Ieri sera sono giungo a Fiumicino assieme al sole che decide di tramontare
al mio arrivo. Stesso tacito accordo quando oggi giungo a Maseru. Da tramonto a
tramonto. Quello di questa sera, all’aeroporto di Maseru, l’ho registrato.
Non ero riuscito a fare il check-in on line, strano. Il
bello è (diciamo così) che non riescono a farlo neppure a Fiumicino: anche il
computer della compagnia aerea si rifiuta. Ci vuole il visto, mi dicono; e il
biglietto di ritorno? E quanti giorni rimane? Infine arrivano altri due
impiegati per un consulto. Per facilitare l'operazione consegno tutte le mie carte… Conclusione: è un
itinerario insolito, complesso, con tre cambi di compagnie aeree… il computer
non è stato addestrato a tutto questo. “Insomma lei si fa proprio un bel
viaggio, congratulazioni”, conclude la dirigente.
Il volo notturno, è semplicemente notturno. Invece quello
diurno, da Addis Abeba a Johannesburg, mi spalanca scenari spettacolari:
deserti, laghi, foreste, montagne altissime, coltivazioni… Etiopia, Kenya,
Tanzania, Sud Africa…
Dei quattrocento passeggeri con i quali giungo a Johannesburg,
sono il solo che mi dirigo verso i voli internazionali. Passo i controlli nel
vuoto più assoluto e mi ritrovo su un piccolo aereo con una decina di altre persone
dirette in Lesotho. Il volo è breve e a quota relativamente bassa, così posso
godermi un panorama per me ancora inedito, soprattutto quando si entra in
Lesotho e si scende verso l’aeroporto: le alte montagne che incoronano il piccolo
stato, i rilievi rocciosi che costellano la piana, i canyon… tutto esaltato
dall’inclinazione giusta del sole e da un cielo che dallo smog plumbeo di
Johannesburg si è fatto tersissimo.
Ecco perché chiamano il Lesotho "Il Regno nel cielo", o "Il tetto d'Africa".
Sono a Mazenod! E chi altri, se non gli Oblati potevano dare
a questa zona il nome del Fondatore? Inizia così la mia nuova avventura.
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