mercoledì 17 dicembre 2025

Non una teoria ma un'esperienza

Questa mattina ritiro alla comunità oblata di Santa Maria a Vico, ricordando la missione che Dio ci ha affidato attraverso sant’Eugenio. 

Il carisma che con lui condividiamo, è racchiuso in una parola all’inizio della Regola: «insegnare chi è Gesù Cristo». Con questa missione il Salvatore ci chiama a collaborare con lui, a continuare la sua opera. Ma per insegnare chi è Gesù Cristo prima occorre naturalmente imparare chi è Gesù Cristo. Ed ecco allora la seconda Regola: «Per essere cooperatori del Salvatore, [gli Oblati] si impegnano a conoscerlo più intimamente, a immedesimarsi con lui, a lasciarlo vivere in loro» (C 2). Tre verbo straordinari, da meditare uno per uno.

La fede cristiana non è una teoria o una filosofia, un credo astratto, ma l’incontro personale con Cristo; l’annuncio cristiano non è propaganda, ma la comunicazione di un’esperienza per coinvolgere altri nella medesima esperienza.

Il primo annuncio cristiano è stato quello di Maria Maddalena. Il giorno di Pasqua non dà agli apostoli riuniti in cenacolo il grande annuncio: “Il Signore è risorto!”. Dice piuttosto: “Ho visto il Signore”: l’ha incontrato nel giardino. Trasmette un'esperienza! Lo stesso fanno gli apostoli una volta che torna Tommaso, assente al momento della venuta del Risorto. Non gli annunciano che il Signore è risorto, ma: “Abbiamo visto il Signore”: l’avevano visto arrivare nel cenacolo. Condividono un’esperienza. E la prima Lettera di Giovanni: “Vi annunciamo la Vita”. Come? Raccontando un’esperienza diretta con Gesù: “Ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita; (…) quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi”. Con la stessa forza si esprime Paolo. Pur vivendo in un tempo ormai lontano da quello di Gesù, anche lui può gridare: «Non ho visto Gesù, nostro Signore?» (1 Cor 9, 1).

Per annunciare Gesù occorre conoscerlo sempre più intimamente, immedesimarsi con lui, lasciarlo vivere in noi…

martedì 16 dicembre 2025

L’alfabeto matto da Città Nuova


 

Sul sito di Città Nuova è apparso, quale strenna di Natale, l’alfabeto matto! Lo si può leggere gratis scaricando l’app, alla sezione Allegati.

Buona lettura!



lunedì 15 dicembre 2025

Toponomastica oblata


 
A Camigliano la via principale del paese è dedicata a p. Armando Messuri, il cittadino che più si è distinto.

A Santa Maria a Vico ho visto due minuscoli vicoletti (qui di chiamano "vico"... siamo o non siamo a Santa Maria a Vico?), intitolati a due Oblati molto diversi l’uno dall’altro. 

P. Gaetano Drago è stato assistente generale, ha girato il mondo, era un artista, uno scrittore… Beh, si merita un vicolo con 20 numeri civici, dal quale si intravede la cappella dell’Assunta e il campanile della chiesa.



P. Saverio di Nunzio è invece un Oblato umile, semplice, un pastore buono come il pane, che ha saputo farsi amare. Si contenta di un vicoletto stretto stretto con 12 numeri civici.



domenica 14 dicembre 2025

Camigliano, dove inizia la nostra storia

Siamo in provincia di Caserta, in una vallata circondata da colline dominate a nord dal Monte Maggiore, con davanti la fertile pianura della Terra del lavoro. Una cittadina modesta, 2000 abitanti, con abitazioni a due piani fiancheggiate da piccoli orti. Al tempo dell’imperatore Augusto, Calpurnio Fabato vi aveva costruito una grande villa che, in onore della figlia Camilla, aveva intitolato “Villa Camilliana”.

Testimoni dell’antica religiosità, quattro belle chiese e quattro oratori. Il Conservatorio delle Monache di S. Elisabetta ‑ meta di frequenti visite di S. Alfonso de Liguori che confessava nell’annessa chiesetta ‑ fu requisito nel 1870 con l’unificazione dell’Italia e divenne sede delle scuole elementari. Nel 1905 fu ceduto dal Comune alle Suore adoratrici di Casoria. Per secoli il paese ha dato numerose vocazioni sacerdotali e religiose, tra cui tre vescovi.

Nelle vicinanze si apre la grotta di S. Michele, ricca di stalattiti e stalagmiti. Conserva affreschi della fine del secolo XV o inizi del XVI. Nella frazione di Leporano, borgo medioevale di un centinaio di abitanti, su una collinetta sassosa, circondato da secolari ulivi, si trova un santuario dedicato alla Madonna ad rotam montium, tra i più antichi santuari mariani d’Italia.

La nostra storia è iniziata qui il 14 Luglio 1902, quando nasce Armando Eraclio Carmine Messuri...

Questa sera, proprio a Camigliano, ho presentato il libro con la storia di p. Armando Messuri, davanti alla nipote, al sindaco, al parroco e tutte le "autorità", al "popolo": tutti… 

Per la prima volta vedo questo paese con i suoi 2.000 abitanti, la casa di p. Armando, le viuzze, la bella chiesa dove è stato battesimali e dove ha celebrato la prima messa… Tornerò con calma  




sabato 13 dicembre 2025

E la Parola si è fatta carne

Il Vangelo di Matteo si apre con la genealogia di Gesù: «Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo». Una genealogia che va a ritroso, invece che in avanti, come avviene ad esempio nell’analoga genealogia di Adamo che indica i suoi successori: Gesù non ha discendenti, perché la storia ha raggiunto in lui il suo compimento, la fine e il fine.

Niente di più arido di una lista di nomi, per lo più completamente ignoti. In genere quando si legge la Bibbia tendiamo a saltare di pari passo le lunghe liste di genealogie, come quelle del Libro dei Numeri che prendono addirittura sei interi capitoli. Se poi guardiamo attentamente la sequenza di nomi proposti da Matteo rimaniamo a dir poco perplessi. Abituati al rigore scientifico e storiografico, come possiamo accettare una simile schematizzazione che scandisce la sequenza in 3 gruppi di 14 generazioni? Ancora più problematica se la confrontiamo con la genealogia offerta dal Vangelo di Luca che con quello di Matteo ha in comune soltanto due nomi.

Nell’antichità, soprattutto tra i popoli d’Oriente, era un genere letterario diffuso e importante. Costituiva l’archivio familiare, la memoria collettiva, che conservava gelosamente i ricordi del passato. Come a veglia, dopo cena, si ripetevano le gesta degli antenati, così se ne tramandavano i nomi di generazione in generazione. Le genealogie non erano documenti di anagrafe, servivano a ricordare le origini gloriose della famiglia o a dimostrare un’ascendenza regale, l’appartenenza a un popolo. In questo senso la genealogia di Matteo è “scientifica” perché serve a dimostrare che Gesù è il Messia davidico e che discende da quell’Abramo che è padre di tutte le genti. Anche la genealogia di Luca è “scientifica” perché dimostra che Gesù è il Figlio di Dio, è il documento di identità di Gesù: figlio di David, figlio di Abramo, figlio di Dio.

A Marino questa mattina ho tenuto un incontro di spiritualità… e proprio su questa pagina del Vangelo di Matteo, mostrando tutta la ricchezza e la bellezza di questa genealogia



venerdì 12 dicembre 2025

Il coraggio di rischiare

È il titolo del propria storia scritta da Gabri Fallacara. Un racconto affascinante. 

Appare una donna disponibile, sempre pronta a cambiare lavoro, occupazione, città, Nazione... segno di una profonda libertà interiore.

Il frutto? Una donna risolta, realizzata.

Questa sera a Grottaferrata presentazione del libro al quale ho avuto l’onore e la gioia di apporre la mia introduzione…



giovedì 11 dicembre 2025

Vicinanza

“Nell’amore è importante saper amare. Ne erano convinti gli antichi parlando di “Ars amandi” – l’arte dell’amare di cui è molto utile conoscere alcune regole. Una di esse è l’attenzione all’altro per indovinare ciò che è davvero un bene per lui e coglierne i particolari.

In questo modo l’amore si fa concreto ed esprime la prossimità, la tenerezza, l’attenzione all’altro. Vicinanza, compassione, tenerezza... non sono sentimenti, ma ispirazioni dello Spirito Santo tradotte in gesti concreti, come si è soliti volersi bene in una famiglia, tra fratelli e sorelle. Sono atti di fraternità che si gustano, che riscaldano e che possono attrarre gli altri, poiché rispondono alle aspirazioni più profonde dell’umanità.”

Brava Kasia!

Ho trascritto soltanto queste poche parole della bella relazione che oggi ci ha offerto al convegno del Claretianum, parlando di "Amarsi con il cuore. I rapporti nella comunità". Ho lasciato a lei uno dei miei corsi: non potevo trovare miglior successore.