L’inaugurazione dell’anno accademico del
Claretianum è sempre un momento di festa, ritrovarsi insieme, valutare l’anno
passato, proiettarsi verso nuovi traguardi, ascoltare buona musica (quest’anno
la canzone napoletana)! E poi il saluto sempre caloroso del Rettore dell’Università
e, non ultimo, la prolusione, questa volta affidata al cardinale João  Braz  De  Aviz. Mi è piaciuto soprattutto quanto ha
detto sulla sinodalità della Chiesa, e sui molti risvolti che ha anche per il
nostro mondo accademico e della vita consacrata. Solo due parole dal suo discorso:
“Sinodo
è il nome della Chiesa”, una formula che riprende un detto di Giovanni
Crisostomo, richiamato da Papa Francesco nel suo discorso del 17 ottobre 2015,
nel cinquantesimo anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi: “Chiesa e sinodo sono sinonimi” perché la
Chiesa non è altro che “il camminare insieme” del Popolo di Dio sui sentieri
della storia incontro a Gesù risorto che viene. 
Il
“camminare insieme” (sinodalità) è più ampio e articolato di quello della
“collegialità”. Quest’ultimo (la collegialità) infatti, si riferisce a un
esercizio di governo nella Chiesa (il collegio 
episcopale in comunione con il Papa, il vescovo di Roma). La sinodalità,
invece è il camminare insieme dell’intero
Popolo di Dio che in sé comprende e attiva l’esercizio articolato dei
diversi carismi e ministeri, esercitati secondo lo spirito e il metodo della
comunione e del reciproco servizio alla missione.
La
preferenza della Costituzione Dogmatica Lumen Gentium, del Concilio, per la
categoria Popolo di Dio (cf. n.12) esplicita l’uguale dignità dei membri della
Chiesa in virtù del battesimo: tutti figli e figlie di Dio e, per questo, in
Gesù, fratelli e sorelle.
Tra
le altre conseguenze rilevanti viene in evidenza l’essenziale natura di “communio”
che caratterizza l’evento ecclesiale, e manifesta la corresponsabilità di tutti
i cristiani, membri del Popolo di Dio.
Nessun commento:
Posta un commento