Qualche volta accompagna una persona a Roma. Le porta pacchi
e valigie, aspetta con pazienza in piedi tutto il tempo voluto dall’altro, e
sempre con grazia. “Dovere!”.
Rialza da terra un bambino spaurito e in lacrime e lo porta
alla mamma un po’ lontana, magari tenendolo in braccio e accarezzandolo finché la
mamma non abbia finito un lavoro urgente.
Si priva della frutta per portarla ai bambini e racconta
loro delle novelle per tenerli buoni.
Se accompagna una persona anziana o sofferente, le dà delicatamente
il braccio, va piano per non stancarla, fermandosi di tanto in tanto, portando
lui stesso quanto necessario. Porta il tabacco ai vecchi, si presta a cercare gli
oggetti smarriti…
È il padre buono. Anzi, per tutti è semplicemente “il
missionario”: lo chiamano così.
Giorno di festa. Ha terminato la terza messa in campagna.
Naturalmente non aveva preso nulla con sé da mangiare. Una famiglia amica lo
invita in casa e la signora gli prepara una tazzina di caffè con un uovo con
tre cucchiaini di zucchero. Per quanto sbatta, l'uovo non cresce. C'è poco
zucchero, pensa la signora: e giù un altro cucchiaino di zucchero, poi un altro
e un altro ancora, fino a sette. Senza fretta, p. Armando, un cucchiaino dopo
l'altro, centellina il preparato, come per meglio gustarlo. Il suocero mette lo
zucchero nel suo caffè: al primo sorso fa una smorfia e chiede alla nuora:
“Cosa ci hai messo?”. Distrattamente aveva vuotato nella zuccheriera un pacchetto
di sale raffinato!... Piovono i rimproveri e lui si intromette a scusare con
una pietosa bugia: “Per me andava benissimo; altre volte l'ho preso così, in
alta Italia”.
Era fatto così p. Armando. Sì… è p. Armando Messuri.
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