Vallada, un luogo
carismatico? Sicuramente mitico. Quando venni per la prima volta nel 1968 mi
misi sul primo sedile del pullman per guardare, incantato, le montagne che si
levavano dritte sulle rocce. Scesi a Celat e chiedendo – allora non c’era il
gps – iniziai a salire con la mia valigetta fino ad Andrich. Gli oblati mi
videro in fondo al prato davanti alla casa dove erano alloggiati e scesero per
accogliermi festosi.
Questa volta è venuto
Andrea a prendermi alla stazione di Mestre, un ragazzo di vent’anni, alto,
gioioso. I suoi genitori si sono conosciuti a Vallada, agli incontri di p.
Ettore e una volta sposati hanno comprato casa ad Andrich! Rivedo le montagne
di allora. Non sono cambiate! È invece cambiata la strada che porta ad Andrich,
ormai c’è una circonvallazione! Ad attendermi sotto i tendoni – anche questa
per me una novità – 180 persone, riunite a pranzo: sono gli amici di p. Ettore.
C’è addirittura una associazione degli amici di p. Ettore! Si chiama Ninfea,
acronimo per: Noi Insieme Famiglie Ettore Andrich. Potenza di p. Ettore che ha
dedicato tutta la sua vita alle missioni popolari e alle famiglie.
Dopo pranzo saliamo a San Simon la chiesa che solitaria dal 1200 domina l’intera vallata.
Sono tornato a Roma dalla Francia il 14 notte e il 15 sono qui a presentare il libro su p. Ettore. Anzi, due libri: la biografia scritta da p. Alberto Gnemmi
https://fabiociardi.blogspot.com/2024/08/ettore-andrich-ritratto-di-un.html
e “Guardando
oltre le stelle. A dieci anni dalla sua scomparsa P. Ettore Andrich ci parla
ancora”, una raccolta di testimonianze sulla sua vita e una breve raccolta di
suoi pensieri.
L’antica chiesa
monumentale è gremita. Presento i libri e do la voce ai testimoni e ai canti di
p. Ettore. Sembra incredibile che un uomo così abbia potuto incidere tanto
profondamente sulle persone. I racconti sono intensi. Ne esce fuori una figura
viva, graffiante, umana, poliedrica, lontanissima da ogni oleografia.
Due ore d’incanto. E
chi vorrebbe più andare via? Ritrovo volti conosciuti più di 50 anni fa:
fisicamente siamo cambiati, ma siamo gli stessi. Come Sara, una ragazza che
allora veniva a prepararci da mangiare. “Lavorano negli alberghi – mi racconta
oggi – ma che differenza venire da voi. Era tutto un altro mondo. C’era una armonia…”.
C’è Ester, la figlia di Orazio, il mio coetaneo che il giorno dopo che arrivai
a Vallada mi portò sul Civetta; non avevo mai fatto una ferrata. Quella volta
tutta Vallada era col fiato sospeso e non vedendoci arrivare – era ormai buio –
si raccolse tutta in preghiera nella chiesetta di Andrich… Ester è ora mamma di
tre bambini e fa la guida ambientale… C’è Donata, allora una bambina che seduta
sulla soglia della porta di casa ci guardava incantata. Ma ci sono anche gli
amici di Messina, di Napoli, di Firenze, del Veneto, tutti attirati da p.
Ettore.
Termino la serata
leggendo un’esperienza di p. Ettore. È all’origine di una delle sue canzoni,
con la quale si conclude l’evento. Racconta l’esperienza quando ormai è alla
fine della vita:
Eravamo in Val d’Aosta
vicino al piccolo San Bernardo e mentre facevo una delle mie passeggiate ho
capito improvvisamente con estrema chiarezza una cosa fondamentale. Come un
lampo nel buio che all’improvviso rende tutto chiaro e visibile, ho sentito
profondamente quelle parole di Gesù: “che tutti siano una cosa sola come io in
te e tu in me” Ho capito che il Paradiso esiste, che tutto ciò che desideriamo
esiste e che è il regno dei cieli che conta: beati i poveri in spirito perché
di essi è il Regno dei Cieli. E il regno dei cieli non è di questo mondo, è
inutile che continuiamo a cercare tra le nostre miserie di questa esperienza
terrena di “quattro” giorni. Qui non c’è niente, è inutile cercare.
Guardiamo in alto,
oltre le stelle perché tutto ciò che sogniamo non è qui, ma in Paradiso.
In quel momento ho deciso che la mia vita l’avrei donata prima di tutto per
andare io stesso in Paradiso, ma soprattutto per portare più gente possibile in
paradiso che è l’unica cosa che conta. Ho vissuto una vita stupenda, sono un
uomo felice e non cambierei nulla della mia vita. Purtroppo ho tante sorelle e
fratelli che non lo sono, per loro ti prego Signore, ti dono la vita: prendila.
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