Eugenio
ha vissuto a Roma complessivamente per più di 18 mesi. Qui accaddero dei fatti
fondamentali per la sua vita e per la storia della Congregazione.
Roma,
«è come un compendio del cristianesimo. Quale alimento alla devozione fornisce
la vista di tanti monumenti lì a testimoniare la vittoria dei martiri che hanno
sommerso l'idolatria nel loro sangue! I loro corpi sono ancora visibili, il
loro ricordo, per così dire, è ancor fresco dopo diciotto o diciannove secoli…
Qui tutto è santo per chi ci viene da autentico pellegrino cristiano; io ci
vedo solo gli apostoli, i martiri, i santi confessori di tutti i tempi: non
esiste angolo di Roma che non sia un monumento di fede e di devozione… Qui si
ritrovano tutti i santi, da S. Pietro fino al beato Benedetto Labre e ad altri
più moderni». Così scriveva sant’Eugenio de Mazenod il 6 dicembre 1825.
Era
la prima volta che visitava la città eterna. Ne rimase subito conquistato. Vi
tornò altre cinque volte e sempre andò alla ricerca delle tombe dei santi e dei
luoghi del loro passaggio: Caterina da
Siena, Filippo Neri, Francesca Romana, Francesco Borgia, Giovanni Berchmans,
Giuseppe Calasanzio, Giovanni Leonardi, Giuseppe Benedetto Labre, Ignazio di
Loyola, Leonardo da Porto Maurizio, Luigi Gonzaga, Paolo della Croce, Stanislao
Kostka… Durante le sue visite, a Roma c’erano anche santi viventi come Vincenzo
Pallotti, Anna Maria Taigi, Elisabetta Canori Mora...
Roma
è poi la città del papa. Vi ha incontrato Leone XII, Gregorio XVI, Pio IX, con
ognuno dei quali ha avuto un rapporto molto profondo.
I
santi diventano la sua passione. Ne legge le biografie, ne parla con i
religiosi dei rispettivi Ordini. Va a studiare la vita e le opere di
sant’Alfonso de Liguori nella casa dei Redentoristi in via Monterone. Dalle
note dei conti economici che redige con precisione ogni mese, appare che la
spesa maggiore, oltre a quella per la pensione, è riservata all’acquisto di
libri di storia, teologia, e vite dei santi.
Il
3 dicembre 1825 scrive a Tempier: «Ieri ho letto d'un fiato la vita di S.
Giuseppe Calasanzio: c’è di che confortarsi quando incontriamo sofferenze
simili a quelle cui siamo troppo spesso esposti. (…) Se i santi sono stati
trattati in tal modo, c'è da meravigliarsi che noi siamo provati a nostra
volta?».
Era
impressionato dalla bellezza delle chiese: ha lasciato delle note su una
quarantina di quelle visitate. Il suo soggiorno a Roma si trasformò in un
continuo pellegrinaggio.
Partecipa
alle liturgie e alle devozioni che si praticano nelle varie chiese, annotandone
i particolari. Celebra il Giubileo del 1825, vive la Settimana santa del 1926
in Vaticano, assiste alle beatificazioni, celebra all’altare della confessione
in san Pietro.
È
colpito soprattutto dalla pietà dei romani, come scrive il 18 dicembre 1825
dopo aver partecipato alla venerazione delle reliquie della Passione in san
Pietro: «Fui estasiato dal silenzio profondo che regnò in tutta questa immensa
basilica durante la cerimonia. Tutti erano in ginocchio e pregavano con molta
pietà. Tutti erano in ginocchio e pregavano con molta pietà. La folla era
immensa. A questo proposito devo fare un’osservazione su quanto ho visto da
quando sono a Roma percorrendo continuamente le chiese: è che sempre e
dappertutto ho visto regnare un grandissimo decoro, e che la pietà dei
pellegrini, tutta gente del popolo, poveri contadini, la maggior parte laceri,
mi edifica sempre di più».
Nel diario e nelle lettere descrive nei minimi particolari anche gli antichi monumenti che ama visitare: il Colosseo e il Foro romano, il Panteon, il Corso, Castel Sant’Angelo, la Cappella Sistina, i Musei Vaticani, la Cupola di san Pietro, le Catacombe… Di ogni chiesa, di ogni monumento scrive la storia, e annota i sentimenti che gli nascono in cuore.
Dall’Aventino,
forse dal Giardino degli aranci, ammira la città: «La vista è deliziosa –
annota nel diario l’8 febbraio 1826 – si vede Roma di fronte e di lato, da
un’altezza che fa scoprire punti di vista molto pittoreschi. Il Tevere scorre
in basso alla collina e conduce dirimpetto i bastimenti che risalgono questo
fiume per venire a caricare e merci a Ripa Grande».
In vista dell'Anno Santo, quando verranno a Roma tanti gruppi guidati dagli Oblati, ho preparato una guida a luoghi luoghi un po' fuori dal circuito turistico e di pellegrinaggio, ma importanti per sant'Eugenio e la nostra storia... Benvenuti!
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