Tre pensieri a partire dal Vangelo della festa:
1. Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio
del Dio vivente».
Pietro vive la C 2 della Regola degli Oblati (è uno dei
nostri primi padri! I nostri primi padri, diceva sant’Eugenio, sono gli
apostoli…): «Gli Oblati si impegnano a conoscere Gesù più intimamente…».
A ognuno è richiesta una conoscenza-esperienza personale
sempre più profonda, in crescita costante. La conoscenza che Pietro ha di Gesù in
quel momento non è ancora completa, tanto da essere rimproverato perché non
pensa come lui; gli rimane da vivere un’altra parte della C 2: «Gli Oblati si
impegnano… a immedesimarsi con lui, a lasciarlo vivere in loro».
Per arrivare alla vera conoscenza di Gesù Pietro deve passare
attraverso la prova…
2. E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di
Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è
nei cieli».
La conoscenza di Gesù avviene soltanto attraverso “rivelazione”:
è un dono di Dio. Lo stesso per l’apostolo Paolo: «Quando Dio, che mi scelse
fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia, si compiacque di
rivelare in me il Figlio suo…» (Gal 1, 15). «Nessuno può dire: “Gesù è
Signore!” se non sotto l’azione dello Spirito Santo» (1Cor 12, 3).
Lo si conosce davvero soltanto nell’intimità della
preghiera, nella contemplazione…
3. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra
edificherò la mia Chiesa…».
Pietro riconosce Gesù e Gesù riconosce Pietro. La conoscenza
di Gesù illumina la conoscenza di noi stesso, ci riconosciamo in lui: «Cristo,
che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore
svela anche pienamente l'uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima
vocazione» (Gaudium et spes, 22).
Comprendo appieno la mia vocazione, ossia la mia identità, nel
rapporto personale con Gesù: lo conosco, sono da lui conosciuto, mi conosco…