Sì, per sant’Eugenio la sua famiglia è piccola e tanto limitata, ma nello stesso tempo è “santa”. Nella formula di oblazione ci insegna a dire: “faccio voto di perseverare fino alla morte nel santo Istituto e nella Società…”. Ogni mattina, pronunciando questa “formula”, penso a quanto noi Oblati siamo fragili, peccatori, “una specie di Gesuiti di campagna”, come li definiva il dizionario Larousse. Tante volte a sant’Eugenio, guardando i suoi compagni, cascavano le braccia! È come quando guardiamo la Chiesa: è una Chiesa di peccatore, ma una delle sue note caratteristiche è quella di essere Santa, perché in essa c’è il Santo, è il corpo di Cristo, il tempio dello Spirito!
Così gli Oblati. Più uno ci sta dentro più ne scopre le
debolezze e povertà. Ugualmente, più uno ci sta dentro più scopre la bellezza
di questa vocazione. È una famiglia santa: se la sono formata il Salvatore e
Maria Immacolata. È una famiglia di santi e beati. Allora vale la pena
perseverare, fino alla morte, in questa famiglia, così com’è, così come Dio
l’ha pensata e amata.
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