore…
Beh, si merita un vicolo con 20 numeri civici, dal quale si intravede la
cappella dell’Assunta e il campanile della chiesa.
P. Saverio di Nunzio è invece un Oblato umile, semplice, un
pastore buono come il pane, che ha saputo farsi amare. Si contenta di un
vicoletto stretto stretto con 12 numeri civici.
Siamo in provincia di Caserta, in una vallata circondata da colline dominate a nord dal Monte Maggiore, con davanti la fertile pianura della Terra del lavoro. Una cittadina modesta, 2000 abitanti, con abitazioni a due piani fiancheggiate da piccoli orti. Al tempo dell’imperatore Augusto, Calpurnio Fabato vi aveva costruito una grande villa che, in onore della figlia Camilla, aveva intitolato “Villa Camilliana”.
Testimoni dell’antica religiosità, quattro belle chiese e quattro oratori. Il Conservatorio delle Monache di S. Elisabetta ‑ meta di frequenti visite di S. Alfonso de Liguori che confessava nell’annessa chiesetta ‑ fu requisito nel 1870 con l’unificazione dell’Italia e divenne sede delle scuole elementari. Nel 1905 fu ceduto dal Comune alle Suore adoratrici di Casoria. Per secoli il paese ha dato numerose vocazioni sacerdotali e religiose, tra cui tre vescovi.
Nelle vicinanze si apre la grotta di S. Michele, ricca di
stalattiti e stalagmiti. Conserva affreschi della fine del secolo XV o inizi
del XVI. Nella frazione di Leporano, borgo medioevale di un centinaio di
abitanti, su una collinetta sassosa, circondato da secolari ulivi, si trova un
santuario dedicato alla Madonna ad rotam montium, tra i più antichi
santuari mariani d’Italia.
Questa sera, proprio a Camigliano, ho presentato il libro con la storia di p. Armando Messuri, davanti alla nipote, al sindaco, al parroco e tutte le "autorità", al "popolo": tutti…
Per la prima volta vedo questo paese con i suoi 2.000 abitanti, la casa di p. Armando, le viuzze, la bella chiesa dove è stato battesimali e dove ha celebrato la prima messa… Tornerò con calma
Il Vangelo di Matteo si apre con la genealogia di Gesù: «Genealogia di
Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo». Una genealogia che va a
ritroso, invece che in avanti, come avviene ad esempio nell’analoga genealogia
di Adamo che indica i suoi successori: Gesù non ha discendenti, perché la
storia ha raggiunto in lui il suo compimento, la fine e il fine.
Niente di più arido di una lista di nomi, per lo più
completamente ignoti. In genere quando si legge la Bibbia tendiamo a saltare di
pari passo le lunghe liste di genealogie, come quelle del Libro dei Numeri che
prendono addirittura sei interi capitoli. Se poi guardiamo attentamente la
sequenza di nomi proposti da Matteo rimaniamo a dir poco perplessi. Abituati al
rigore scientifico e storiografico, come possiamo accettare una simile
schematizzazione che scandisce la sequenza in 3 gruppi di 14 generazioni?
Ancora più problematica se la confrontiamo con la genealogia offerta dal Vangelo
di Luca che con quello di Matteo ha in comune soltanto due nomi.
Nell’antichità, soprattutto tra i popoli d’Oriente, era un
genere letterario diffuso e importante. Costituiva l’archivio familiare, la
memoria collettiva, che conservava gelosamente i ricordi del passato. Come a
veglia, dopo cena, si ripetevano le gesta degli antenati, così se ne
tramandavano i nomi di generazione in generazione. Le genealogie non erano
documenti di anagrafe, servivano a ricordare le origini gloriose della famiglia
o a dimostrare un’ascendenza regale, l’appartenenza a un popolo. In questo senso
la genealogia di Matteo è “scientifica” perché serve a dimostrare che Gesù è il
Messia davidico e che discende da quell’Abramo che è padre di tutte le genti.
Anche la genealogia di Luca è “scientifica” perché dimostra che Gesù è il
Figlio di Dio, è il documento di identità di Gesù: figlio di David, figlio di
Abramo, figlio di Dio.
A Marino questa mattina ho tenuto un incontro di
spiritualità… e proprio su questa pagina del Vangelo di Matteo, mostrando tutta la ricchezza e la bellezza di questa genealogia
È il titolo del propria storia scritta da Gabri Fallacara. Un racconto affascinante.
Appare una donna disponibile, sempre pronta a cambiare lavoro, occupazione, città, Nazione... segno di una profonda libertà interiore.
Il frutto? Una donna risolta, realizzata.
Questa sera a Grottaferrata presentazione del libro al quale ho avuto l’onore e la gioia di apporre la mia introduzione…
“Nell’amore è importante saper
amare. Ne erano convinti gli antichi parlando di “Ars amandi” – l’arte
dell’amare di cui è molto utile conoscere alcune regole. Una di esse è
l’attenzione all’altro per indovinare ciò che è davvero un bene per lui e
coglierne i particolari.
In questo modo l’amore si fa
concreto ed esprime la prossimità, la tenerezza, l’attenzione all’altro. Vicinanza,
compassione, tenerezza... non sono sentimenti, ma ispirazioni dello Spirito
Santo tradotte in gesti concreti, come si è soliti volersi bene in una
famiglia, tra fratelli e sorelle. Sono atti di fraternità che si gustano, che
riscaldano e che possono attrarre gli altri, poiché rispondono alle aspirazioni
più profonde dell’umanità.”
Brava Kasia!
Ho trascritto soltanto queste poche parole della bella relazione che
oggi ci ha offerto al convegno del Claretianum, parlando di "Amarsi con il cuore. I rapporti nella comunità". Ho lasciato a lei uno dei miei corsi:
non potevo trovare miglior successore.
«Il nostro cuore è inquieto…»: che cosa sta a cuore alla vita consacrata oggi?
Bel titolo per il convegno annuale del Claretianum,
ricco, come sempre di relazioni, testimonianze…
Accanto alla parola "cuore", mi piacerebbe apparisse la parola con-cordia, oppure ac-cordo.
È importante
che i cuori si sostengano a vicenda, si uniscano, lavorino insieme, non si
sentano mai soli.