mercoledì 18 giugno 2025

Davanti al Crocifisso di Nemi


 Ieri, durante la pausa pranzo, ho approfittato per fare due passi nel paese di Nemi. O almeno questa era la mia intenzione. Ho cominciato con una breve visita alla chiesa del Crocifisso. Allora si è scatenato un temporale che è durato due ore ininterrotte con pioggia a battente. Così sono dovuto rimanere in chiesa…

È stata l’occasione per ammirare con calma il crocifisso del 1600, scolpito da uno dei frati francescani che viveva in quel convento. È il frutto di una meditazione profonda sul morte di Gesù in croce, che sta lì tra le atroci sofferenze, la consegna della propria vita nelle mani del Padre, il sonno della morte.

Mi sono ricordato del Gran Maestro buddista Phra Ajahn Thong che venne qui in preghiera. Dopo essere rimasto a lungo davanti all’immagine del Crocifisso disse soltanto: “Ecco l’Agape”. Aveva capito che la morte di Gesù in croce è l’espressione massima dell’amore.

Non è il solo. Ho avuto modo di leggere con calma tante frasi lasciate sul libro dei visitatori: ringraziamenti, espressioni di adorazione, richieste di grazie, confidenze... Eppure c'è ancora tanta fede!




martedì 17 giugno 2025

I carismi nel cammino sinodale

Al convegno del SEDOS che in questi giorni si tiene a Nemi oggi ho offerto un mio contributo sui carismi nel cammino sinodale. Una ottantina di membri delle diverse case generalizia, quattro traduzioni simultanee. Un gruppo bellissimo e molto dialogico...

L’intervento ha preso avvio dalla convinzione che i carismi sono parte costitutiva del cammino sinodale. La Chiesa non può camminare senza i carismi, che fanno parte della sua natura, e i carismi non possono camminare da soli, ma soltanto se pienamente inseriti in tutto il popolo di Dio.

«Nessuno è cristiano da solo!», ha detto papa Leone XIV ai rappresentanti dei Movimenti ecclesiali e delle nuove comunità. «Siamo parte di un popolo, di un corpo che il Signore ha costituito» (6 giugno 2025). Ricordiamo inoltre le prime parole del suo salute iniziale: «A tutti voi, fratelli e sorelle di Roma, d’Italia, di tutto il mondo: vogliamo essere una Chiesa sinodale, una Chiesa che cammina, una Chiesa che cerca sempre la pace, che cerca sempre la carità, che cerca sempre di essere vicino specialmente a coloro che soffrono» (8 maggio 2025).

Il cammino sinodale avviato da papa Francesco (per la verità avviato dallo Spirito Santo il giorno di Pentecoste) continua! E noi ne siamo protagonisti.

I carismi trovano la loro piena identità in questo cammino, nella condivisione del proprio dono, perché la condivisione è nella natura stessa del carisma. Nello stesso tempo la condivisione arricchisce il carisma consentendogli la piena manifestazione delle potenzialità in esso racchiuse. In questo cammino fatto insieme e nella reciproca condivisione vi è infatti un di più che va oltre la somma delle componenti, un di più che ha la consistenza mistica nel Signore Risorto presente tra quanti sono uniti nel suo nome. È ben più della semplice cooperazione. «La vita cristiana – ha ricordato in proposito papa Leone – non si vive nell’isolamento, come se fosse un’avventura intellettuale o sentimentale, confinata nella nostra mente e nel nostro cuore. Si vive con gli altri, in un gruppo, in una comunità, perché Cristo risorto si rende presente fra i discepoli riuniti nel suo nome» (6 giugno 2025).

Ho quindi esposto cinque piste per un cammino sinodale a cerchi sempre più ampli, con una conclusione “metodologica”:1. Carismi personali in relazione all’interno del medesimo carisma.
2. Carismi in relazione all’interno della Famiglia carismatica.
3. Carismi in relazione tra di loro.
4. Carismi in relazione con le diverse vocazioni ecclesiali.
5. Carismi in relazione con il mondo.




lunedì 16 giugno 2025

I nostri libri

Una vola al mese presento i libri degli Oblati e sugli Oblati. Oggi ho presentato, tra gli altri, quello di Salvatore Franco, La sessualità ritrovata, che vuole aiutare a testimoniare e trasmettere alle nuove generazioni una visione della sessualità fondata sul rispetto della “ecologia” della persona e della corporeità, che rifiuti ogni forma di uso e manipolazione degli altri e che dia senso e calore al vivere per fare della propria esistenza un dono d'amore.

Ho poi presentato il commento alla Regola degli Oblati, curato da Frank Santucci. Un libro con un centinaio di autori! Sì, un’opera corale che potrà aiutare tutta la Famiglia oblata a vivere la propria vocazione.


domenica 15 giugno 2025

San Frumenzio, Chiesa viva

Sono passato tante volte davanti a quella bella chiesa moderna per andare all’università Salesiana. Soltanto oggi ho “scoperto” che si tratta di san Frumenzio, il santo che avrebbe portato il cristianesimo in Etiopia.

Ho concelebrato con p. Nino Bucca che lavora in quella parrocchia e ho trovato un mondo inimmaginabile. Oltre la chiesa, la casa della catechesi con aule e saloni, il centro giovanile dove orbitano un 500 giovani, la casa della carità con “casa famiglia (attualmente 9 mamme e 10 bambini, con i quali ho preso il gelato!), assistenza disabili, accompagnamento anziani soli, aiuto al reinserimento degli ex carcerati, assistenza alle prostitute, campi scuola per i ragazzi, e mille altre attività.

La Chiesa è viva!



sabato 14 giugno 2025

Se guardo questa Roma... con i bambini

Finito l’anno con i bambini! Un pomeriggio meraviglioso. Dopo la messa visita alla mostra “Se guardo questa Roma”, fatta a modo di caccia al tesoro. Regalo ai vincitori (tutti!) un dischetto, tipo CD con queste frasi di Chiara rivolte proprio si bambini:

Sapete qual è la vera felicità? Provate: è quella che ha la persona che ama, che ama. Quando si ama si è felice e se si ama sempre si è felici sempre.

Mi metto d'accordo con Gesù e gli dico: "Guarda che tutto quello che faccio oggi è tutto per Te, tutto per Te!"

Che cosa potete fare voi nel mondo? Dare la felicità, insegnare ad amare. A chi? Alle sorelline, ai fratellini, ai compagni, a tutti i bambini che voi incontrate!

Amare Gesù è la cosa più importante della nostra vita, Si è la cosa più importante!





venerdì 13 giugno 2025

Gli Oblati a Cagliari

Sul numero di giugno di “Città Nuova” un bell’articolo di 4 pagine sugli Oblati a Cagliari e sui volontari che lavorano nel quartiere di S. Elia. Inizia così:

A dicembre 2021 è arrivata la pensione, pensavo ad una vita più rilassata, ma non potevo rimanere indifferente di fronte alle persone più disagiate ai margini della mia città. I Missionari Oblati di Maria Immacolata della parrocchia di S. Elia di Cagliari hanno invitato me e altre mie amiche ad animare, coi laici di Madre Teresa di Calcutta, che già lavoravano nel quartiere, un Centro d'ascolto. Inutile negare che abbiamo dovuto superare la paura di infilarci nel profondo di una piaga dolorosa e anche pericolosa, per chi come noi vive in quartieri più "facili". Il quartiere S. Elia ospita circa 8 mila persone, con tanti poveri e disoccupati, alcuni con problemi di droga, dipendenze e ogni genere di degrado sociale. Paesaggisticamente è un posto incantevole, con un mare da cartolina, una scogliera e una spiaggia di rara bellezza, ma chi ci abita si sente quasi un corpo estraneo nella città, abbandonato dalle istituzioni, ora che hanno chiuso il Centro di quartiere e sposato in altra sede i servizi sociali, tra cui anche il medico di base.

giovedì 12 giugno 2025

Un grande santo "minore"

13 giugno, sant’Antonio da Padova. Questo sì che è un santo! Eppure anche santi i santi “minori” non sono meso santi. Come quello che abbiamo celebrato oggi, il beato Giuseppe Cebula. 

Una persona poco appariscente, ma con tanto coraggio. Quando le truppe naziste invadono la Polonia non gli è più consentito vivere in comunità ed esercitare il suo sacerdozio. Di giorno lavora come semplice bracciante; di notte celebra la Messa; in segreto, porta conforto ai morenti, benedice i matrimoni e battezza i neonati... Nel febbraio del 1941, gli viene categoricamente proibito qualsiasi ministero sacerdotale. Nonostante ciò, celebrava il Santo Sacrificio della Messa ogni giorno a mezzanotte nella rimessa della fattoria o spesso persino in cantina, assistito da un fratello oblato. Il 2 aprile, dopo aver celebrato la Messa a mezzanotte, si rivolge al fratello che gli era sempre rimasto fedele: “Oggi ho celebrato la mia offerta a Dio per l'ultima volta…”. Durante il pranzo, la polizia irrompe e lo porta in campo di concentramento. Le percorse, le umiliazioni, le torture sono indicibili. Non riesce neppure a mangiare, a salire sul letto. “Non avrei mai immaginato che la cattiveria umana giungesse a tanto”, esclama. Poi gli sparano e lo bruciano nel forno crematorio…

Pochi anni prima aveva scritto alla famiglia: “Il nostro patire dura poco. Ciò che più importa è trarne beneficio. Dobbiamo sottometterci alla volontà di Dio, convinti che è Dio che permette la malattia e la morte. Egli è il Signore ed egli fa quello che vuole e come vuole».