Ancora su Buddhismo e Cristianesimo? Perché no? Non si diceva una volta che l’ultima e la più grande sfida per il Cristianesimo sarebbe stato il confronto con il Buddhismo? Parlo non da esperto, ma da semplice cristiano che ha avuto la gioia di condividere alcuni giorni con i monaci buddhisti. Mi ha impressionato la serietà della loro ascesi, la radicalità della rinuncia e del distacco, l’essenzialità nella qua-le vivono. Non hanno nessuno che strappi le radici dei loro vizi, nessuno che li li-beri dal male che c’è in loro, non hanno un Salvatore. O si impegnano al massimo o non raggiungeranno mai la liberazione, non si affrancheranno mai dalla ferrea legge della reincarnazione che li tiene imprigionati alla terra, non entreranno mai nella pace del Nirvana.
Noi invece abbiamo un Dio che è Amore, che si prende cura della sua creatura, che ci viene incontro, che si fa uomo per esserci accanto, condividere tutto di noi, assumersi su di sé il nostro negativo e portare sulla croce il nostro peccato e di-struggerlo con la sua morte, così da renderci liberi. Abbiamo la Grazia! Una realtà, questa, mille miglia distante del mondo buddhista. Con san Paolo anche noi pos-siamo gridare: “Chi mi libererà da questo corpo di morte? Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore!”; è lui che ci libera.
Proprio perché ci sappiamo amati la nostra risposta all’amore vuole essere pari all’amore con cui siamo amati: “Dammi d’amarti con amore intenso come intenso è il tuo amore; dammi d’amarti con lo stesso tuo cuore”. E in questo i nostri fratelli buddhisti possono aiutarci, possono insegnarci a prendere sul serio la custodia e la difesa della libertà che Gesù ci conquistato.
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