domenica 10 novembre 2024

Maturino Blanchet: Artefice di pace e di unità


https://www.rainews.it/tgr/vda/video/2024/11/ricordando-monsignor-maturino-blanchet-fde1fd8f-b398-43f1-ac69-8130d68e68c3.html

Su mons. Maturino Blanchet era calato un velo di dimenticanza. Restavano soltanto aneddoti più o meno veri che facevano della sua persona una macchietta soltanto. In questi giorni è apparso in tutto il suo spessore morale.

https://youtu.be/kIh3kMV3cgc?feature=shared

Sabato sera, al termine della celebrazione presieduta dal superiore generale, tutti i presenti hanno deposto un lume davanti alla sua tomba. a differenza degli altri vescovi, ha voluto essere sepolto non in cattedrale, ma sotto la statua dell'Immacolata, nella Chiesa degli Oblati, per ribadire il suo amore alla Madonna e insieme la sua identità oblata.

Oggi, in cattedrale, un'altra celebrazione di rilievo, con il vescovo che ha tacciato il profilo spirituale di Blanchet. Al termine nella piazzetta laterale della cattedrale, la benedizione di una targa che lo ricorda. 


Il vescovo Franco Lovignana ha messo in luce soprattutto due aspetti del suo ministero: il lavoro per l'unità e i richiamo al primato di Dio. 

Quando arrivò ad Aosta, si rese subito conto di come la società e la stessa comunità cristiana vivessero divisioni e contrapposizioni, eredità dell’ultimo periodo di guerra. La sua missione di portare le persone a Gesù prese quindi la forma della riconciliazione e della pacificazione. «Nei nostri rapporti e nei nostri rapporti con le anime – scrive nella prima lettera al clero – siamo eminentemente Sacerdoti. Seminiamo con le mani e con il cuore tutto ciò che può calmare i contrasti... La nostra missione non è strappare ma ricucire; non è ferire ma guarire... Per questo facciamo opera di pace, di unione, di amore».

Quello dell'unità rimane un punto fermo nel suo ministero in tutte le circostanze: le tensioni in Diocesi, che non nasconde, le contrapposizioni politiche ed elettorali, i disordini sociali legati al '68... Davanti a queste situazioni rifugge dalla polemica, e dicendo la verità, punta sempre a unificare. Nell'ultimo suo scritto, del 15 ottobre 1968, indirizzato al clero e ai fedeli insieme, lascia intendere che l'opera di pacificazione e di comunione era stato un obiettivo programmatico del suo episcopato: «Se mi è permesso esprimere un desiderio farò mie le parole di S. Paolo ai cristiani di Filippi: "Abbiate sempre una condotta degna dell'evangelo di Cristo, affinché abbia a udire di voi che siete saldamente uniti nel medesimo spirito... Agite in tutto senza mormorazione e recriminazioni... Avrò così un motivo di fierezza per il giorno di Cristo, che non avrò corso a vuoto né invano faticato"».

Accanto all'unità un altro punto fermo è il richiamo al primato di Dio nella vita delle persone e delle comunità. Da questa convinzione scaturisce l'importanza di coltivare la vita spirituale di pastori e fedeli e di privilegiare gli strumenti della grazia rispetto a quelli delle iniziative umane. È una costante del suo magistero. Il primato di Dio, se vissuto, diventa annuncio a un mondo che si allontana dalla fede cristiana. Così scriveva nella Lettera pastorale dell'11 febbraio 1950: «Una sola cosa conquista le anime: la santità, vale a dire l'intensità della vita soprannaturale in noi. Dinanzi ad essa tutto cambia, tutto si trasforma. La santità fa sì che agli occhi di quelli che guardano a noi, un mistero si rivela, una presenza nascosta si lascia intravedere. Ed è di quello che i non credenti hanno bisogno per trovare o ritrovare la fede. Dio conduce a Dio».

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