Ignazio e Anna mi
raccontano del terrore vissuto durante la “crisi”, quando tutto attorno alla
sua casa si sparava all’impazzata. Sono dovuti scappare a Dschang con i nove
figli; sei sono rimasti in città. Ignazio, muratore, non ha più lavoro e ha
preso a coltivare la terra con moglie e figli…
Trovo due uomini
lungo la strada, intenti a portare legname. Depongono il fardello e per prima
cosa mi aggiustano il cappello che non è posizionato
Poi due ragazzini,
uno si chiama Niccolò, che portano anche loro sulla testa un po’ di legna…
Cammina cammina
giungo al palazzo del Fon, silenzioso e avvolto dalla nebbia. Non oso entrare.
Mentre inizio la
via del ritorno mi sento chiamare ma non vedo nessuno. Finalmente dalla
boscaglia spunta un uomo che mi saluta con calore. Non permette assolutamente
che torni a piedi alla missione, gli devo concedere l’onore di accompagnarmi.
Prende la moto e mi chiede di salire. Passiamo per sentieri impervi, fuori
dalla strada principale; mi sembra di andare sulle montagne russe. Nelle
discese spegne il motore e lo riaccende quando ricominciano le salite. Così ho
modo di conoscere altri paesaggi…
Nel pomeriggio il fratello del Fon, Chif Aloisius, ci porta a palazzo e ci mostra le varie corti: c’è anche il posto dove potrei venire come Nkem Nkong quando il Fon raduna il suo popolo. Ricordo quanto venni nel 1987. Il Fon era a lavorare nei campi; avvertito venne di corsa. Non aveva abiti regali, ma il portamento era regale! Gli regalai una bella penna… Poi venni qui nel 2009, in occasione del dialogo con le religioni tradizionali, e quella volta che accoglienza! Oggi il palazzo è voto. Incontriamo una sola signora, una delle mogli del Fon di allora, seduta davanti alla sua casa, intenta a preparare la cena…
Il 5 gennaio 2009
scrivevo nel diario:
«Al Palazzo Reale di Fonjumetaw la nostra delegazione
viene introdotta nella sala del trono. Il fon è molto amichevole, anche se il
cerimoniale è solenne e preciso, qui come altrove. Ricordo che 22 anni fa, in
questa stessa stanza, avevo incontrato suo padre. Segue il corteo del fon con i
suoi dignitari, preceduti da due suonatori di corno e campane, fino alla grande
sala dove si tiene l’incontro. Il fon sale sul suo trono e ci dona un tema
bellissimo sulla religione africana e la preghiera nella vita del popolo
Bangwa. (…) Dopo questo momento in uno dei cortili iniziano le danze,
un’autentica esplosione di gioia. Infine il pranzo servito nel solito stile. Alle
due scendono le nebbie: è il saluto del cielo, spiega il fon».
Il Chif Aloisius ci
conduce poi nel luogo segreto, nell’intrico della foresta, dove il Fon e il suo
consiglio si riuniscono per prendere le decisioni: è come un tuffo nel mondo
ancestrale di questi popoli.
Si è fatto buio
quando scendiamo nella casa del Chif, accolti dalla moglie, due figli e alcuni
vicini di casa. La stanza d’ingresso è senza luce: i volti non si vedono più,
ma si sentono le voci di un dialogo animato sul tema della messa, dei
sacramenti, della vita eterna…, animato da p.
Michael e partecipato da tutti i presenti. Ho così modo di vedere come
avviane l’evangelizzazione, concreta, vitale…
La serata termina nella casa di Peter, quello che una volta era il ragazzo tutto fare della missione. È il nonno del piccolo Michael che ho battezzato, e che adesso si chiama Fabio Michael…
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