La tomba di madre Maria Scolastica Rivata, che don Alberione
scelse per dare vita alle Pie Discepole, si trova nel grande tempio di Gesù
Divin Maestro, moderna cattedrale luminosa, essenziale, armoniosa. Su quella
tomba di bronzo la frase evangelica: “Se il chicco di grano caduto in terra
muore porta molto frutto”. È la parabola più breve e più bella di Gesù, quella
che racconta della sua vita e della sua opera. È la parabola che racconta la
vita e l’opera di quanti, come lui e con lui, hanno fatto nascere le chiese
lungo i secoli e hanno costruito le opere di Dio. Anche madre Scolastica è quel
chicco di grano. Com’è morto? Quale frutto ha portato? Vorremmo ascoltare la
sua narrazione, così come ha fatto, ad esempio, don Giacomo Alberione in Abundantes
divitiæ gratiæ suæ, e come hanno fatto tanti altri fondatori e fondatrici
di istituti religiosi. Ma madre Scolastica non ci ha lasciato una autobiografia,
in compenso ci ha lasciato molto di più, un ricco epistolario.
L’autobiografia
sceglie, elimina, rilegge la trama della vita, la rielabora in maniera
creativa, ne coglie il senso. Non è cronaca, è una rilettura – a distanza di
tempo – del proprio percorso, della propria esperienza. La lettera invece dice
l’evento in presa diretta, senza filtri, mentre accade. Oggi non si scrivono
più lettere, c’è il telefono, ci sono i social e i messaggi si bruciano in un
istante. Rimane forse un’istantanea, un breve video, solo la superficie della
notizia, del fatto. Le lettere di una volta spesso trasmettevano l’anima, le
passioni, e rimanevano fisse per sempre. Madre Scolastica ne ha lasciate 791, o
almeno tante sono quelle recuperate e che presto saranno pubblicate in due
volumi.
Le ho lette tutte,
perché mi hanno chiesto di scrivere la presentazione del libro. Interessantissime.
Madre Scolastica non sapeva che stava consegnando in eredità un patrimonio di
storia e di vita. Attraverso le lettere madre Scolastica racconta giorno
per giorno, senza esserselo proposta e forse senza rendersene pienamente conto,
la storia delle Pie Discepole e la sua storia personale, apre la sua anima
facendo conoscere il suo più profondo rapporto con Dio, traccia il profilo
della vocazione dell’Istituto e guida con sapienza ognuno dei membri alla sua
realizzazione. È una storia nella quale entrano le piccole cose di ogni giorno,
che la rendono umana, concreta, semplice, vera.
Le lettere parlano soprattutto dell’attenzione costante che
riserva per le sorelle. Vi sono in proposito pagine sull’amore reciproco e l’unità
di alta levatura e insieme di estrema concretezza. Alcune lettere sono autentici
trattati di spiritualità, altre sono semplici sentenze dense di sapienza,
frutto di grande esperienza. Non assume mai la posa della maestra. Si limita a
suggerire, sempre con brevi parole, e solo in seconda istanza, come frutto dell’ascolto,
dell’attenzione all’altra. Piene di sapienza, testimoniano un vissuto autentico.
Quando i due volumi usciranno, speriamo presto, varrà la
pena leggerli…
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