La festa è iniziata sabato sera dopo cena con le danze
folkloristiche delle diverse etnie e si è protratta fino a notte fonda. Le
persone avevano cominciato a venire fin nel pomeriggio, anche da lontano. Una
donna è arrivata dopo tre ore di cammino con sulla testa noci di cocco e un
gallo.
Domenica mattina. In chiesa si raduna un migliaio le
persone, vestite a festa, coloratissime. La messa, è stato detto, comincerà
alle 10.00 in punto. Infatti alle 11.10 in punto iniziamo. Concelebrano i
sacerdoti originari di Fonjumetaw, perché oltre alle 5795 persone che hanno
ricevuto il battesimo, sono nate 6 vocazioni sacerdotali.
La messa dura quasi quattro ore tra canti, danze,
processioni. Tutti attivi, partecipi, coinvolti. La processione più lunga è
quella nella quale i diversi gruppi portano i doni per Celso e per me: passano
davanti a noi tutti e mille, danzando e cantando. Chissà cosa pensa questa
gente quando arriva in Europa e partecipa alle nostre messe…
Alle 15.30 siamo fuori della chiesa per le foto ufficiali e
per l’investitura che il Fon riserva a Celso e a me con grande solennità. Celso
viene proclamato Chif Fontsoalah (= capo che ha aperto e sviluppato villaggi)
con potestà sul quartiere della chiesa di Fonjumetaw. Io sono nominato
notabile, come consigliere del Chif Celso e mi viene dato il titolo nobiliare
di Nkeng Nkong (= colui che aiuta a mettere pace). Faccio parte della corte del
Fon, uno dei suoi dignitari, e sono ammesso al suo palazzo, a patto che vesta
il cappello che mi è stato imposto, assieme all’abito, la borsa di pelle di
capra, il bastone e lo strumento con la coda di cavallo.
Segue il pranzo per tutti, sotto i tendoni. Hanno cominciato
a prepararlo il giorno prima. Hanno ucciso anche un grande maiale.
Infine le danze, fino a quando si fa buio. Il Fon e la sua
corte hanno un posto d’onore. Dietro di noi le stoffe confezionate per
l’occasione con i nostri ritratti e le scritte che inneggiano al nostro 50° di
sacerdozio.
Ero venuto qui soltanto per accompagnare Celso e per
celebrare la sua festa, e invece mi vedo coinvolto nelle celebrazioni e
festeggiato al pari di lui, senza che io ne abbia alcun merito. Mai lo avrei
immaginato. Tutti mi onorano perché amico di Celso e perché l’amicizia è una
gran bella cosa!
Durante la danza di ogni gruppo folcloristico, ci si alza e si gettano dei soldi in segno di gradimento. Ma io faccio di più, e mi associo alle loro danze, memore dei miei esercizi ginnici in palestra… Riscuoto consensi con applausi e grida di giubilo… e anche nel mio cappello infilano un po’ di soldi! Infine la torta: sembra la moltiplicazione dei pani… ce n’è per tutti!
Com'è bello il popolo di Dio!
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