Oggi, nell’anniversario del suo martirio, ho raccontato la storia del beato Candido Castán, impiegato delle ferrovie della Compagnia del Nord della Spagna, ucciso nel 1936 (aveva 42 anni) assieme ai primi sette dei ventidue beati Oblati martiri di Spagna nella sanguinosa assurda guerra civile (c’è mai una guerra che non sia assurda e sanguinosa?).
Un particolare soltanto, nel racconto della figlia Teresa
che allora aveva 15 anni:
«Il 23 luglio, verso mezzogiorno, si presentarono di
nuovo i militanti per arrestare e portar via mio padre. In casa c’eravamo solo
lui ed io, poiché mia madre era uscita a fare la spesa, accompagnata dal mio
fratello piccolo. Mio padre mi diede la fede nuziale e le chiavi di casa
dicendomi di consegnarle a mia madre. Lo portarono al convento dei Padri Oblati
e nel tragitto incontrò mia madre e mio fratello che stavano ritornando dalla
spesa. Mia madre gli preparò la cena e la portò al convento. Il giorno dopo gli
preparò la colazione ma quando gliela portò, già non c’era più».
In casa avevano trovato il corpo del rato, il quadro del
Sacro Cuore!
M
Ce n’è così tanto, che
Male
è la prima parola che più mi si addirebbe.
Oppure
Mela.
Ma non viene proprio da lei tutto
il male
laggiù nell’Eden?
Meglio
Mare
largo e sconfinato
si perde all’orizzonte:
un infinito ove
“Naufragar m’è dolce in questo Mar”;
parola che con questo seno
accogliente
ricorda di tutte la più bella:
Mamma.
N
No! Motivato o capriccioso
assertivo e assoluto
non ha bisogno d’altre parole.
Io comunque di parole ne scrivo
tante.
Anzi, a tutte do il
Nome.
Ero fin da principio,
quando Adamo diede esistenza
a quanti fino ad allora non erano
perché innominati.
Anche agli uomini do i
Natali senza i quali son non-Nati.
E poi le prime parole,
le più care, da
Nonna a
Ninna nanna.
Ho anche le più oscure come il
Nulla
e le più dolci come un
Nettare.
Sì, sono una lettera che
Naviga, da mare a mare.
Nessun commento:
Posta un commento