Col passare degli
anni la capacità critica si affina, così come la percezione del male e
dell’ingiustizia e con essa la tentazione del giudizio. Mentre la
caratteristica dell’uomo anziano, o almeno dell’uomo buono, dovrebbe essere la
misericordia.
Ed ecco venire in
aiuto la preghiera finale che Gesù rivolge al Padre in favore dei suoi
discepoli, al termine dell’ultima cena: “Padre santo… per loro io santifico me
stesso”.
Gesù aveva fatto
tutto per i suoi discepoli, “per loro”, per noi: il pastore dà la vita “per le
sue pecore”; egli muore “per il popolo”; il pane che egli dà è la sua carne
“per la vita del mondo” … “Santifico me stesso” è un ulteriore modo per dire
che si sta donando totalmente a noi nella sua passione e morte.
Santificarsi per Gesù vuol dire essere talmente una cosa sola con il Padre – il
Padre “santo” – da diventare l’espressione del suo amore, la sua volontà fatta
vita: dare la vita per il mondo; per questo il Padre l’aveva mandato.
“Padre santo…
santificali nella verità”. Gesù prega perché anche noi siamo come lui: presi e
compresi interamente da Dio, che si comunica “nella verità”, nel Figlio, sua
Parola e Verità. Veniamo coinvolti nella santità di Gesù, introdotti da lui
nell’amore del Padre, così da vivere da figli di Dio, entrare nella loro stessa
unità, partecipare alla loro vita divina, disponibili anche noi per compiere la
volontà del Padre: dare la vita gli uni per gli altri, dare la vita per il
mondo.
Gesù dona la sua santità, ossia la sua unione al Padre, e insieme dona la sua missione, espressione e frutto di quella santità: anche noi santi per gli altri.
Mi sembra di cogliere
due conclusioni.
La prima: davanti a
ogni negativo, a ogni persona problematica, ad ogni situazione ecclesiale o
sociale critica, il primo atteggiamento non è quello della condanna, ma della
misericordia. Sono chiamato a riconoscere quel negativo, con oggettività e
realismo, senza mascherarlo; ad assumerlo come mio, perché l’altro è mio; a
entrare io nella “Verità”, sanando in me quella frattura, santificando me per
l’altro. È una via che porta al “martirio”, come la via percorsa da Gesù, che
lo conduce all’abbandono…
La seconda:
accogliere il dono del Padre, la santificazione che in Gesù ci viene offerta,
in una apertura incondizionata al dono, nel “nulla d’amore”, fatta di ascolto, compartecipazione. Per me, Oblato di Maria
Immacolata, questa apertura incondizionata, che è dono totale di me per
accogliere il dono totale che Gesù fa di sé e per diventare a mia volta dono per gli altri, ha un nome: oblazione…
È così che si è nella
Verità, in Gesù, e con Gesù nel Padre: risorti, nella pienezza della vita, con
la speranza che la vita sia in tutti.
È stato questo il titolo della conversazione che oggi ho tenuto ai vescovi qui in Austria…
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