La
teologia prima di essere la scienza di Dio come oggetto è la scienza di Dio
come soggetto, è la rivelazione che Gesù fa di sé, del Padre e dello Spirito
Santo. Il luogo di insegnamento e di apprendimento è la comunità dei discepoli.
Quella storica, innanzitutto, quella che Gesù si è formato chiamando alla sua
sequela, e poi quella che prosegue nella Chiesa, che giunge fino alla nostra
università.
Per
“imparare la teologia” occorre diventare discepoli di Gesù e camminare dietro a
lui, mettersi alla sua scuola, assimilarne la sapienza, imitarlo negli
atteggiamenti profondi che rivelano quell’agape divina che egli è venuto a
comunicare, fino a formare la sua comunità.
I
Dodici vivendo insieme al Maestro e camminando con lui ne comprendevano il
mistero. «Per via interrogava i suoi discepoli» circa la propria identità e lui
spiegava...
Gesù dava anche lezioni di ripetizione: «Quando
entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla
parabola. E disse loro: “Così neanche voi siete capaci di comprendere?”» (Mc 7, 17), «A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su
questo argomento» (Mc 10, 10)....
Anche
l’insegnamento sulla dinamica di vita comunitaria – sull’ecclesiologia? – è
legato a momenti ed episodi circostanziati, concreti, che mostrano i disaccordi
e i contrasti di questa prima comunità. L’insegnamento di Gesù non è astratto,
ma circostanziato, frutto della concreta dinamica dei rapporti. Dopo che per
via hanno discusso tra di loro su chi fosse il più grande, egli insegna che
nella sua comunità «se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il
servo di tutti» (Mc 9, 35). Alla richiesta da parte di Giacomo e
Giovanni di sedere alla destra e alla sinistra di Gesù nel regno futuro e alla
reazione di indignazione da parte degli altri dieci, contrappone un modo di
agire in netto contrasto con quello dei capi delle nazioni e dei grandi che
dominano e hanno il potere (cf. Mc 10, 34-45). Lavando i piedi mostra in
modo plastico lo stile che deve assumere la sua comunità (cf. Gv 13, 15-16).
Sono,
in sintesi, alcune delle cose che ho detto al seminario che abbiamo tenuto all’Università
Salesiana sabato scorso. Erano presenti una quarantina tra professori e
studenti, in rappresentanza di 10 Università e Istituti superiori di Roma. Poi
ho posto alcune domande:
Se
questa è la scuola di Gesù, non potrebbe essere così anche la “scuola” delle
nostre Università? Come rinnovare insieme la scelta di Dio, come vivere
concretamente e insieme il Vangelo, comunicarci le esperienze ed essere davvero
discepoli attorno all’unico Maestro e avviarci a una vera spiritualità di
comunione…? Occorre “Ripartire da
Cristo”, per usare il titolo di un documento della Congregazione per la
vita consacrata, dallo stare insieme con lui, con una scelta esplicita,
condivisa.
Faceva
parte dell’insegnamento integrale del Maestro lo “stare” con lui, la
condivisione totale della sua vita e della sua missione, la condivisione anche
dell’operato di ciascuno (cf. Lc 10, 17), il riposo vissuto insieme (cf.
Mc 6, 31). Come rendere tutto questo parte integrante della nostra formazione
universitaria, perché non rischi di rimanere soltanto intellettuale?
Faceva
parte dell’insegnamento del Maestro anche la lettura degli eventi
contemporanei. Non soltanto di quanto accadeva all’interno della comunità
diveniva oggetto di insegnamento, ma anche di quanto avveniva attorno: la vista
di un cieco nato (cf. Gv 9), l’uccisione di un gruppo di Galilei nel
tempio, la morte di diciotto persone per caduta della torre di Siloe (cf. Lc
13, 1-6)...
Ricordo
con gratitudine i miei studi a Torino, quando con i professori commentavamo
regolarmente gli eventi politici, gli interventi del Magistero, le notizie dal
mondo... Era un esercizio d lettura dei “segni dei tempi”. Ricordo una
mattinata intera passata nell’aula magna dell’Università Lateranense a
riflettere assieme su un discorso a braccio che Paolo VI aveva fatto nella
basilica condividendo le sue preoccupazioni...
Come
fare perché la vita della società nella quale viviamo entri nell’Università,
sia letta con la sapienza del Vangelo, e dall’Università la gioia del Vangelo
si irradi sulla società?
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