giovedì 2 ottobre 2025

La gioia incontenibile del pellegrino

Saint-Laurent-du-Verdon, un paesetto perduto tra le colline della Provenza e le basse Alpi Marittime, immerso tra boschi e terre coltivate, campi di lavanda, rocce vive, silenzi infiniti.

Un paese di case di pietra, poche, tenute uniti da un paio di strade strette che percorrono pochi metri prima di perdersi nella campagna. Una ottantina gli abitanti. Parecchi l’hanno scelto come luogo di riposo, soprattutto per l’estate.

Il paese è dominato dal castello. Costruito all’inizio del 1600, fu acquistato dal nonno di sant’Eugenio nel 1730, assieme alle terre, diventando la sede del suo titolo nobiliare. Confiscato dalla Rivoluzione francese, fu ricomprato dalla nonna di sant’Eugenio, così che questi poté tornare ad essere signore di Saint-Laurent-du-Verdon. Quando, ventenne, tornò dall’Italia, la mamma lo mandò proprio a Saint-Laurent, a fissarvi la residenza, in maniera da trovare un giovane contadino del posto che lo sostituisse nel servizio militare; costava molto meno che ad Aix. Così il povero Eugenio – era il 1803 –, che veniva dal bel mondo di Palermo, si trovò solo, in mezzo alla campagna, tra contadini poveri e ignoranti. Per mesi si annoiò da morire, come scriveva in italiano al padre rimasto a Palermo: “Non ne posso più, carissimo papà; son morto di noia e di malinconia... Questo Paese non mi confà”. Che ci faceva da solo, con i suoi vent’anni, confinato in mezzo ai campi, tra pochi contadini. Sognava le sale dei palazzi di Aix, con le musiche, i balli, le belle ragazze, le conversazioni brillanti… I mesi non gli passavano mai.

Vi tornò quindici anni dopo, nell’agosto 1818. Faceva caldo, come fa caldo nel mezzo dell’estate nel sud della Francia. Ma in quelle aperte campagne sulle colline dell’Alta Provenza, in mezzo a un mare di girasoli, quando la sera si leva leggera la brezza, pare d’essere nel posto più bello del mondo. 

Questa volta era diverso. Aveva con sé la mamma, la sorella, due giovani amici fidati. Era lì per riposare, ma soprattutto per mettere a punto le Regole della società di missionari a cui da poco aveva dato vita, i Missionari di Provenza. Nella quiete della grande e fresca stanza nella quale si rifugiava, scriveva, scriveva… Articolo 1, articolo 2, articolo 3, articolo 4... Gliele bastarono quattro per sentirsi già stretto. Aprì allora una parantesi e si inventò un “nota bene”, così da poter finalmente scrivere quello che voleva, senza preoccuparsi del taglio giuridico. Otto anni più tardi, quando andrà a Roma per fare approvare dal papa la nuova regola, quel “nota bene” divenne l’introduzione alla Regola, la “Prefazione”. Da allora – attraverso i molteplici cambiamenti avvenuti nella regola in questi 200 anni – la “Prefazione” è rimasta lì, intatta, a custodire il cuore della sua ispirazione.

Oggi siamo andati a visitare quel castello dove è nata la nostra regola: un autentico pellegrinaggio. Il castello è ormai diviso in 17 appartamenti, compresa la cappella, con altrettanti proprietari, quasi tutti pensionati inglesi. Il frantoio dell’olio, dietro il castello, è un albergo. I residenti ci hanno accolto con grande festa e ci hanno fatto visitare l’interno.

Poi la messa nella ciesa del paese… e lì siamo stati presi da una gioia incontenibile…



mercoledì 1 ottobre 2025

La dolcezza di Charles e di Thérèse

1° ottobre, inizia il mese missionario ed è la festa di santa Teresa di Lisieux, patrona delle missioni, grazie agli Oblati!

https://fabiociardi.blogspot.com/2013/10/perche-teresa-di-lisieux-e-patrona.html

Non sarà mica un caso che gli Oblati siano nati proprio in un Carmelo!

Leggo con gioia uno scritto del suo contemporaneo, Charles de Foucauld, in perfetta linea con la “piccola via” di Teresa:

“Praticate la dolcezza nei pensieri, allontanando, cacciando come ispirazioni del diavolo ogni pensiero di amarezza, di durezza, rigidità, violenza, rabbia, rancore, antipatia, giudizi severi su coloro che non vi sono affidati; accogliete, nutrite pensieri dolci, teneri, amorevoli, pensieri di simpatia, bontà, riconoscenza...”.

martedì 30 settembre 2025

Un'esperienza nuova (per me)

Siamo un piccolo gruppo, ma provenienti da tante parti del mondo, come mostra la carta geografica che oggi abbiamo posto ai piedi dell’altare con tanti piccoli lumi quanti siamo noi, posti sui rispettivi Paesi.

Saremmo dovuti essere di più, ma alcuni non hanno ottenuto il visto per entrare in Francia...

Ma perché sono qua a Aix?

Il Capitolo generale del 1986, come quello del 1980, avevano pensato che sarebbero state necessarie delle sessioni di rinnovamento a livello internazionale. Così finalmente il nuovo superiore generale, p. Marcello Zago, mandò un gruppo di nove Oblati ad Aix – io allora ero il più giovane – con il mandato di preparare un progetto di formazione permanente e vedere se la casa si prestava a questo scopo. Stemmo nella casa di fondazione, che allora non era bene sistemata come lo è adesso, anzi..., dal 28 novembre al 2 dicembre 1988. Proponemmo dunque un progetto che fu poi sottoposto al Consiglio generale e approvato.

Si tratta di un programma di formazione permanente, aperto a tutti gli Oblati che abbiano già trascorso alcuni anni di vita apostolica. Poi si è aperto anche ai laici che condividono il carisma oblato e agli Istituti nati dagli Oblati. Permette ai partecipanti di tornare alle fonti del carisma e di rivedere alla sua luce la propria esperienza. Si svolge in un contesto di preghiera, riflessione e condivisione fraterna. Un ritiro di 15 giorni fa parte del programma delle sessioni. Dal 1990 al 2019, sono state condotte 54 sessioni rivolte agli Oblati per un totale di 740 partecipanti. Il Convid ha fatto sospendere i corsi, ma poi sono ripresi… I corsi si danno nelle diverse lingue: inglese, spagnolo, polacco, tedesco... quello attuale è in francese.

Si tratta di una autentica "esperienza" – per questo si chiama "Esperienza de Mazenod" – in cui i partecipanti sono invitati a sperimentare il carisma oblato piuttosto che a studiarlo, anche se naturalmente lo studio è incoraggiato. 

È la prima volta che svolgo il compito di animatore dell’Esperienza… Speriamo…

lunedì 29 settembre 2025

Quella bella Maddalena...

Il chiostro degli Oblati si presta a molte iniziative: mostre, concerti, incontri i più vari… In questi giorni ha ospitato un mercatino delle anticaglie, detto anche svuota soffitte! C’era di tutto! E il ricavato questa volta andava per le missioni degli Oblati.

Ho acquistato per un prezzo irrisorio un dipinto firmato M. Mireus, che riproduce un anonimo di fine ‘800 che copia il “Compianto” di Fra Bartolomeo (1400-1500). Dunque la copia di una copia, ma è un oggetto molto fine. 

Mi è particolarmente caro perché un’altra simile riproduzione è nella sacrestia della casa generalizia, ma soprattutto perché la Maddalena prende tutta la sua parte e dimostra l’amore particolare che aveva per Gesù: un vero modello per tutti noi.


domenica 28 settembre 2025

Le radici del futuro

Incontro dei membri dell’Opera della regione, da Nizza a Marsiglia… Giornata intensa, con un centinaio di persone, la maggior parte della terza età. Ma nella “stanza” accanto, ossia nella stessa cittadina di Saint Maximin, nello stesso tempo si teneva un incontro con un migliaio di boy scouts. Giovani e anziani siamo tutti nella stessa “casa”, e la Chiesa va avanti!

Non so cosa si sono detti i giovani boy scouts, ma quello che si sono detti gli anziani è stato di grande profondità: esperienza di peso, una vita vissuta con perseveranza, affrontando mille prove e difficoltà… Una testimonianza sincera, di valore, che assicura le radici per il futuro.




sabato 27 settembre 2025

Un legame di pietra tra Aix e Roma


La nostra casa di Aix è in via Italia, ossia la via che porta in Italia, che altro non è che la via Aurelia. Anche la casa generalizia di Roma è in via Aurelia, una strada dunque che lega le due comunità.

C’è un altro legame fisico: una pietra!

Quando si doveva iniziare la costruzione della casa generalizia a Roma, ebbero la felice idea di venire ad Aix per prendere una pietra staccandola della chiesa della Missione, dove sono nati gli Oblati, e di usarla come prima pietra per la nuova casa. Vennero dunque a Aix p. Servel e p. Drago, rispettivamente economo generale e assistente generale.

Il Codice storico della casa generalizia, in data 21 maggio 1949, scrive: “Posa della prima pietra. Questa mattina, grande cerimonia sul cantiere della Villa Pacelli (il luogo della famiglia del papa Pacelli dove sarebbe sorta la casa generalizia). Tutti gli Oblati di Roma… sono andati in via Aurelia per assistere alla posa della prima pietra della nuova costruzione. Per creare un legame concreto tra il nuovo edificio e la prima casa della Congregazione, siamo andati a Aix a prendere la pietra di fondazione nella nuova casa generalizia. Certo l’aspetto della pietra di Aix non è così splendente come il marmo nel quale sarà inserita. Essa, posta in quel punto, costituirà comunque un ricordo della povertà che presiedeva le nostri origini così da alimentare costantemente l’ideale che ci deve animare. Essa porta una semplice data: “OMI. DIE 21 MAIJ MCMIL”. Sarà posta nel pilastro principale di quella che sarà la cappella, in modo che chiunque entra, la vedrà subito sul pilastro di destra più vicino alla porta”.

Abbiamo ancora le foto della benedizione di quella prima pietra da parte del superiore generale, p. Leo Deschâtelets.

Anche il codice storico della comunità di Aix riporta l’evento, anche se parla solo di p. Servel e non nomina p. Drago.

“16 marzo 1949. Questa mattina, verso le 11.00, è arrivato il M.R.P. Servel, economo generale; viene a cercare una pietra della nostra chiesa per portarla a Roma: sarà la prima pietra quando il monumento della casa generale si alzerà dal suolo; si è voluto così unire la casa madre e la culla della nostra Congregazione".

Non è bello questo legame simbolico e insieme concreto?

venerdì 26 settembre 2025

Vieni e seguimi


 

Riguardo al blog dell’altro ieri (dicevo che lo Spirito Santo è sempre all’opera e non si stanca mai di fare ascoltare la voce di Gesù: “Vieni e seguimi”), mi è giunto il seguente commento:

“Vieni e seguimi”: che fascino questi due semplici verbi di Gesù...
hanno dato una svolta alla vita di tanti... ieri come oggi...”.